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Il catalogo delle mountain bike 2019 di Wilier Triestina

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bici mtb wilier triestina modello 110fx catalogo 2019

La gamma 2019 delle mountain bike di Wilier Triestina è costruita attorno a quattro telai, proposti al mercato in numerose varianti che si differenziano principalmente per il gruppo trasmissione loro equipaggiato, i cerchi montati e la forcella.

Gli appassionati di tutte le varietà dell’offroad potranno così scegliere il mezzo che più si adatta al loro “mood di pedalata”, pescando da tre gruppi con finalità apparentemente molto differenti – competizione, endurance e leisure – ma in realtà con molti punti in comune e creati per aiutare i rider meno esperti nel loro percorso di acquisto.

In totale troviamo nel catalogo 2019 Wilier Triestina ben 40 mtb, montate con componenti di alta qualità, con prezzi che vanno dai 999 euro ai 7.700 euro.

Andiamo a conoscerle nel dettaglio.

Un rider impegnato in sella a una mtb Wilier Triestina

Wilier Triestina, una storia d’eccellenza italiana

Wilier Triestina è un marchio storico italiano delle due ruote la cui storia inizia nel 1906, a Bassano del Grappa, dove i “cavalli d’acciaio” cominciavano a lasciare il posto a quelli che venivano chiamati bicicli.

Dopo anni di successi, il fallimento negli anni ’50 e la rinascita nel 1970 grazie ai fratelli Lino e Antonio Gastaldello, il brand Wilier Triestina è oggi uno un marchi italiani più importanti.

Telai ultraleggeri made in italy

La Wilier Triestina produce da sempre le proprie bici in italia, utilizzando standard di qualità altissimi e materiali pregiati.

Una delle ultime creazioni è il telaio della Wilier Triestina 110FX in carbonio monoscocca 60TON che con i suoi 1.690 grammi di peso, è il telaio mountain bike full più leggero mai prodotto dalla fabbrica di Rossano Veneto.

La sigla 60TON indica il valore elastico del modulo pari a 60 tonnellate per millimetro quadrato. Un telaio interamente realizzato con carbonio ad alto modulo risulterebbe molto rigido, ma al tempo stesso fragile, per questo i telai mountain bike Wilier Triestina sono composti da diversi moduli in punti specifici.

Grazie a questa soluzione il telaio ha la giusta rigidità e flessibilità, per un mix capace di fornire prestazioni elevatissime e leggerezza.

ragazza che va in bici con mtb 110fx gurante gara di montagna 2019

Modelli divisi per gruppo e telaio

Le mtb di Wilier Triestina sono proposte al pubblico suddivise in tre “categorie” – Competizione, Endurance e Leisure – che condividono diversi modelli tra loro e sono semplici suggerimenti per gli appassionati meno esperti.

Tale divisione permette di scegliere la mountain bike in base alle proprie esigenze, mentre la sottodivisione per coppia “telaio e gruppo trasmissione” lascia decidere al biker la configurazione preferita.

I telai Wilier Triestina del 2019 sono quattro: il biammortizzato 110FX e i tre hardtail 110X, 101X e 503X.

Tutte le mountain bike sono allestite con componenti di ottima qualità, come Ritchey e Selle Italia. Le taglie disponibili sono quattro, S, M, L e XL.

Wilier Triestina 110FX 2019 con gruppo SRAM Eagle XX1 1×12 – da 5.100 a 7.700 euro

La Wilier Triestina 110FX 2019 è la mountain bike full più leggera di Wilier Triestina, con un telaio in carbonio 60TON, carro BOOST geometrie aggiornate.

Rispetto al modello precedente il carro è più largo e più corto, che insieme ad un angolo di sterzo di 70 gradi e un angolo del piantone sella di 73,5 gradi, garantisce un elevata manovrabilità.

Nuovo anche il sistema di passaggio cavi interno, ora a cinque vie così da permettere ogni tipo di configurazione.

Per tutti gli allestimenti previsti è utilizzata la trasmissione SRAM Eagle XX1 e kit freni Shimano XT M8000 con dischi da 180 mm anteriore e 160 mm al posteriore.

L’escursione di 100 mm sia anteriore che posteriore è garantita da sospensioni FOX o RockShox, a seconda della variante scelte.

mtb bici wilier triestina modello 110fx visuale laterale 2019

Con cerchi MICHE CARBON K1 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 7.700 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,05 kg.

Con cerchi MICHE CARBON K4 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 7.000 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,5 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 6.000 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,6 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 RHYTHM – 5.400 euro
Ammortizzatore Fox Float DPS. Peso 10,75 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 5.100 euro
Ammortizzatore Rock Shox Monarch RL. Peso 11 kg.

Wilier Triestina 110FX 2019 con gruppo Shimano XT Di2 2×11 8050 – 4.800 euro

Su questo allestimento, con una sola variante, troviamo di base sempre il telaio Wilier Triestina 110FX, abbinato in questo caso a una trasmissione elettronica Shimano XT Di2 8050.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 4.800 euro
Completano l’allestimento freni Shimano XT M8000 e ammortizzatore Rock Shox Monarch RL.
Peso 11,5 kg.

mtb bici modello 110fx willier triestina cambio colore 2019

Wilier Triestina 110FX  2019 con gruppo Shimano XT 2×11 – da  4.100 a 6.000 euro

Per questa serie troviamo una classica trasmissione XT 2×11 velocità abbinata a freni Shimano XT M8000 con dischi da 180 mm all’anteriore e 160 mm al posteriore.

Con cerchi MICHE CARBON K4 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 6.000 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,9 kg.

Con cerchi MICHE 996 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 5.000 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 11,15 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 RHYTHM – 4.400 euro
Ammortizzatore Fox DPS. Peso 11 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 4.100 euro
Ammortizzatore Rock Shox Monarch. Peso 10,79 kg.

Wilier Triestina 110FX 2019 con gruppo Shimano XT 1×11 – da 4.000 a 5.900

Questa serie monta il sistema di trasmissione Shimano XT monocorona a 11 velocità e kit freno Shimano XT M8000 con dischi da 180 mm all’anteriore e 160 mm al posteriore.

Con cerchi MICHE CARBON K4 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 5.900 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 9,83 kg.

Con cerchi MICHE 996 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 4.900 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,85 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 RHYTHM – 4.300 euro
Ammortizzatore Fox DPS. Peso 10,9 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 4.000 euro
Ammortizzatore Rock Shox Monarch. Peso 11,15 kg.

Wilier Triestina 110FX 2019 con gruppo SRAM Eagle GX 1×12 – da 3.800 a 4.100 euro

Trasmissione SRAM Eagle GX e freni Shimano MT500 per un rapporto qualità prezzo molto interessante.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 RHYTHM – 4.100 euro
Ammortizzatore Fox DPS. Peso 11,5 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 3.800 euro
Ammortizzatore Rock Shox Monarch. Peso 11,3 kg.

Wilier Triestina 110X con gruppo SRAM Eagle XX1 1×12 – da 4.700 a 7.000 euro

La 110X è la mountain bike front suspended di Wilier Triestina dedicata alla competizioni XC. Il telaio è in carbonio 60TON e pesa solamente 1.070 grammi in taglia M.

Anche il telaio della Wilier Triestina 110X presenta passaggio cavi interno, in questo caso a 4 vie e serie sterzo con blocco di sicurezza, come la sorella full suspended.

Sono otto le varianti disponibili, con prezzi che vanno dai 999 euro ai 7.000 euro.

Le prime varianti che vi presentiamo montano il gruppo SRAM Eagle XX1 a 12 velocità e impianto frenante Shimano XT M8000, con dischi da 180 mm anteriore e 160 mm posteriore.

Con ruote MICHE CARBON K1 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 7.000 euro
Peso 9,25 kg.

Con ruote MICHE CARBON K4 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 6.200 euro
Peso 8,98 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 5.300 euro
Peso 9,80 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 RHYTHM – 4.800 euro
Peso 9,21 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Rock Shox SID - 4.700 euro
Peso 10,11 kg.

mtb bici 110x wilier triestina 2019 foto frontale

Wilier Triestina 110X Shimano XT Di2 2×11 8050 – 4.500 euro

Una sola versione con il cambio Shimano XT Di2 che monta ruote MICHE M966 e forcella Rock Shox SID.
I freni sono gli Shimano XT M8000 con dischi da 180 mm e 160 mm. Peso 10,7 kg.

Wilier Triestina 110X Shimano XT 2×11 – da € 3.700 a 5.200 euro

Troviamo in questa serie il telaio Wilier Triestina 110X 2019 allestita di base con la trasmissione Shimano XT a doppia corona e undici velocità. L’impianto frenante è Shimano XT M800 con dischi da 180 mm e 160 mm.

Con ruote MICHE Carbon K4 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 5.200 euro
Peso 10,5 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 4.200 euro
Peso 9,72 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 5.200 euro
Peso 10,5 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Rock Shox SID – 3.700 euro
Peso 10,65 kg.

Una mountain bike hardtail Wilier Triestina 110X del 2019

Wilier Triestina 110X con gruppo Shimano XT 1×11 – da € 3.600 a 5.100

Telaio Wilier Triestina 110X con gruppo Shimano monocorona XT undici velocità. I freni sono Shimano, modello XT M8000 con dischi da 180 mm e 160 mm.

Con ruote MICHE Carbon K4 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 5.100 euro
Peso 9,95 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 4.100 euro
Peso 10 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 RHYTHM – 3.700 euro
Peso 10,15 kg.

Con ruote MICHE Carbon K4 e forcella Rock Shox SID – 5.200 euro
Peso 10,35 kg.

Wilier Triestina 110X con gruppo SRAM Eagle GX 1×12 – da 3.400 a 3.550 euro

In questa serie troviamo in comune la trasmissione SRAM Eagle GX dodici velocità. La frenata è affidata al kit freni Shimano MT500 con dischi 180 mm e 160 mm.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 RHYTHM – 3.550 euro
Peso 10,25 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Rock Shox SID – 3.550 euro
Peso 10,45 kg.

Wilier Triestina 101X RACE con gruppo Shimano XT 2×11 – 2.499 euro

Ruote MICHE XM MTX e forcella Rock Shox SID.

Una mtb Wilier Triestina 101X dalla gamma 2019

Wilier Triestina 101X PRO con gruppo SRAM Eagle GX 1×12 – da 2.199 a 2.499 euro

Con ruote MICHE MX MTX e forcella Fox RHYTHM – 2.499 euro
Con ruote MICHE MX MTX e forcella Rock Shox SID – 2.299 euro
Con ruote MICHE MX MTX e forcella Rock Shox REBA – 2.199 euro

Una mountain bike Wilier Triestina 101X

Wilier Triestina 101X COMP con gruppo Shimano XT 2.0 2×11 2.0 – 1.999 euro

Ruote MICHE XM MTX e forcella Rock Shox RECON.

Wilier Triestina 503X RACE con gruppo Shimano XT 2×11 – 1.599 euro

Le Wilier Triestina della serie 503X sono mtb entry level, ma con caratteristiche e componenti di tutto rispetto.

Tutta la serie Wilier Triestina 503X è composta da mountain bike con ruote da 29″, forcella con 100 mm di escursione e telaio in alluminino 6061. Il telaio Wilier Triestina 503X ha passaggio cavi interno, forcellino posteriore Thrue-axle con perno da 12 mm e deragliatore direct mount.

L’allestimento Wilier Triestina 503X RACE monta cerchi MICHE XM MTX, forcella Rock Shox REBA e freni Shimano MT500. Peso 12,8 kg.

Una mtb Wilier Triestina 503X Race anno 2019

Wilier Triestina 503X PRO con gruppo SRAM Eagle NX 1×12 – 1.199 euro

Forcella Rock Shox RECON, freni Shimano M355 e cerchi MICHE XM MTX.

Una mountain bike Wilier Triestina 503X Pro della gamma 2019

Wilier Triestina 503X COMP con gruppo Shimano DEORE 2×10 – 999 euro

Forcella Suntour Raidon, cerchi MICHE MT-X, impianto frenante Shimano M355.

Una mtb Wilier Triestina 503X Comp dal listino 2019

Tutti i telai mtb Wilier Triestina 2019

Alcuni telai della casa sono disponibili per l’acquisto:

Telaio 110FX 2019 con ammortizzatore FOX FACTORY KASHIMA – 2.900 euro
Telaio 110FX 2019 con ammortizzatore FOX FLOAT SC – 2.500 euro
Telaio 110FX 2019 con ammortizzatore ROCK SHOX MONARCH RL – 2.300 euro

Telaio 110X – 1.800 euro
Telaio 101X – 1.200 euro

Per maggiori informazioni su tutta la gamma visitate il sito ufficiale Wilier Triestina.

Se siete interessati alle mountain bike a pedalata assistita, potete leggere il nostro articolo sul catalogo delle e-bike 2019 Wilier Triestina, in attesa dell’imminente gamma 2020.


Olympia F1 X Race XX1E, una marathon XC di qualità

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olympia f1x evo r1 mtb bici 2019

La Olympia F1 X Race XX1E è la mountain bike full suspension 29″ da XC e marathon del marchio italiano Olympia, costruita con le più recenti tecnologie e geometrie per ottenere il massimo delle prestazioni.

Il marchio Olympia si sta dedicando sempre più allo sviluppo delle mountain bike racing, collaborando con partner d’eccezione come i fratelli Luca e Daniele Braidot, due rider XC di livello internazionale.

Nello stabilimento di 4.400 mq sito a Piove di Sacco (PD) vendono prodotti numerosi modelli di mtb, dalle bici da città fino alle e-bike utilizzando le più moderne tecniche costruttive.

La F1 X Race XX1E è una delle ultime mountain bike realizzate da Olympia, con materiali e soluzioni innovativi ma al tempo stesso mantenendo la tradizione del marchio italiano, che da oltre un secolo ricopre un ruolo da protagonista nel panorama delle due ruote.

mtb olympia vista dal davanti bici mtb 2019

Il cuore di questa mtb da XC e marathon è il nuovissimo telaio in carbonio monoscocca Toray ad alto modulo: è realizzato utilizzando tre diverse fibre di carbonio, T1000, T800 e M40J, utilizzate in punti specifici per garantire flessibilità e rigidità nei punti dove necessario.

Il triangolo anteriore della Olympia F1 X Race XX1E presenta un passaggio cavi interno a 4 vie, fornendo un piacevole risultato estetico e una facile manutenzione nonché installazione di cavi e tubi.

telaio bicicletta mountain bike vista laterale 2019

La Olympia F1 X Race XX1E è una full suspension che presenta un carro posteriore asimmetrico, realizzato anch’esso in carbonio, sviluppato intorno alla tecnologia Rear Flex System.

Questa tecnologia, unita al carro boost da 148 mm di battuta, permette al triangolo posteriore di avere la massima efficienza anche in fase di compressione della sospensione.

Un’altra soluzione interessante è il Brake Hanger che consiste nell’utilizzare un supporto freno indipendente dal carro. Questo permette di eliminare eventuali punti di tensione nella congiunzione dei foderi.

Il forcellino del cambio è inserito all’interno del fodero e assicurato attraverso una ghiera esterna, per un risultato estetico molto piacevole.

Anche l’ammortizzatore è stato progettato per essere quasi “fuso” all’interno del telaio, per rendere più piacevole la linea della Olympia F1 X RACE XX1E, ma non si tratta di una soluzione puramente estetica. Il sistema Integrated Shox consiste in un alloggiamento dedicato all’ammortizzatore Fox che permette di nascondere tutti i cablaggi e il remote Lock-out, il bloccaggio remoto attivato dal comando al manubrio.

Il sistema di sospensione della Olympia F1 X Race XX1E con 95 mm di escursione, fornisce una risposta progressiva nella prima e ultima parte della corsa e lineare nella parte centrale, in questo modo la sospensione lavora attivamente nella parte centrale mantenendo un buon controllo nella parte finale.

Come si è già visto su molte bici da XC, il nuovo sistema 5 Link Points libera il carro da uno snodo, sfruttando la naturale deformazione delle fibre di carbonio, risultando più leggero e performante.

foto mtb olympia visuale dal basso su cambio bici 2019

Per la forcella, Olympia dà la possibilità al cliente di scegliere tra tre diverse forcelle, tutte con battuta boost da 110 mm ed escursione di 100 mm: Fox Float Stepcast FactoryFox Float Stepcast PerformanceRock Shox Reba RL.

Per quanto riguarda le geometrie troviamo un angolo sterzo di 70,5°, un reach di 436 mm in taglia M e un angolo sella di 74°.

La trasmissione di questo modello è composta dal moderno sistema SRAM XX1 mentre i freni sono degli Shimano XTR con dischi Shimano ICE Tech.

La Olympia F1 X Race XX1E esce di serie con reggisella Ritchey Trail WCS, ma è possibile ordinarla con già montato il reggisella telescopico Rock Shox Reverb Stealth.

Come la forcella o il reggisella, anche per le ruote ci sono diverse opzioni, si può acquistare la Olympia F1 X Race XX1E con ruote ZTR Crest MK3 oppure PMP Nitro, in entrambi i casi con pneumatici Vittoria.

Concludiamo con la valutazione economica: il prezzo che si aggira intorno ai 5.500 euro. Considerando la raffinata componentistica, l’accattivante design e le potenzialità prestazionali si può parlare di un buon compromesso tra costo e qualità.

olympia mtb competizione ciclistica bici 2019

Per maggiori informazioni su questo e tanti altri modelli della casa italiana vi consigliamo di visitare il sito web ufficiale Olympia, dove potrete trovare dettagli anche sugli altri allestimenti previsti.

Pila, la vacanza 2019 è in mountain bike

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Pila Bikeland programmi Estate 2019

A Pila la stagione estiva 2019 è iniziata sabato 22 giugno e le emozioni che regala la località valdostana, situata a 1800 metri d’altezza, sono legate soprattutto a mountain bike ed escursionismo.

Tante sono le attrazioni e le attività legate a questo luogo, programmate per le prossime settimane: ce n’è per tutti i gusti, tanto per gli adulti e le coppie quanto per le famiglie e i più giovani.

Dalle gare internazionali al Pila Bikeland, all’Adventure Park, passando per il nuovo circuito XCO di Cross Country, gli iXS European Downhill Cup e i Campionati Europei Giovanili di XCO.

Continuate a leggere per i dettagli su questo e tanto altro…

Pila stagione estiva 2020 è iniziata località valdostana a 1800 metri d’altezza

Un classico panorama di Pila con un single track emozionante. Foto: Alex Luise.

Due gare internazionali al Pila Bikeland

La località valdostana negli anni è divenuta sempre più appetibile anche per i turisti estivi. Pila è un vero e proprio paradiso dell’outdoor, infatti è stata incrementata la rete sentieristica e, in generale, l’offerta a disposizione, anche riguardo alle competizioni sportive.

Per esempio, il Pila Bikeland, uno tra i primi bike park a sorgere in Italia attrezzato pure per ospitare gare nazionali e internazionali, nel 2019 sarà teatro di due importantissime gare, un evento di downhill e uno di cross country a cui si iscriveranno (come da tradizione) i migliori atleti internazionali delle specialità.

Adventure Park per adulti e bambini

Scegliendo Pila per le vacanze oppure per un week-end di divertimento, gli appassionati della vita all’aria aperta avranno a disposizione un intero comprensorio in cui dedicarsi all’escursionismo e alla mountain bike (dal cross country al freeride-downhill).

Ma non solo, perché Pila offre grande scelta tra le attività en plein air, una di questa è l’Adventure Park, il parco avventura indicatissimo per adulti e bambini. Spazio anche per le discipline aeree e, come nella migliore tradizione italiana, un voto altissimo merita l’enogastronomia locale.

A facilitare il divertimento di tutti, gli impianti di risalita aperti con orario continuato dalle 9.00 alle 17.30 (la chiusura è prevista domenica 8 settembre con il termine della stagione estiva).

A Pila i tracciati disegnati dai campioni

Il Bike Stadium è una vera e propria attrazione per tutti. Infatti sono 16 i percorsi gravity e tutti hanno una particolarità che li rende, se possibile, ancora più attraenti: sono stati ideati e tracciati secondo le proprie attitudini da grandi atleti.

I tracciati del bike park su cui si cimentano gli amanti della MTB hanno composizione molto variegata, ci sono sponde, percorsi naturali, salti, passaggi tecnici, drop, tratti pietrosi, sia tra i boschi sia in radura.

Facile intuire che al termine della discesa ci si sia divertiti e si abbia provato l’ebbrezza di aver “domato” un tracciato pensato da un campione, quasi fosse una gara parallela.

atleta che si cimenta con la mtb in percorsi gravity a pila ideati e tracciati secondo le proprie attitudini da grandi atleti bici 2019

Lo “step up”, il salto che dalla pista da sci immette nel bosco del tracciato principale. Foto scattata da Alex Luise.

iXS European Downhill Cup

Anche il bike park presenta piste di diverso livello e differente difficoltà: si va dal blu al nero, passando per il rosso. Se il tracciato indicato è di colore blu, ci troveremo al cospetto di una pista per chi approccia la discesa per le prime volte, mentre l’indicazione rosso è per chi ha un livello intermedio di riding.

Come nello sci, la pista nera è quella dalla difficoltà più elevata, un tracciato riservato unicamente ai più esperti.

E, a dimostrazione di quanto sia complicata la pista nera, il suo tracciato è in parte quello su cui si svolge la prova di Coppa Europa. Pila, infatti, da venerdì 26 a domenica 28 luglio 2019 ospiterà l’iXS European Downhill Cup.

Logo iXS European Downhill Cup

Undici chilometri di adrenalina

Ma le emozioni per chi ama le ruote grasse non finiscono certamente qui! Infatti, è possibile fare rientro ad Aosta su un tracciato veramente particolare: si tratta della discesa freeride di ben 11 chilometri che parte da Pila e arriva nel capoluogo.

Si tratta di un sentiero enduro che, unitamente ad altri due tracciati che partono dalla cima del Monte Couis 1, forma la “Desarpa Bike”. In tutto 15 chilometri di lunghezza con un dislivello di 2.200 metri, tutti raggiungibili dagli impianti di risalita.

discesa atleta campionati giovanili estivi bici pila 2019

Foto scattata da Alex Luise.

Il nuovo circuito XCO di cross country

Per Pila il turismo è una risorsa importante e, per questo, per migliorare sempre più l’esperienza di chi si reca in vacanza gli investimenti si susseguono.

Così, ora c’è un nuovo circuito XCO di cross country che si rivela perfetto sia come area di allenamento altamente qualificato sia come terreno di gara per i Campionati Europei Giovanili di XCO.

Campionati Europei Giovanili di XCO

Infatti, Pila oltre a ospitare a luglio l’“IXS European Downhill Cup” ad agosto sarà teatro dei Campionati Europei Giovanili di XCO, in calendario da martedì 20 a sabato 24 agosto 2019.

Il tracciato utilizzato per i Campionati Italiani XCO del 2018 di fatto è stato promosso alla gara internazionale che si terrà sull’anello situato tra i 1800 e i 1900 metri di quota: ha un dislivello di 111 metri, piace moltissimo agli atleti e ai tecnici. Più di così non si può chiedere!

Il percorso durante la stagione è ovviamente aperto a tutti ed è interamente segnalato; raggiungerlo è molto semplice, una volta scesi dalla telecabina si percorre un breve tratto in bicicletta e… si spalancano le porte del divertimento! Il nuovo circuito XCO di cross country si può raggiungere anche da Aosta.

Logo Campionati Europei Giovanili di XCO

Escursioni con la guida

Il comprensorio di Pila è un teatro naturale sulla vallata di Aosta, davanti allo spettacolo offerto dall’arco alpino al confine con la Svizzera. Dai 1.800 metri della località turistica si snoda una vasta rete di sentieri che raggiunge i 2.600 metri d’altezza.

E, in cima, si può arrivare in sella a una delle eMTB che si noleggiano presso il Pila E-Bike Center by Merida, situato davanti all’arrivo della telecabina. Pedalando in tranquillità con la mountain bike elettrica si va alla ricerca dei laghetti alpini, si attraversano boschi e si raggiungono i pascoli di montagna. Insomma, si conosce e si apprezza sempre la Val d’Aosta.

Le escursioni si possono fare in compagnia degli amici, ma è anche possibile essere accompagnati da una guida, per farlo basta rivolgersi all’ufficio turistico Espace di Pila.

Da quest’anno, Pila ha disposto una pump track fissa di fronte all’arrivo della telecabina, un servizio gratuito a disposizione degli adulti e dei ragazzi. Il servizio, una novità targata 2019, è dotato anche di push bike Strider di varie misure, per fare in modo che tutti i bimbi possano allenare l’equilibrio divertendosi!

In arrivo un nuovo sentiero per il trekking

Pila, per chi ama vivere la natura, solo, in famiglia o con gli amici è un vero e proprio paradiso, perché come abbiamo visto offre ogni tipo di attività. Una di queste è l’escursionismo: avvincente e divertente. Sono parecchi i sentieri in quota sui quali fare trekking oppure ci si può dedicare alle passeggiate a ritmo blando sulle strade bianche che portano direttamente agli alpeggi dove è possibile assaggiare o acquistare le gustose specialità del territorio valdostano.

Tramite gli impianti di risalita, inoltre, è possibile partire da Aosta, utilizzando la telecabina e le seggiovie: in questo modo si va alla scoperta di tutto il comprensorio che vanta un paesaggio molto vario.

E, il 2019 porta con sé una grande novità: è in arrivo un nuovo sentiero per il trekking!

specialità del territorio valdostano 2019 in bici

Pila Parco Avventura

Mountain bike, hiking, arrampicata e parapendio: regalano adrenalina a mille e per le famiglie è possibile divertirsi nel Parco Avventura, posto nelle vicinanze della telecabina.

Il Parco è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19 ed è accessibile a chiunque abbia compiuto 6 anni. Qui, tra ponti tibetani, passerelle su tronchi, teleferiche e ponti di rete il divertimento è assicurato.

Il costo del biglietto d’ingresso è:
- adulti (più di 15 anni): 15.00 euro;
- ragazzi (fino a 15 anni): 12.00 euro;
- bambini (età minima 6 anni): da definirsi.

Inoltre, è stata studiata un’offerta particolare: Parco Avventura 3×2, si entra in tre e si paga per due! L’offerta, applicata alla cassa, è valida dal lunedì al venerdì (escluso il periodo dal 22/07 al 18/08).

Le altre promozioni Estate 2019

Questa però non è l’unica promozione offerta a Pila. Ecco le altre a disposizione dei turisti.

Noleggio e Bikepass: 1 Bikepass omaggio se noleggi 4 Mtb.
Presso il noleggio MTB situato alla partenza della seggiovia Chamolé, se noleggiate 4 MTB contemporaneamente, riceverete 1 bikepass giornaliero omaggio (si consiglia la prenotazione delle biciclette).

Fidelity Card: 1 noleggio MTB gratuito ogni 5 effettuati.
Per ottenerlo ci si deve recare al noleggio che si trova nei pressi della partenza della seggiovia di Chamolè.

Bikepass 2×1.
È la formula speciale che permette di entrare due giorni consecutivamente presso Bikeland. In pratica il biglietto, costo 23.00 euro, vale per due giorni (promozione in atto dal 2 all’8 settembre, valida solo per il comprensorio di Pila).

Battesimo Bike.
Particolare e gettonatissimo tra chi è attratto da poco dalla MTB e vuole pedalare seguendo i consigli di un maestro. Il pacchetto è comprensivo di Bikepass (giornaliero o 1/2 giornaliero), 2 ore con il maestro di mountain bike, noleggio bici freeride, casco e protezioni.
Il costo del biglietto è 73,00 euro mezza giornata; 93,00 una giornata intera (l’offerta, minimo per due persone, prevede la prenotazione obbligatoria con tre giorni di anticipo ed è condizionata alla disponibilità dei servizi).

A Pila si arriva in auto o in telecabina

Raggiungere Pila è semplicissimo: lo si può fare in auto o in telecabina. Se il turista decide di utilizzare la propria automobile, una volta giunto ad Aosta ha ancora una trentina di minuti d’auto, diverso il discorso se si opta per la telecabina (7 euro il costo del biglietto andata e ritorno per gli adulti, 5 per gli under 14).

Infatti, il tempo impiegato per la salita da Aosta a Pila (due le stazioni intermedie Les Fleure e Plan Praz) è di 18 minuti e quando si giunge in paese non c’è il problema del parcheggio, così si può subito iniziare ad ammirare il paesaggio che si specchia sui monti della Valle d’Aosta.

Oltre alla telecabina che collega Aosta a Pila, da sabato 22 giugno è aperta anche la seggiovia Chamolé, davanti alla quale è situato il noleggio bike e protezioni.

Sempre aggiornati

Per essere sempre aggiornati su ciò che avviene in estate e in inverno a Pila:
www.pila.it

Per essere sempre al corrente delle promozioni attuate a Pila:
www.pila.it/offers-category/promozioni/

Methanol CV FS 2020, un purosangue di razza Bianchi

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Methanol CV FS 2020 mtb biammortizzata

Con la nuova Methanol CV FS, Bianchi lancia sulla scena cross country mondiale una mtb full suspended altamente competitiva e performante.

Si tratta di un mezzo con un deciso carattere da gara, una geometria e una concezione strutturale ottimizzate per la massima efficienza di pedalata in salita e per assicurare controllo e precisione di guida nei tratti tecnici più insidiosi in discesa.

Dopo l’acquisizione nel 1997 da parte della svedese Monark Stiga, lo storico marchio italiano, la più antica fabbrica di biciclette al mondo fondata a Milano nel 1885 da Edoardo Bianchi, ha ripreso a volare con i successi al Giro d’Italia e al Tour de France (Mike Teunissen, del Team Jumbo-Visma, ha vinto la tappa inaugurale dell’edizione 2019 pochi giorni fa).

In linea con la prestigiosa tradizione, ha rivoluzionato il mondo delle corse con il lancio del sistema Bianchi CV (Countervail), una soluzione tecnologica che con la particolare tessitura delle fibre di carbonio e l’uso di una resina viscoelastica che riduce significativamente le vibrazioni del mezzo.

Il nuovo proprietario, l’italo-svedese Salvatore Grimaldi, insignito lo scorso giugno dell’alta onorificenza di Cavaliere del Lavoro dal Presidente Mattarella, ha le idee molto chiare per il 2020 e oltre: rilanciare il marchio, già presente in oltre 60 paesi e in tutti i continenti, divenendo leader mondiale, oltre che nel segmento delle biciclette da gara (Reparto Corse), anche per city bike, mountain bike, BMX e non ultimo le e-bike, con una nuova linea in arrivo.

Una mtb biammortizzata Bianchi Methanol CV FS 2020

Caratteristiche della Methanol CV FS 2020

E il carattere della nuova mountain bike Methanol CV FS, già protagonista in Coppa del Mondo XCO nella sua versione front, non lascia dubbi sul ruolo di primo piano che Bianchi intende giocare anche nel segmento mountain bike.

La geometria aggressiva, con reach più corto e angolo sterzo aperto, la rendono il mezzo adatto a fronteggiare sia le salite più impegnative, sia le discese veloci e tecniche, divorando radici e rock garden con gran disinvoltura.

Una mtb biammortizzata Bianchi Methanol CV FS 2020

La nuova mtb biammortizzata Bianchi Methanol CV FS 2020: sarà disponibile probabilmente il prossimo settembre.

L’applicazione del sistema antivibrazione di Bianchi (Bianchi CV System) a un telaio biammortizzato, costituisce di fatto un sistema di sospensione “post shock”, conferendo al mezzo una incredibile precisione di guida anche nelle condizioni più estreme.

In linea con gli standard XC più aggressivi, il telaio è concepito per sole trasmissioni mono-corona (1x), monta coperture fino a 29×2.4″ con assale posteriore Boost (12x148T), un manubrio da 760 mm e ha passaggio cavi interno compatibile con il reggisella telescopico.

Un particolare della trasmissione di una mtb biammortizzata Bianchi Methanol CV FS 2020

La rigidità del telaio in pedalata, combinata alla tecnologia antivibrazione, mantiene la ruota incollata al terreno in presenza di asperità, migliorando la trasmissione della potenza a terra anche nelle salite tecniche più impegnative.

In discesa agilità e precisione di guida consentono di al biker di disegnare con disinvoltura le linee più ardite e veloci sui percorsi di gara, offrendo, secondo Bianchi, una indiscutibile posizione di vantaggio rispetto agli altri concorrenti.

Una bici di alta gamma quindi, destinata a far parlare di sé nelle competizioni di alto livello, ma che può dare grandi soddisfazioni anche nelle uscite per svago dei rider più esigenti.

Un particolare del carro posteriore di una mtb biammortizzata Bianchi Methanol CV FS 2020

Methanol CV FS 2020: configurazione, taglie e prezzo

La nuova Methanol CV FS sarà presto disponibile negli store Bianchi e nei principali negozi di biciclette in due diversi allestimenti Full Suspension Trail.

L’allestimento del telaio prevede una forcella Fox 34 SC, un set ruote DT Swiss M Series, un reggisella telescopico e manubrio da 760 mm.

Questa mountain bike è disponibile agli appassionati in quattro taglie: S (15″), M (17″), L (19″) e XL (21″).

Il prezzo al pubblico? Ancora tutto da decidere, ma possiamo provare a ipotizzarlo. La Methanol FS 29.1 e la Methanol CV RS 9.1 proposte nel catalogo 2019 delle mtb Bianchi hanno un prezzo rispettivamente di 7.590 e 6.999 euro con trasmissione SRAM XX1 Eagle. I singoli telai costano 3.290 euro quello Methanol 29 FS e 2.590 euro quello Methanol CV RS.

A spanne possiamo azzardare un prezzo di poco superiore agli 8.000 euro per l’allestimento top e uno vicino ai 4.000 euro per il singolo telaio. Chissà se ci abbiamo preso o abbiamo esagerato. Staremo a vedere.

Le geometrie del telaio della Methanol CV FS di casa Bianchi.

Le geometrie del telaio della mtb Methanol CV FS di casa Bianchi.

I più curiosi possono andare a cercare maggiori info sul sito ufficiale Bianchi.

Articolo scritto per BiciLive.it da: Enrico Campanelli

La Cube AMS 100 C:68 Race: velocità, comfort e prestazioni

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La mtb Cube AMS 100 C:68 Race: velocità, comfort e prestazioni

Se volete gareggiare nel cross country e nel marathon acquistando un mezzo performante dal buon rapporto qualità prezzo, con la mtb Cube AMS 100 C:68 Race farete la scelta vincente.

Curata in ogni dettaglio dalla casa madre tedesca, la biammortizzata da XC in carbonio AMS 100 C:68 Race è nata per offrire agli aspiranti campioni tutto il corredo necessario per ottenere il massimo delle performance.

Il prezzo di listino è fissato a 3.499 euro, potete trovare tutti i prezzi e i modelli nel nostro catalogo e listino prezzi MTB Cube 2019.

Una mountain bike Cube AMS 100 C:68 Race

Telaio in carbonio con tecnologia C68, un perfetto connubio tra rigidità e leggerezza. Lo chassis è stato studiato per garantire velocità, comfort e prestazioni.

Reparto sospensioni di tutto rispetto affidato a FOX, integrato con il collaudato sistema dotato di 4 punti di infulcro.

Cockpit con componenti Newman carbon, accompagnato da un leggero e performante set di ruote Fulcrum Red 55 gommato Schwalbe. Completa la dotazione la collaudata ed efficace trasmissione Shimano XT 11 velocità, abbinata con i freni XT M8000.

La Cube AMS 100 C68 Race è una mountain bike full suspension con travel anteriore e posteriore di 100 millimetri. Dotata di ruote da 29 pollici, è pensata per un utilizzo race e trova la sua vocazione nelle gare di xc e marathon.

Viene offerta in 4 taglie a partire dalla 16 pollici fino alla 22″.

Disponibile nella colorazione unica Blackline, che si presenta con una livrea nera decorata con sottili linee e decals bianchi, e una verniciatura esclusiva multistrato realizzata ad acqua “Wet paint surface”, indispensabile per contenere e ridurre ulteriormente il peso.

La tabella delle geometrie della mtb Cube AMS C:68 Race

La tabella delle geometrie della mtb Cube AMS C:68 Race in taglia 22.

Telaio

Gli ingegneri Cube amano le sfide e sono riusciti a combinare leggerezza ed efficienza impiegando la tecnologia Cube Advanced Twin Mold.

Eseguendo un controllo costante durante le fase di cottura, è possibile ridurre la quantità di materiale utilizzato all’interno dello stampo, scongiurando inoltre la formazione di pieghe che possano creare pericolosi difetti.

Utilizzando il carbonio C:86 che contiene una maggiore percentuale di fibre e minore quantità di resina, hanno realizzato un telaio rigido ed estremamente leggero.

Lo sterzo conico e il carro posteriore con perno X12 Boost da 148 millimetri contribuiscono nel irrigidire ulteriormente la struttura.

Movimento centrale con standard Pressfit BB30, che consente l’innesto diretto dei cuscinetti inseriti nella scatola. Questa soluzione consente un’ulteriore guadagno di rigidità percepita durante la fase di pedalata, anche se resta più delicato di un BB filettato.

Il carro posteriore alloggia ed integra il supporto freni realizzato con standard Post Mount.

Passaggio cavi interno e predisposizione per il montaggio di un reggisella telescopico Stealth. L’uscita inferiore del cavo è protetta da una cover di chiusura, che andrà rimossa per far spazio alla guaina.

Le linee pulite nascondono sapientemente alla vista cuscinetti e bulloni, rendendo il design più accattivante e dinamico. Il telaio è inoltre compatibile con il montaggio del gruppo wireless Shimano Di2.

Dettaglio dell'ammortizzatore Fox montato sulla mtb Cube AMS 100 C:68 Race

Sospensioni

Il comparto sospensioni della Cube AMS 100 C68 Race è affidato a Fox. Forcella Fox 32 Float SC da 100mm, dotata di due posizioni regolabili con comando remoto. Testa conica con asse passante 15x110mm.

Ammortizzatore Fox Float DPS Remote EVOL, interasse 165x38mm, due posizioni regolabili da comando remoto. Connesso con leveraggi dotati di quattro punti di infulcro. Questo sistema impedisce che l’impianto frenante possa influenzare negativamente la compressione della ruota posteriore, migliorando il rendimento dell’ammortizzatore in salita e in discesa.

Le sospensioni sono state personalizzate lavorando in stretta collaborazione con Fox Racing, dotate di un set up customizzato per offrire le massime performance con il telaio Cube.

Trasmissione

Trasmissione Shimano XT, prestante, affidabile e ben collaudata. All’anteriore troviamo la guarnitura modello FC M8000 B2 Boost, con pedivelle da 175 mm.

Alloggia una doppia con 36 e 26 denti, azionata da un deragliatore anteriore con tecnologia Side Swing. Pacco pignoni da 11 velocità con range che spazia da 11 a 42 denti.

Comandi i-speck Direct Attach, che connettono i comandi con i freni su un unico collarino, per una maggiore pulizia del manubrio.

La trasmissione Shimano XT montata sulla bici Cube AMS C:68 Race

La trasmissione Shimano XT montata sulla bici Cube AMS C:68 Race.

Set ruote

Set ruote Tubeless Ready, modello Fulcrum Red 55, con 28 raggi all’anteriore e posteriore. Mozzo anteriore che ospita un perno passante 15x110mm, posteriore 12x148mm. Canale interno da 23mm.

Copertoni Schwalbe Racing Ray, con mescola Addix Speedgrip, protezione in Kevlar, diametro da 2.25, spalla leggera con trama LiteSkin.

Il cockpit della Cube AMS 100 C:68 Race

Cockpit

Completano la dotazione l’attacco manubrio Newmen Evolution 318.4, da 31.8mm, che si interfaccia con un manubrio Newmen Advanced 318.0 in carbonio, lungo 740mm.

Regisella sempre in carbonio, modello Newmen Advanced, con diametro di 31.6mm, guarnito con sella Cube Natural Fit Active Race.

La bici completa ferma l’ago della bilancia a 11,5 kg nella taglia media (senza pedali): eccellente risultato per una full suspension di questa fascia di prezzo.

Cube AMS 100 C68 Race è una mountain bike full suspension

La Cube AMS 100 C68 Race è una mountain bike full suspension con travel anteriore e posteriore di 100 millimetri.

Per ulteriori informazioni su questo o altri prodotti vi consigliamo di consultate il sito ufficiale Cube.

Articolo realizzato per BiciLive.it da: Alessandro Fodde.

Le 5 giacche MTB più vendute: un confronto

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cinque giacche mtb più vendute

Abbiamo voluto confrontare le cinque giacche da mountain bike più vendute online negli ultimi mesi secondo la classifica del sito bikester.it.

Cinque giacche diverse tra loro, sia per prezzo che per caratteristiche, ma che permettono al mountain biker di poter uscire in qualsiasi condizione atmosferica, perché come diceva Sir Robert Baden-Powell, fondatore del movimento scoutistico: “Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento”.

Il nostro consiglio è quindi quello di portarsene sempre dietro una con sé, magari da lasciare nello zaino o nel marsupio, pronta all’uso, in qualsiasi stagione.

In estate, specialmente in caso di pedalate in alta montagna, la temperatura può improvvisamente scendere anche sotto i 10 gradi ed è meglio essere attrezzati, inoltre diverse giacche sono packable cioè “impacchettabili” e possono essere comodamente riposte in una tasca.

Se siete abituati a pedalare con protezioni per MTB come gomitiere o paraschiena, tenete conto nella scelta della taglia.

Vediamo ora queste cinque giacche una per una, partendo dalla più costosa alla meno costosa.

giacca da mountain bike

Giacca GORE C3 Goretex Active

Costruita con materiale Goretex Active, la cui caratteristica è garantire una totale impermeabilità e resistenza al vento ma al tempo stesso consentire una completa traspirabilità al sudore, la giacca Gore C3 è ideata per il ciclista che non vuole scendere a compromessi nella scelta dell’abbigliamento.

È impermeabile al 100%, caratteristica garantita nel tempo, e ha una comoda tasca “Napoleone” sul petto e una pratica coulisse in vita per regolarne la forma. La parte posteriore della giacca è più lunga per proteggere dagli spruzzi della ruota posteriore, le cerniere hanno un cordino per agevolare la presa con i guanti, la chiusura manica è regolabile, è presente una comoda tasca anche sul posteriore e degli inserti riflettenti per una maggiore sicurezza.

Si tratta di un prodotto consigliato per una temperatura tra i 5 e i 15 gradi. Costruita dall’azienda americana GORE Wear (gli inventori del Goretex), il suo costo è 199,95 euro.

giacche gore wear e biehler signature

Giacche Gore Wear C3 e Biehler Signature.

Giacca Biehler Signature Stowaway

Il materiale utilizzato è il WindTex, un tessuto ideato e realizzato in Italia che ha la caratteristica di avere un’alta impermeabilità e, rispetto al Goretex, essere molto più traspirante, più leggero ed elastico.

Proprio per la sua elasticità, la Biehler Signature Stowaway è una giacca molto aderente che si adatta come una seconda pelle al ciclista e lo protegge dal vento.

È fornita di bande elastiche ad alta aderenza alle estremità del capo così che la giacca rimanga sempre in posizione seguendo i movimenti del corpo. È dotata di una pratica e capiente tasca posteriore e ovviamente di inserti riflettenti. Essendo molto sottile e leggera può essere compattata facilmente in poco spazio, così da poterla infilare nelle tasche posteriori della maglia.

Anche questo prodotto è consigliato per una temperatura tra i 5 e i 15 gradi. Prodotta dall’azienda tedesca Biehler, costa 180 euro.

Giacca Endura Singletrack II

L’utilizzo del materiale Exoshell20 caratterizza la costruzione di questa giacca. Si tratta di un prodotto dall’impermeabilità pressoché totale garantita anche grazie alla saldatura delle cuciture, inoltre è antivento e dall’altissima traspirabilità.

Ci sono due ampie cerniere sotto le ascelle che possono essere aperte in caso di necessità così da permettere una ventilazione ottimale. Ha un ampio cappuccio arrotolabile fissato con chiusure a scatto, una tasca “Napoleone” con passaggio cuffie, due comode tasche anteriori dotate di tessuto scaldamani e la possibilità di regolare sia i polsini che l’orlo inferiore per una comodità ottimale.

Ha una vestibilità piuttosto comoda così da poterla indossare con protezioni o corpetti. Costruita da Endura, azienda scozzese, ha un costo di 139,99 euro.

giacche endura singletrack e sportful hot pack 6

Giacche Endura Singletrack e Sportful Hot Pack 6.

Giacca Sportful Hot Pack 6

Giunto alla sesta generazione, la Hot Pack 6 è una giacca dal peso piuma di poco più di 80 grammi adatta per proteggersi dalla pioggia leggera e dal vento. Il tessuto è traspirante con cuciture rinforzate così che sia garantita la durata nel tempo.

È dotata di polsini elastici per far sì che l’aria fredda non entri dalle maniche. Ha ovviamente degli inserti riflettenti sulla schiena per garantire maggior sicurezza di notte o in scarsa visibilità e può essere compattata con estrema facilità e riposta nella tasca posteriore della maglia per essere utilizzata quando piove o prima delle lunghe discese.

È prodotta da Sportful, azienda che ha sede nel bellunese, ha un’ampissima estensione di taglie passando dalla XS fino alla XXXL e costa 99,99 euro.

Giacca Vaude Air III

Ecco un’altra giacca leggerissima (pesa solo 82 grammi) costruita completamente in poliammide che può essere ridotta facilmente alle dimensioni di un pacchetto di sigarette così da stare comodamente nella tasca posteriore della maglia e aperta in caso di pioggia leggera o vento.

Questa giacca non protegge solo i ciclisti in caso di pioggia, ma protegge anche l’ambiente in quanto nei processi di produzione del capo viene applicato alla giacca uno strato di idrorepellente senza fluorocarburi. Il processo di produzione è certificato da Bluesign®, azienda che si occupa della sostenibilità dell’industria tessile. Ha una tasca posteriore, inserti riflettenti e finiture in lycra sulle estremità delle maniche e sugli orli per garantire lunga durata al capo.

Prodotta dalla tedesca Vaude – azienda che ha fatto della ecosostenibilità la propria bandiera – costa 60 euro.

Giacca Vaude Air III

La Giacca Vaude Air III.

5 giacche per mtb a confronto: conclusioni

A seconda delle vostre necessità e ovviamente anche disponibilità economica avete ora una panoramica di giacche per mountain bike da cui scegliere la compagna ideale che vi ripari da vento e pioggia.

A volte si cerca di risparmiare laddove, a nostro avviso, è meglio spendere qualcosa in più per avere la garanzia di un prodotto che duri nel tempo.

La vestibilità è inoltre una componente fondamentale, quindi sarebbe sempre meglio provare prima di acquistare o consultare attentamente le tabelle delle taglie nel caso di acquisti online.

Ad esempio ci sono giacche con un cappuccio molto ampio che permettono di tenere indossato il caschetto MTB, quindi valutate il vostro acquisto con cura e buone pedalate!

La nuova Scott Gambler Tuned da DH: disponibile da dicembre

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Scott Gambler Tuned mountainbike

La svizzera Scott presenta il suo nuovo bolide da downhill 2020: la full suspended Scott Gambler Tuned, una mtb nata grazie all’esperienza maturata sui campi da gara e alla collaborazione con atleti di prim’ordine e mette a frutto tutto quello che Scott ha maturato in questi anni di competizioni in Coppa del Mondo.

Il marchio svizzero ha lavorato sulla regolazione della progressione, le dimensioni della ruota e il peso del telaio, per creare una bici da gara, un vero purosangue di carbonio che chiede solo di essere lanciato al massimo giù dai pendii più ripidi delle montagne.

Iniziamo con il darvi qualche dato: il telaio in fibra di carbonio pesa soli 2.650 grammi e può montare sia ruote da 27,5 che da 29 pollici.

la mtb da DH Scott Gambler 900 tuned

 

La forcella è Fox e ha un’escursione di 203 mm mentre al posteriore monta l’ammortizzatore a molla Fox DHX2 Factory.

La trasmissione è SRAM X01DH a sette velocità. La Scott Gambler Tuned sarà disponibile a partire da dicembre a un prezzo di circa 7.999 euro.

Ma vediamo insieme come è nato questo bolide biammortizzato da discesa percorrendo i quattro fattori che Scott ha preso in analisi per lo sviluppo della sua nuova mountain bike da DH.

La mtb da DH Scott Gambler Tuned

La nuova Scott Gambler Tuned 2020 con telaio super leggero in carbonio monta sia ruote da 27,5″ che da 29″.

Scott Gambler Tuned, la costruzione

Scott ha voluto per la sua nuova Gambler un telaio leggero ma al contempo rigido e resistente e il contributo degli atleti è stato fondamentale per centrare l’obiettivo leggerezza senza perdere in resistenza e raggiungere il giusto equilibrio di rigidità e flessibilità.

Attraverso la tecnica lay-up, Scott è riuscita ad ottenere un telaio rigido torsionalmente ma reattivo, quindi con un giusto livello di flessibilità laterale.

La bici a detta dell’azienda risulta più comoda e stabile anche su percorsi molto duri. Si tratta in ogni caso di una mountain bike da DH, quindi deve avere un telaio decisamente robusto visto le sollecitazioni cui è sottoposta in discesa.

La mtb da DH Scott Gambler Tuned in azione

 

Scott Gambler Tuned, regolazione

Fondamentale per un a mtb da discesa è la sua capacità di adattarsi alle diverse condizione del terreno dettate anche dal meteo e alle necessità del biker. Quindi la Gambler Tuned è regolabile, può adattarsi ad un ammortizzatore ad molla ma anche ad aria e permette di variare la dimensione della ruota passando dalle 27,5″ alle 29″ con facilità.

Inoltre vi è una possibilità molto interessante: il carro può mutare di lunghezza senza la necessità di modificare la ruota così si può optare per un carro corto anche con le ruote da 29.

È disponibile una serie sterzo eccentrica in modo da poter variare l’angolo di sterzo a seconda del diametro ruota e scelta della forcella.

La bici ha anche un eccentrico ha 4 posizioni e permette di cambiare la posizione del movimento centrale non solo per adeguarsi al diametro ruota ma anche per modificare la cinematica del carro in base alla propria guida, al tracciato e alla risposta dell’ammortizzatore.

La Scott Gambler Tuned 2020 è dunque una bici pronta ad essere settata ad hoc per qualsiasi situazione o esigenza, con una possibilità di regolazione a 360 gradi.

Particolare del movimento centrale della mtb Scott Gambler Tuned 2020

Il movimento centrale può essere alzato o abbassato.

Scott Gambler Tuned 2020, integrazione

Per quanto riguarda l’integrazione, la Scott Gambler Tuned ha un suo specifico guidacatena progettato solo ed esclusivamente per questa bici. Il cambio risulta quindi più affidabile e preciso, nonché di facile regolazione proprio perché il guidacatena è stato progettato apposta per il range delle dentature della corona della Gambler.

Quest’ultimo è stato studiato anche per essere estremamente leggero, rispettando la principale caratteristica di questo telaio che è orientato alla performance.

Il telaio è inoltre ben protetto in tutte le sue parti da apposite protezioni in gomma. Protezioni che garantiscono una bici silenziosa e che riguardano il paracatena, il fodero obliquo, il tubo obliquo, e infine vi è anche il paracolpi per la forcella. Il passaggio cavi è interno a favore della pulizia della bici. Infine vi è anche il nuovo parafango anteriore Syncros trail DH specifico per forcelle Fox DH 40 e 49.

Particolare delle protezioni telaio della Scott Gambler Tuned 2020

Protezioni per il telaio ma anche un guida catena che protegge la corona.

Scott Gambler Tuned: Syncros Hixon iC DH

Quando parliamo di sistema Syncros iC DH parliamo ancora di integrazione ma nella zona manubrio. Altra scelta che va in direzione di diminuire il peso perché monta un inedito manubrio integrato con un cockpit da DH super leggero.

Attacco e manubrio sono un pezzo unico e questo fa si che non ci sia bisogno di rinforzi su zone specifiche ma il tutto è studiato per offrire la giusta rigidità e resistenza. Il manubrio così concepito è in grado di sopportare un carico verticale di 260 chilogrammi per lato e tornare nella forma originale senza deformazioni, molto al di sopra degli standard richiesti ai manubri DH.

Particolare della mtb Scott Gambler Tuned 2020 con manubrio integrato

Manubrio e attacco sono integrati, sono leggeri e in grado di sopportare 260 kg di carico.

Scott Gambler Tuned 2020: geometrie

Le geometrie sono ovviamente di una bici da discesa quindi aperte per garantire stabilità alle grandi velocità ma che al contempo garantiscano una buona manovrabilità e fino a qui nulla di nuovo.

Ciò che cambia rispetto ai precedenti modelli Gambler è la possibilità di scegliere tra quattro taglie: S, M, L e XL. Le geometrie sono state modernizzate per andare incontro alle esigenze  degli atleti qualunque sia la loro altezza.

In particolare per gli atleti più bassi non è facile trovare bici che offrano la giusta posizione in sella. Scott ha pensato di risolvere questo problema offrendo sufficiente spazio per abbassare e arretrare la sella. Le nuove geometrie hanno diminuito l’angolo del tubo sella sui telai di taglia small e medium, così la sella può essere posizionata ad un’altezza minore senza grattare la gomma.

Per i ciclisti alti, invece la sella è ben fuori dall’area delle gambe così che l’atleta possa muoversi liberamente durante la guida.

tabella delle geometrie della mtb da DH Scott Gambler Tuned 2020

 

Allestimento Scott Gambler 900 Tuned in sintesi

Telaio: in carbonio Gambler Carbon compatibile con ruote da 27,5 e 29″
Forcella: Fox 40 Factory 29″ con 203 mm di escursione
Ammortizzatore: Fox DH X2 Factory
Manubrio e attacco integrato: Syncros DH adjustable
Cambio: SRAM X01 DH a 7 velocità
Freni: SRAM code RSC con dischi da 200 mm
Ruote:Syncros Revelsoke DH15 da 29″, 110×20 anteriore e 157×12 posteriore. Tubless ready
Gomme: Maxxis Assegai Dh
Peso: Circa 15,5 chilogrammi

Per maggiori informazioni sulla Gambler Tuned e su tutti i prodotti del marchio svizzero vi invitiamo a visitare il sito ufficiale Scott.

Il test del gruppo trasmissione Shimano Deore XT a 12 velocità

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gruppo Shimano Deore XT 2020 12 velocità

In occasione degli Eurobike Media Days a Plan de Corones (BZ) abbiamo avuto l’opportunità di testare sul campo il nuovo gruppo Shimano Deore XT a dodici velocità.

Molte delle tecnologie del nuovo gruppo Shimano XT sono derivate dal nuovo XTR, se volete approfondire leggete il nostro articolo sullo Shimano XTR a 12 velocità che abbiamo provato lo scorso anno.

foto della cassetta shimano Xt 12v

Gli ultimi due pignoni della cassetta Shimano XT a 12 velocità sono in lega di alluminio, gli altri in acciaio.

Il gruppo XT 2019 è pensato per un’ampia tipologia di utenti, XC, trail, enduro, e fa della precisione e la durata nel tempo i suoi punti forti.

Abbiamo già parlato nel dettaglio dei nuovi gruppi XT ed SLX 2019 a 12 velocità, in questo articolo ribadisco le principali caratteristiche e più in basso potrete trovare le mie impressioni di guida.

foto di claudio riotti durante il test shimano xt 12 v

Il bike park di Plan de Corones (BZ) è stato il luogo ideale per mettere alla prova il nuovo gruppo Shimano 12v.

Gruppo Shimano XT M8100 a 12 velocità

Il nuovo XT (caratterizzato dalla sigla M8100) pesa circa 365 grammi in più per il gruppo completo rispetto all’XTR ma le funzionalità sono quasi le stesse, cambiano i materiali e alcuni dettagli.

Per dare a ogni biker la possibilità di trovare il proprio stile a seconda delle proprie necessità, l’XT 12v presenta una guarnitura singola o doppia 1×12 o 2×12  con tecnologia Hollowtech II.

Per le corone sono disponibili dentature da 28, 30, 32, 34 e 36 denti e la compatibilità con le corone XTR e SLX è totale. Le pedivelle sono disponibili da 165, 170, 175 e 180 mm di lunghezza.

foto della pedivella shimano xt 12 v

La guarnitura Shimano XT è disponibile singola o doppia. In test abbiamo avuto la singola con corona da 30T.

La cassetta con tecnologia Micro Spline a 12 velocità necessita di un corpetto ruota dedicato e ha un range di 10-45T o 10-51T: oltre a Shimano, anche DT Swiss, Mavic, Newmen e Industry Nine hanno la licenza per produrre corpetti compatibili e altre aziende arriveranno presto ad aggiungersi.

Nuovi i comandi al manubrio con tecnologia ISPEC-EV per modificarne la posizione in tre direzioni: lateralmente, longitudinalmente e anche la profondità, quindi angolarmente (nello specifico 65° per XTR, 20° XT e SLX).

I freni XT sono a 2 pistoncini nella versione per XC e marathon (compatibile con pastiglie XT M8000 già in commercio) e a 4 pistoncini nella versione trail ed enduro (compatibile con pastiglie XTR M9100 già in commercio).

La leva è la stessa per entrambe le tipologie di pinza, con il nuovo corpo leva che poggia in due punti sul manubrio. I dischi dei freni hanno la tecnologia Ice Freeza e sono disponibili due set completi di ruote da enduro e da XC, non previsti invece nella gamma XTR.

foto della leva freno shimano xt 12v

La leva dei nuovi freni Shimano XT si può utilizzare con pinze da 2 o 4 pistoncini.

Il test del gruppo Shimano XT MT8100

Marco Cittadini, Responsabile PR e Comunicazione Shimano Italia, ci ha fornito una Orbea Rallon 29 in carbonio allestita con la trasmissione Shimano Deore XT MT8100 1×12 con cassetta 10-51, sospensioni con forcella FOX 36 Float GRIP2 e ammortizzatore FOX Float X2, freni Shimano XT a 4 pistoncini e manubrio, stem e reggisella della serie Shimano PRO.

Purtroppo le ruote Shimano XT non erano montate essendo appena arrivate, abbiamo solo potuto ammirarle appese agli stand.

foto dell Orbea Rallon in carbonio montata con il gruppo Shimano XT a dodici velocità.

L’Orbea Rallon in carbonio montata con il gruppo Shimano XT a dodici velocità.

In sella all’Orbea, un mezzo davvero divertente e performante, ho avuto modo di esplorare alcuni trail del bike park di Plan De Corones tra cui il fantastico Herrnsteig, 8 km di discesa che alterna enormi sponde e salti a sezioni tecniche, dissestate e ripide: decisamente l’habitat ideale per mettere alla prova la resistenza dell’impianto frenante e la stabilità della frizione del cambio XT.

A Riscone invece, alla base degli impianti di risalita, mi sono avventurato pedalando su alcuni trail per saggiare la qualità della cambiata e la trasmissione in generale.

foto del mozzo shimano xt

La Orbea Rallon in test era equipaggiata con mozzi Shimano XT su cerchi in carbonio non marchiati.

La trasmissione Shimano XT a 12 velocità in test

Per ogni test è necessario e fondamentale un set up della bici con regolazione della pressione dei pneumatici e delle sospensioni, e soprattutto un posizionamento delle leve freno e manettino cambio seguendo le proprie preferenze (a riguardo vi ricordo l’articolo Come settare una MTB prima di un test).

Solo in questo modo è possibile concentrarsi sui singoli componenti o, se si tratta di un test bici, sul mezzo nella sua totalità.

foto del cambio shimano xt 12v

Non ci convince la direzione di uscita del cavo dal deragliatore posteriore, orientata in alto: lascia il cavo esposto.

Regolata a dovere la bici ho subito messo alla prova la trasmissione con una serie di cambiate su dei pendii e delle rive dietro alla partenza degli impianti. Anche senza troppe attenzioni nell’alleggerire la pedalata durante la cambiata, il cambio Shimano XT è preciso e immediato.

Il feeling delle leve è più morbido, e il grip aumentato dal disegno dei manettini e dal rivestimento gommato è benvenuto, soprattutto in situazioni di pioggia e fango come già visto nel test “bagnato” dell’XTR.

foto della trasmissione shimano xt 12v

Nessun problema di caduta della catena durante il test dello Shimano XT 12v.

Ciò che più differenzia le nuove trasmissioni Shimano (XTR, XT e SLX) da quelle precedenti è la rinnovata tecnologia Dynamic Chain Engagement+, ovvero il profilo dei denti ottimizzato per le trasmissioni 1x, e la tecnologia Hyperglide Plus (HG+), un nuovo disegno dei denti dei pignoni che permette di ridurre di un terzo la velocità di cambiata e renderla più rapida, fluida e silenziosa in entrambe le direzioni.

Ho notato che questo aspetto è molto evidente nell’alleggerire le marce, quindi salendo verso i pignoni più grandi (quello che in inglese è chiamato “downshifting” e può generare confusione).

foto del cambio shimano xt 12 velocità

Il momento preciso in cui la catena sale senza dispersioni di energia grazie al Dynamic Chian Engagement+.

Non appena si preme il comando, la catena sale silenziosamente e non c’è la minima dispersione di potenza, anche sotto sforzo.

Nella cambiata verso marce più dure (quindi upshifting – basta pensare al movimento del cambio che in questa fase “sale” verso il fodero, da cui “up”) la fluidità e la velocità di cambiata sono molto apprezzabili ma c’è un feeling più “secco”, ben avvertibile anche in situazioni molto dissestate, e lo trovo un vantaggio in quest’ottica (e anche in modalità “race”, come la doppia cambiata sui pignoni più piccoli quando c’è da rilanciare in piano).

Nello specifico, il sistema Instant Release del nuovo manettino è stato studiato proprio per velocizzare la cambiata e probabilmente renderla più avvertibile. Come le versioni precedenti, si possono cambiare quattro rapporti alla volta in salita e due alla volta in discesa (con il pollice o indice) grazie al sistema Rapidfire Plus.

test-gruppo-shimano-xt-12v-3

Nei tratti dissestati non c’è stato alcun problema di caduta catena o altro, la frizione Shadow RD+ fa il suo dovere nel mantenere la catena tesa e il bumper in gomma posizionato sul corpo vicino alla puleggia superiore evita che la catena sbatta sul cambio quando si utilizzano i pignoni più piccoli, sui salti e nelle staccate sulle brake bumps.

La scalatura delle 12 velocità 10-51 è perfetta per un utilizzo enduro abbinata a una corona anteriore da 32 o, per chi ha più gamba, da 34.

foto di claudio riotti durante il test shimano xt

Nessun problema di frenata neanche dopo 8 km di discesa, gli XT a 4 pistoncini sono il nuovo benchmark per prestazioni e costanza.

I freni Shimano XT in test

Sono rimasto impressionato dai nuovi freni a quattro pistoncini Shimano XT: messi a dura prova dalle lunghe discese sono usciti vincitori a testa alta.

Nessun problema di surriscaldamento, fading o riduzione della frenata, né rumori o allungamenti della corsa della leva, su due prove da 8 km di discesa continua. Impeccabili da inizio a fine discesa, donano potenza e modulabilità senza stancare le mani. Un prodotto davvero ben riuscito, a quanto pare.

foto di claudio riotti durante il test mtb shimano xt

La leva con tecnologia Servo Wave (che velocizza il contatto delle pastiglie sul disco e  migliora quindi la modulabilità) poggia in due punti sul manubrio e crea un sistema molto diretto e preciso.

Come sulle versioni precedenti, si può personalizzare la corsa a vuoto delle pastiglie (free stroke) con un cacciavite a stella e la distanza dal manubrio della leva tramite una rotellina: questo, assieme al posizionamento personalizzabile delle leve e manettini, permette di “cucirsi su misura” il nuovo gruppo XT.

foto del disco shimano xt 2019

Anche i dischi ridisegnati con tecnologia Ice Technologies Freeza fanno chiaramente la loro parte, essendo realizzati con un sandwich di due piste in acciaio inframezzate da un’anima in alluminio e sostenuti da uno spider anch’esso in alluminio: tutto a vantaggio della prestazione e per evitare il surriscaldamento.

A riguardo vi ricordo sempre che la fase di rodaggio è la più importante per poter ottenere prestazioni ottimali da qualsiasi impianto frenante, quindi non trascuratela: servono una decina di frenate decise (per ogni freno) effettuate su strada da una velocità di 30 km/h circa fino allo stop completo.

foto di claudio riotti a plan de corones su una mtb

Shimano Deore XT 12 velocità: le nostre conclusioni

Con il nuovo gruppo XT, Shimano ha centrato l’obiettivo su molti fronti, in primis i freni XT che mi hanno davvero impressionato per feeling e prestazioni.

La trasmissione XT M8100 va di pari passo: precisa, performante e fluida, ma servirebbe naturalmente un test a lunga durata per valutarne resistenza all’usura e affidabilità a lungo termine.

Per quanto riguarda i prezzi sono in linea con i prodotti XT a 11 velocità. Dal listino Shimano, il gruppo completo 1x si attesta sui 1.000 euro con freni, dischi, guarnitura, cambio, cassetta 10-51.

I freni Shimano XT costano 380 euro, la cassetta  12v 10-51 CS-M8100 viene 180 euro, il cambio IRDM8100 SGS 109 euro.

I gruppi Shimano Deore XT ed SLX sono già disponibili, per maggiori informazioni consultate il sito ufficiale Shimano.


La Trek Top Fuel 2020 è sempre più versatile

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mountainbike Trek top fuel 2020

La Trek Top Fuel 2020 viene presentata con due parole chiave: velocità e divertimento. La nuova mountain bike full suspension di casa Trek è pensata per le pedalate quotidiane ma anche per ottenere il massimo in gara e nei single track più tecnici e divertenti.

La Top Fuel è realizzata con un sofisticato telaio in carbonio che racchiude la moderna tecnologia delle bici da trail, e offre le performance tipiche di una MTB da gara. Estremamente polivalente, si trova a suo agio nelle competizioni di cross country, nelle gare marathon di endurance, così come nelle uscite di tutti i giorni.

La Trek Top Fuel ha una nuova geometria rilassata, abbinata a uno chassis rigido e stabile studiato per affrontare qualsiasi tipo di tracciato con la massima reattività e comfort. Questo è possibile anche grazie al sistema Mino Link che consente di personalizzare l’assetto in base alle proprie preferenze.

trek top fuel 2020 in azione

Equipaggiata con sospensioni più abbondanti, all’anteriore troviamo una forcella da 120 millimetri mentre al posteriore sono 115 i millimetri di escursione, per un maggiore controllo anche sul terreno accidentato.

La Top Fuel è anche dotata di un pratico reggisella telescopico wireless che consente di abbassare la sella durante le discese, e di comando remoto con manettino TwistLoc per il blocco simultaneo degli ammortizzatori. Potete quindi scattare in salita ed in discesa con un semplice movimento del polso.

Disponibile in cinque allestimenti con diverse colorazioni a seconda del modello, prezzo di listino che parte da 3.079 euro per la versione base Top Fuel 8 con telaio in alluminio. Si sale poi a 4.099 euro, 5.499 e 8.999 euro per le versione “intermedie” Top Fuel 8, 9.7 e 9.8, con telaio in carbonio.

Il modello top di gamma, la Top Fuel 9.9 XX1 AXS, monta il gruppo elettronico wireless SRAM XX1 AXS e freni Ultimate con leve in carbonio. Wheelset all’altezza con ruote in carbonio con canale da 30 mm e il reggisella stealth wireless. Per questo ricco allestimento vengono richiesti 9.999 euro.

Potete scegliere tra 5 taglie, 4 classiche che partono dalla più piccola S fino alla XL, con un’interessantissima variante intermedia identificata con M/L.

modello top di gamma, la Top Fuel 9.9 XX1 AXS

Trek Top Fuel 9.9 XX1 AXS 2020 – 9.999 euro

La Trek Top Fuel 9.1 XX1 AXS monta un telaio full carbon in carbonio OCLV Mountain dotato di tubo sterzo conico e passaggio cavi interno con sistema Control Freak, che consente di personalizzare la posizione ed il passaggio delle guaine di cambio e freni. Lo chassis è protetto nei punti critici con lamine di Carbon Armor e integra un sistema di blocco corsa del manubrio, il Knock Block, che arresta la rotazione dello sterzo in caso di caduta.

Il carro posteriore integra lo standard Boost da 148 millimetri e può ospitare copertoni con sezione generosa, fino a 2.4 pollici. Il carro è connesso al triangolo con un sistema di leveraggio Rocker Link in magnesio. Escursione posteriore alla ruota di 115 mm.

La geometria può essere variata interagendo con il sistema Mino Link: con una brugola potrete variare rapidamente la posizione di un infulcro che connette il carro posteriore al triangolo, andando a variare la geometria della mountain bike, alternando le modalità “salita” o “discesa”.

geometrie della mtb top fuel 9.9 xx1 axs 2020

Il comparto sospensioni è da top di gamma, con una forcella di casa SRAM, modello RockShox Pike Ultimate da 120 mm Debonair con cartuccia Charger 2. Ammortizzatore posteriore sempre di casa RockShox, modello Deluxe Ultimate.

Trasmissione e freni SRAM, con l’ultima trovata per innovazione tecnica, l’esclusiva SRAM AXS Eagle 1×12 velocità, elettronica e completamente wireless. Freni idraulici Level Ultimate, con leve in carbonio e rotori da 160 mm.

Cockpit Bontrager con manubrio Bontrager Line Pro in carbonio OCLV, diametro 35 mm e rise 15 mm, guarnito con manopole SRAM e manettino TwistLoc. Attacco manubrio Bontrager Kovee Pro da 35 mm, inserto Knock Block, compatibilità Blendr, un sistema che consente di fissare gli accessori direttamente sulla pipa manubrio. Quest’ultima presenta un’inclinazione di 13 gradi con possibilità di montaggio in negativo per ottenere il massimo controllo in salita.

Reggisella telescopico RockShox Reverb AXS con azionamento wireless, diametro 31,6 mm, corredato di sella Bontrager Montrose Pro, dotata di binari in carbonio.

Completa la dotazione top un set ruote in carbonio sempre marchiato Bontrager, modello Kovee Pro 30 Carbon con canale interno da 30 mm. Cerchi Tubeless Ready, mozzo con attacco a 6 bulloni, standard Boost 110 mm all’anteriore, Boost 148 mm al posteriore.

Peso complessivo per la taglia M montata con camere d’aria 11,84 kg  (pedali esclusi).

Trek Top Fuel 9.9 xx1 axs 2020

Scheda tecnica Trek Top Fuel 9.9 XX1 AXS 2020

Telaio: Telaio principale e foderi in carbonio OCLV Mountain, tubo sterzo conico, Knock Block, passaggio cavi interno Control Freak, Carbon Armor, rocker link in magnesio, Mino Link, ABP, Boost148, escursione 115mm
Forcella: RockShox Pike Ultimate, molla DebonAir, ammortizzatore Charger 2 RC2, cannotto conico, offset 42mm, Boost110, Maxle Stealth 15mm, escursione 120mm
Ammortizzatore posteriore: RockShox Deluxe Ultimate, blocco remoto TwistLoc
Ruote: Bontrager Kovee Pro 30 Carbon, Tubeless Ready, 6 bulloni, Boost 110 anteriore, Boost 148 posteriore
Pneumatici: Bontrager XR3 Team Issue, Tubeless Ready, parete laterale Inner Strength, tallone in aramide, 120tpi, 29×2.40″
Leve cambio: SRAM Eagle AXS, wireless, 12 velocità
Deragliatore posteriore: SRAM XX1 Eagle AXS
Guarnitura: SRAM XX1 Eagle AXS Carbon, DUB, corona in lega 32T, Boost
Movimento centrale: SRAM DUB, 92mm, PressFit
Cassetta: SRAM XG-1299 Eagle, 10-50, 12 velocità
Catena: SRAM XX1 Eagle, 12 velocità
Sella: Bontrager Montrose Pro, binari in carbonio 7x10mm
Reggisella: RockShox Reverb AXS, wireless, 31,6mm
Manubrio: Bontrager Line Pro, carbonio OCLV, 35mm, rise 15mm
Manopole: SRAM TwistLoc
Attacco manubrio: Bontrager Kovee Pro, 35mm, Knock Block, compatibilità Blendr, 13 gradi
Serie sterzo: Knock Block integrato, cuscinetto a cartuccia sigillato, 1-1/8″ superiore, 1,5″ inferiore
Set freni: SRAM Level Ultimate disco idraulico, leve in carbonio, rotori 160mm
Peso: Taglia M – 11.84 kg / 26.1 lbs (Con camere d’aria)
Limite di peso: Questa bici ha un limite di peso massimo complessivo (peso combinato di bicicletta, ciclista e carico) di 136 kg.

Deragliatore posteriore montato sulla mtb Top Fuel 9.9 xx1 axs 2020

Deragliatore posteriore montato sulla mtb Top Fuel 9.9 xx1 axs 2020.

Trek Top Fuel 9.9 2020 – 8.999 euro

Telaio principale e foderi in carbonio OCLV Mountain, forcella Fox Factory 34 Step-Cast Float EVOL air spring 120mm, ammortizzatore posteriore Fox Factory Float DPS a 2 posizioni, ruote Bontrager Kovee Pro 30 carbon, gomme Bontrager XR3 Team Issue 29×2.40″, trasmissione SRAM XX1 Eagle 12 velocità, freni a disco idraulici SRAM Level Ultimate 180/160mm.
Peso: 11,05 kg (in taglia M)
mtb Trek Top Fuel 9.9 2020

Trek Top Fuel 9.8 2020 – 5.499 euro

Telaio principale e foderi in carbonio OCLV Mountain, forcella Fox Performance 34 Step-Cast a molla pneumatica Float EVOL escursione 120mm, ammortizzatore Fox Performance Float DPS a 2 posizioni, ruote Bontrager Kovee Elite 30 in carbonio, pneumatici Bontrager XR3 Team Issue Tubeless Ready 29×2.40″, trasmissione SRAM GX Eagle 12 velocità, freni a disco idraulici Shimano SLX M7000 180/160mm.
Peso: 11,84 kg (in taglia M)
mtb Trek Top Fuel 9.8 2020

Trek Top Fuel 9.7 2020 – 4.099 euro

Telaio principale e foderi in carbonio OCLV Mountain, forcella RockShox Reba RL molla Solo Air escursione 120mm, ammortizzatore Fox Performance Float DPS a 2 posizioni, cerchi Bontrager Kovee Comp 23, coperture Bontrager XR3 Team Issue 29×2.40″, gruppo SRAM NX Eagle 12 velocità, freni Shimano a disco idraulico leva MT501 caliper MT500.
Peso: 12,63 kg (con camere d’aria)
mtb Trek Top Fuel 9.7 2020

Trek Top Fuel 8 2020 – 3.079 euro

Telaio in alluminio Alpha Platinum, forcella RockShox Recon RL molla Solo Air escursione 120mm, ammortizzatore Fox Performance Float DPS a 2 posizioni, ruote Bontrager Kovee Comp 23, pneumatici Bontrager XR3 Team Issue 29×2.40″, trasmissione SRAM NX Eagle a 12 velocità, freni Shimano a disco idraulico leva MT501 caliper MT500.
Peso: 13,81 kg (in taglia M)
mtb Trek Top Fuel 8 2020

Per informazioni dettagliate su questo e altri modelli di biciclette potete consultare il sito ufficiale Trek.

Articolo realizzato per BiciLive.it da: Alessandro Fodde

Divertimento in mtb all’Alpe Cimbra il 13 agosto 2019

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Divertimento in mtb all'Alpe Cimbra il 13 agosto 2019

Divertirsi in Alpe Cimbra, nel triangolo Folgaria, Lavarone e Luserna? Con Alpe Cimbra Bike Events sarà possibile farlo martedì 13 agosto 2019 al Lago di Lavarone, in concomitanza del Lavarone Lake Festival.

E il divertimento, incentrato sul mondo della mountain bike, sarà scandito da una serie di microeventi: ne abbiamo contati quasi una decina che vi presentiamo in questo articolo, per appassionati di ogni sesso ed età.

ciclisti su una ciclabile con vista su un lago del Alpe Cimbra

All’Alpe Cimbra divertimento per tutti

Le attività in programma non sono state concepite solamente per chi vive unicamente di “pane e mountain bike”, ma si rivolgono a un pubblico ben più ampio fatto di intere famiglie (magari con persone anche non più molto “in forma”) che potranno avvicinarsi e poi apprezzare un modo nuovo di stare a contatto con la natura.

Vissuta in mountain bike la montagna è divertente e i paesaggi si possono gustare meglio lontani dagli scarichi delle automobili.

Allora, pronti a godervi due giorni in cui divertirvi, rilassarvi e naturalmente gustare le specialità enogastronomiche offerte da questo centinaio di chilometri quadrati che si trovano nel Trentino sud orientale?

Beh, diciamo che il divertimento ha inizio proprio leggendo i vari appuntamenti previsti.

bambini che pedalano nelle ciclabili dell'Alpe Cimbra

Martedì 13 agosto 2019

Sveglia, colazione e rituale della lettura del quotidiano. La giornata di norma inizia così, ma ben presto gli eventi di Alpe Cimbra Bike Events vi travolgeranno (o quasi…).

Alle 10:00 è prevista l’apertura dello stand Bikel con possibilità di provare le e-bike di questo marchio italiano (è necessaria la registrazione presso lo stand e il casco). Un consiglio? Se fosse presente tra i modelli disponibili al pubblico vi consigliamo di salire sulla Bikel FP-1, una emozionante mtb elettrica biammortizzata con motore Polini EP-3.

Sempre alle 10:00 cominceranno le escursioni in mtb. Ne sono previste due, una di livello Easy (lunghezza 15 km con lieve dislivello, quota d’iscrizione euro 20,00 inclusa la borraccia Alpe Cimbra Bike) e una di livello Medio (lunghezza 30 km con dislivello più accentuato, adatta a biker allenati e con buona conoscenza della tecnica, quota d’iscrizione euro 20,00 inclusa la borraccia Alpe Cimbra Bike, la guida e lo spuntino del biker lungo il percorso).

Alle 11:00 è prevista una esibizione di Biketrial Freestyle con il Team Reckless Bikes Show: si tratta di uno spettacolo realizzato da un gruppo di ragazzi che ha sposato la filosofia di vita freestyle e interpreta lo sport al di fuori dei classici canoni, così da creare nuove forme d’intrattenimento.

Sempre alle 11.00 via anche al Bike Strider “piccoli rider crescono” (evento a pagamento con biciclette senza pedali) e Caccia al colore in mtb per bambini dai 5 agli 8 anni: iscrizione gratuita con premi per tutti i bambini partecipanti (presso il LAGO SUD).

Alle 13.00 parte l’escursione in mountain bike con notte in tenda sospesa, il costo di partecipazione è fissato a 62,00 euro a persona. L’escursione si svolgerà solo se si raggiungeranno le 8 iscrizioni (il massimo è 11).

Alle 14.50 e alle 16.30 tornerà a essere protagonista il Team Reckless Bikes Show con Biketrial Freestyle.

ciclisti che osservono una cascata all'Alpe Cimbra

Come pagare per gli eventi a pagamento

I pagamenti possono essere effettuati presso gli uffici APT (Folgaria e Lavarone) oppure tramite bonifico alle seguenti coordinate bancarie:

Azienda per il Turismo Folgaria, Lavarone, Luserna
Bank: CASSA RURALE VALLAGARINA BCC
IBAN: IT 94 A 08011 34820 000040015039
BIC CODE: CCRTIT2T01A
Causale: “Rif. Partecipazione “Alpe Cimbra Bike Events – EVENTO SCELTO” seguito dal cognome”

Per informazioni e prenotazioni:
Apt Alpe Cimbra
numero telefonico: 342.3902818
mail: bike@alpecimbra.it

Link utili di approfondimento

Vi consigliamo a riguardo il nostro articolo sul Bike Park Lavarone, la nostra presentazione della pista ciclopedonale di Luserna per andare a spasso per l’Alpe Cimbra, il nostro articolo sulle attività extra bici in Alpe Cimbra con cui divertirsi da soli, in coppia, un gruppo o in famiglia.

Per maggiori informazioni andate sulla pagina ufficiale del Lavarone Lake Festival.

Il test dell’ammortizzatore EXT Storia LOK V3: “Arma” da enduro

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Test ammortizzatore EXT STORIA LOK V3

EXT Storia LOK V3 è il nuovo ammortizzatore da enduro di Extreme Racing Shox. Si tratta di un prodotto per mtb che promette performance elevatissime, grazie all’introduzione del sistema HBC (Hydraulic Bottom-out Control, controllo del fine corsa) e un nuovo sistema idraulico.

In questa recensione verrà descritto nel dettaglio come è fatto e come va il nuovo ammortizzatore EXT Storia LOK V3, confrontandolo anche con il suo predecessore.

Partiamo prima con un po’ di storia su questo marchio italiano, per molti biker sconosciuto ma che è uno dei leader del settore sospensioni racing.

Extreme Racing Shox, sospensioni da oltre 55 anni

Il marchio EXT, abbreviativo di Extreme Racing Shox, nasce in Italia per volontà dell’ing. Franco Fratton che, dopo una lunga esperienza in FOX, decise di creare una propria linea di sospensioni.

EXT si è sempre contraddistinta per la sua tecnologia all’avanguardia e le sue soluzioni innovative. Sono tante le novità che EXT ha introdotto nel mondo delle sospensioni come ad esempio il sistema HBS (Hydraulic Bump Stop Control) nel 1994 e furono i primi ad introdurre la tecnologia Triple Tube su una macchina da corsa, nel 1996.

immagine storia di ext formula uno

EXT e le sospensioni per MTB

Dopo innumerevoli vittorie in varie discipline motoristiche tra cui rally, ATV e Formula 1, nel 2014 EXT ha deciso di entrare nel settore sospensioni mountain bike, mettendo a frutto un idea nata dalle menti dell’ing. Fratton e di Dave Garland, ex meccanico di Danny Hart e capo tecnico del Giant Factory Off Road Team.

Le attuali sospensioni mtb sono praticamente della stessa dimensione di una sospensione da F1 del passato e questo ha giovato a favore di EXT, grazie alla loro esperienza nel settore. Potendo sfruttare tutte le tecnologie di tale segmento, EXT ha creato nel 2014 il suo primo ammortizzatore a molla per mtb basato sul progetto di una sospensione di una LMP (Le Mans Prototype).

Già il primo ammortizzatore per mountain bike EXT era dotato di soluzioni innovative, come ad esempio l’uso di “finestre” al posto di lamelle e una particolare valvola chiamata “spool”.

I successi nel settore agonistico non si fecero attendere molto, nel 2016 Louise Pauline e Vittorio Gambirasio salirono sul podio della Superenduro e nel 2017 arrivò anche una vittoria nel campionato italiano DH, tutti usando una sospensione EXT.

primo ammortizzatore ext

Tecnologia da rally in un ammortizzatore mtb

Tra le tecnologie più innovative di EXT troviamo il sistema HBC, nato per il settore rally e portato per la prima volta nel mondo mtb con l’EXT Arma, l’ammortizzatore da DH. Tale tecnologia consiste in una camera aggiuntiva all’interno del cilindro principale che permette, negli ultimi millimetri di corsa, di fornire maggiore resistenza idraulica, controllando quindi il fine corsa.

Ma in pratica quali vantaggi fornisce il sistema HBC?

Uno dei punti di forza dei sistemi di sospensione a molla, oltre al funzionamento meno incline alle variazioni tipiche di un’unità ad aria date dal riscaldamento di olio e aria durante l’uso, è la linearità di risposta; tale comportamento può essere un arma a doppio taglio in alcune situazioni.

ext storia lok v3 sezione hbc

In ambito DH e uso agonistico la sospensione è soggetta molto spesso a forze di impatto notevoli, per esempio in atterraggio da salti o per urti violenti con le rocce, causando a volte fastidiosi fondocorsa.

Alcuni rider hanno espresso il desiderio di avere tutti i vantaggi di una sospensione lineare a molla ma con un maggior supporto nella parte finale della corsa, spesso per adattarsi anche al sistema di sospensione della propria bici.

Il sistema HBC nasce proprio da queste esigenze, rendendo il fine corsa meno frequente e meno secco: l’ammortizzatore a molla con HBC è quindi più sostenuto nella parte finale della corsa.

salto di una mtb

Foto @ Carlo De Santis Photography

Il pistone, raggiunta la parte finale della corsa, entra in una seconda camera di volume inferiore fornendo maggiore resistenza e rendendo di conseguenza la risposta più progressiva.

La pressione all’interno di questa seconda camera è regolabile nell’EXT Arma con un apposito registro esterno, mentre nello Storia LOK V3 è fissa e regolata di fabbrica dai tecnici Extreme Racing Shox.

Ma il sistema HBC non è l’unica soluzione che permette il controllo e una customizzazione delle sospensioni di EXT: ogni ammortizzatore è infatti personalizzabile in ogni sua caratteristica.

EXT Storia LOK V3, non solo HBC

Dal primo modello del 2015 ad oggi sono molti i cambiamenti apportati alla sospensione EXT Storia, come per esempio l’introduzione della tecnologia LOK, il primo sistema di blocco su un ammortizzatore a molla.

Sullo Storia LOK V3 sono stati apportati ulteriori miglioramenti al già innovativo e performante Storia LOK V2, oltre l’adozione del sistema HBC sono cambiate le dimensioni generali, per aumentare la compatibilità delle nuove mountain bike dal design sempre più ricercato e particolare.

Cambia anche la dimensione del serbatoio esterno e del suo pistone, permettendo l’utilizzo di una pressione interna dell’aria ancora più bassa, a tutto vantaggio della sensibilità.

L’idraulica interna è stata rivista, in particolare quella del sistema di rebound e del sistema LOK. Entrambi i circuiti sono totalmente indipendenti e ora ancora più efficienti rispetto al passato.

Un altra novità che troviamo sul V3 è la possibilità di acquistarlo con attacco TRUNNION, standard ormai molto diffuso.

foto del serbatoio ext storia lok v3

Caratteristiche principali EXT Storia LOK V3

Facciamo un riepilogo delle caratteristiche di questo nuovo ammortizzatore EXT Storia LOK V3.

  • Disponibile sia in misure metriche che imperiali, con attacco standard o Trunnion
  • Pistone principale da 29 mm
  • Pistone valvola da 24 mm
  • Asta del pistone principale da 14 mm con trattamento  basso attrito
  • Nuovo sistema LOK
  • Sistema HBC con regolazione fissa
  • Serbatoio esterno a bassa pressione (55 PSI)
  • Sistema anti cavitazione
  • Tampone fine corsa di dimensioni ridotte
  • Nuovo pomello regolazione rebound, per sostituzione facilitata della molla
  • Nuovo circuito idraulico regolazione rebound separato
  • Sistema a bassa Hysteresis
  • Peso dichiarato 636 grammi (con molla da 375 lbs e misura 200 x 57 con attacco standard)

EXT Storia LOK V3: peso record… e il prezzo?

Nonostante tutte queste novità e il sistema HBC, l’EXT Storia LOK V3 rimane uno degli ammortizzatori a molla più leggeri sul mercato, con un peso dichiarato di 636 grammi con molla da 375 libre e in misura 200×57 mm.

Sulla bilancia il peso rilevato del solo corpo è risultato di 385 grammi, mentre la molla da 425 lb in nostro possesso al momento della prova della bilancia, ha fermato il valore a 319 grammi, un peso davvero interessante per un ammortizzatore di questo tipo e che non usa molle in titanio.

Totale peso ammortizzatore EXT Storia LOK V3 in test: 704 grammi.

Il prezzo di vendita al pubblico attuale di questo ammortizzatore è di 799 euro più IVA e comprende l’ammortizzatore, personalizzato in base alle proprie esigenze e alla propria bici, più due molle EXT.

Le molle fornite con l’ammortizzatore EXT Storia LOK V3 sono realizzate con una particolare lega che le rende molto leggere, 252 grammi in misura 105 e 375 libre. Le molle EXT coprono ogni esigenza, grazie a lunghezze diverse e durezze che variano di 25 libbre l’una dall’altra.

immagine peso ext storia lok v3

Personalizzazione infinita

Tra i punti di forza degli ammortizzatori Extreme Racing Shox c’è sicuramente la personalizzazione: ogni ammortizzatore viene fornito con un tuning unico, basato sulle specifiche del cliente e la tipologia di bici su cui andrà installato nonché la destinazione d’uso.

Tale personalizzazione comprende la modifica della risposta idraulica nelle varie fasi di lavoro, rebound e compressione. È possibile adattare la risposta degli ammortizzatori EXT in modo da lavorare in sinergia con la cinematica della sospensione della propria bici, compito affidato ai tecnici specializzati Extreme Racing Shox.

In un secondo momento è possibile non solo modificare i parametri dell’ammortizzatore, ma addirittura cambiare corsa e lunghezza per adattarlo a una nuova bici.

immagine sezione ext storia lok v3 idraulica

Analisi statica

Analizziamo ora da vicino questo ammortizzatore guardando la parte inferiore, dove troviamo la regolazione del rebound e dove è visibile il tampone di fine corsa di spessore molto ridotto sia rispetto agli altri ammortizzatori che rispetto al suo predecessore.

Il motivo di questo spessore così ridotto è che, grazie al sistema HBC, il fondo corsa arriva con meno violenza quindi non è più necessario avere un tampone voluminoso per rallentare la corsa, a tutto vantaggio della corsa utile e il piacere di guida.

Nel modello precedente, per smontare la molla, era necessario rimuovere il pomello del rebound, con il rischio di spanare la piccola vite che lo stringe o perderlo per un serraggio errato. Nel nuovo EXT Storia V3 è stato realizzato un pomello di dimensioni ridotte che rende possibile sostituire la molla senza richiederne la rimozione.

Nonostante questa soluzione è comunque necessario stringere tutta la regolazione del rebound per togliere la molla, quindi bisogna ricordarsi (e magari segnarsi su un foglio) la regolazione di rebound prima di procedere con l’operazione.

immagine finecorsa ext storia lok v3

Nella parte superiore dell’ammortizzatore balza subito all’occhio il nuovo serbatoio, più basso ma dal volume maggiore. Questo accorgimento ha permesso di ridurre ulteriormente la sua pressione interna fornendo diversi vantaggi, tra cui una maggiore sensibilità.

Anche la leva di azionamento del sistema LOK è stata spostata, ora più comoda da azionare quando si è in sella.

Il sistema LOK, per chi non lo conoscesse, è stato il primo sistema di blocco installato su un ammortizzatore a molla. Il suo funzionamento è davvero efficace e a differenza di altri sistemi, dove il blocco avviene chiudende il circuito della compressione alle basse velocità, il suo funzionamento è garantito da un circuito dedicato.

Tra la leva del sistema LOK e il serbatoio esterno troviamo la regolazione della compressione, regolabile sia per le alte che per le basse velocità. Nel modello V2 le basse velocità si regolavano tramite leva ma capitava a volte che venisse spostata per sbaglio, per esempio durante la semplice operazione di pulizia della bici o azionata per errore al posto di quella del LOK. Ora entrambe le regolazioni sono azionate tramite apposita chiave: a brugola da 4 mm per la compressione alle basse velocità e chiave inglese da 12 mm per la compressione alle alte velocità.

immagine regolazioni ext storia lok v3

Con questo accorgimento è impossibile spostare inavvertitamente la regolazione, ma richiede l’utilizzo di attrezzi esterni che dovranno essere portati con sé, almeno nelle prime uscite, e questa non è proprio una comodità, specialmente per la chiave da 12 mm.

Sedendosi sulla bici con il sistema LOK attivo si nota subito come, avvicinandosi al punto di SAG, l’idraulica aumenti notevolmente la resistenza all’affondamento evitando alla bici di sedersi troppo. Questo permette di usare la sospensione in modalità chiusa su salite tecniche, mantenendo un minimo di movimento per superare gli ostacoli e aumentare il comfort. È ovviamente presente una valvola di sicurezza che apre il circuito LOK nel caso in cui lo si dimentichi chiuso in discesa.

Provando a comprimere l’ammortizzatore per verificare le regolazioni si ha la sensazione che il rebound sia un po’ lento, anche aprendo tutta la regolazione. Confrontandoci con EXT ci hanno risposto che è normale e che una volta in movimento il rebound avrebbe lavorato correttamente.

Un consiglio che ci hanno dato per provare staticamente il rebound è di alzarsi in piedi, far affondare l’ammortizzatore con un colpo sopra i pedali, tenere le gambe rigide dopo la fase di compressione e accertarsi che la bici non scalci o non dondoli.

Ma la vera prova va fatta sul trail: ora mettiamoci in sella e vediamo come va questo EXT Storia LOK V3 partendo dal punto debole di molti ammortizzatori a molla, la salita.

immagine ext storia lok v3 su giant reign con panorama di montagne sullo sfondo

In salita addio bobbing con il sistema LOK

L’ammortizzatore EXT Storia LOK V3 è stato montato su una Giant Reign 1 2017, una bici da enduro con 160 mm di escursione anteriore e posteriore, angolo di sterzo da 65 gradi e angolo sella di 73 gradi. La Giant Reign è una bici abbastanza aggressiva nata per le competizioni e con una pedalabilità in linea con le altre bici di questo settore.

Prima di montare questo nuovo EXT Storia LOK V3, su questa bici è stato montato sia il suo ammortizzatore ad aria originale, un Rock Shox Monarch Debonair, sia un EXT Storia LOK V2.

Due sono le molle utilizzate durante i test durati ben quattro mesi, una 500 lb e una 550 lb, questo per testare l’ammortizzatore in diverse situazioni, cosa avvenuta durante le molteplici uscite all mountain dove ho percorso sia sentieri naturali che trail preparati destinati all’enduro.

L’ammortizzatore è stato appositamente regolato per il mio peso, stile di guida e tipo di bicicletta, cosa che avviene per ogni cliente al fine di fornire le massime prestazioni.

Anche il tipo di pedali utilizzati viene considerato nel tuning, questo perché con pedali flat è consigliato tenere l’ammortizzatore leggermente più morbido e con un ritorno più lento. A riguardo vi ricordiamo il nostro tutorial dedicato a come scegliere i pedali mtb (flat o a sgancio rapido?).

Per le prime uscite, le regolazioni della compressione alle basse e alte velocità e il rebound sono state tenute come consigliato da EXT, proprio per testare il lavoro di tuning svolto. Per le successive uscite sono intervenuto solo con pochi aggiustamenti, al fine di testare la risposta delle regolazioni, ma ho constatato che già la regolazione della casa era più che adeguata.

Salendo su asfalto, anche con sistema LOK disattivo, si ha un notevole sostegno, ma è attivando il LOK che avviene la magia. L’ammortizzatore si siede fino al punto di SAG e poi si irrigidisce al punto tale che in pedalata si hanno solo movimenti impercettibili.

Il blocco, a differenza del modello precedente, avviene in modo più progressivo, questo permette di sfruttare al meglio il sistema su salite sterrate e smosse, dove sembra di avere una sospensione di escursione ridotta e sostenuta mantenendo nella parte iniziale una ottima sensibilità.

immagine ext storia lok v3 su giant panorama

Foto @ Carlo De Santis Photography

Se la salita si fa molto tecnica non c’è problema, aprendo con un semplice gesto il sistema LOK, l’EXT Storia LOK V3 copia egregiamente gli ostacoli. Ovviamente in questo caso tenderà maggiormente a “sedersi”, soprattutto se ci si mette in piedi sui pedali, ma affrontare passaggi tecnici in salita con la sospensione aperta garantisce un ottimo grip.

Con il vecchio modello, essendo presente la regolazione della compressione alle basse velocità azionabile senza attrezzi, si poteva tenere il LOK disattivo e agire sulla compressione per modificare il comportamento dell’ammortizzatore in salita.

Con il nuovo modello tale regolazione avviene con apposita chiave e quindi non è possibile agire in tempo reale. Non abbiamo sentito la mancanza di questa possibilità di regolazione in movimento, grazie appunto al nuovo sistema idraulico LOK.

foto action di mtb con montato un ext storia lok v3

Foto @ Carlo De Santis Photography

In discesa si viaggia su un tappeto volante

Giunti in cima è il momento di sbloccare il sistema LOK definitivamente e provare questo EXT Storia LOK V3 nel suo habitat naturale, la discesa.

Il primo sentiero che ho affrontato con il nuovo EXT Storia LOK V3 e che ho ripercorso più volte durante il test, è un trail naturale famoso nelle mie zone da chi pratica mountain bike per la presenza di un rock garden molto lungo e impegnativo preceduto da una sezione flow con fondo compatto e radici, l’ideale per testare le sospensioni.

Nella parte iniziale flow si nota subito che la sospensione non affonda né ondeggia, mantenendo un’incredibile sensibilità alle piccole sollecitazioni. Le radici e i sassi incontrati in questa sezione vengono copiati con estrema facilità, come anche la sezione di rock garden dove l’EXT Storia LOK V3 segue alla perfezione il profilo delle rocce senza reagire in modo nervoso e imprevisto.

La lentezza del ritorno rilevata in fase di test statico non si avverte con la bici in movimento, a conferma di ciò che ci era stato detto da EXT.

La capacità di assorbire le asperità è tale che mi ha fatto venire il dubbio che il setup fosse troppo “morbido”: serviva una prova su un trail con salti e curve veloci.

La prova su sentieri veloci si è svolta su trail enduro del centro Italia, con curve veloci con e senza sponde, ma anche in questa situazione l’EXT Storia LOK V3 mantiene le aspettative. Nelle prime curve con sponda affrontate abbiamo notato una leggera tendenza e comprimersi un po’, ma agendo sulla regolazione delle basse velocità il problema si è risolto rapidamente senza penalizzare la sensibilità.

foto action di una mtb con ext storia lok v3

Foto @ Carlo De Santis Photography

A proposito delle regolazioni, sia per la compressione che per il rebound, ad ogni click si ha sempre un riscontro sulla risposta idraulica, non troppo evidente ma neanche assente come tanti altri sistemi. Questo permette una regolazione veramente di fino della sospensione.

Il sistema HBC è stato messo alla prova sia su salti che in sezioni di trail con fondo molto irregolare: la risposta meno brusca e più progressiva nella parte finale si sente in maniera abbastanza evidente, rispetto anche al suo predecessore.

Quando l’ammortizzatore arriva a fondo corsa non si avverte un colpo duro, anzi, l’impatto è più morbido e quasi impercettibile. Ma il sistema HBC non serve solo a rendere meno duro e improvviso il fondo corsa, negli ultimi millimetri la sospensione risulterà progressiva, quindi il rider potrà scegliere un setup dell’idraulica più morbido senza avere poi dei fondocorsa troppo frequenti.

foto action con biker in una pista  con ext storia lok v3

Foto @ Carlo De Santis Photography

Ammortizzatore EXT Storia LOK V3: verdetto

L’ammortizzatore EXT Storia LOK V3 risulta un valido alleato sia per chi cerchi un ammortizzatore per le competizioni enduro e sia per chi voglia una sospensione a molla con pochi compromessi.

Leggero, personalizzabile in ogni sua parte e con il sistema HBC che da un valore aggiunto non indifferente, senza contare il nuovo LOK che non vi farà rimpiangere in salita il vostro ammortizzatore ad aria.

Sono sempre stato affascinato dalle sospensioni di Extreme Racing Shox, motivo per cui acquistai lo Storia LOK V2 scorso anno, ammortizzatore che mi entusiasmò dal primo giorno. Dopo aver provato l’EXT Storia LOK V3 mi sono innamorato di nuovo e non ho potuto fare a meno di acquistarlo.

Per maggiori informazioni consultate il sito ufficiale Extreme Racing Shox.

Il catalogo delle mountain bike 2019 di Wilier Triestina

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bici mtb wilier triestina modello 110fx catalogo 2019

La gamma 2019 delle mountain bike di Wilier Triestina è costruita attorno a quattro telai, proposti al mercato in numerose varianti che si differenziano principalmente per il gruppo trasmissione loro equipaggiato, i cerchi montati e la forcella.

Gli appassionati di tutte le varietà dell’offroad potranno così scegliere il mezzo che più si adatta al loro “mood di pedalata”, pescando da tre gruppi con finalità apparentemente molto differenti – competizione, endurance e leisure – ma in realtà con molti punti in comune e creati per aiutare i rider meno esperti nel loro percorso di acquisto.

In totale troviamo nel catalogo 2019 Wilier Triestina ben 40 mtb, montate con componenti di alta qualità, con prezzi che vanno dai 999 euro ai 7.700 euro.

Andiamo a conoscerle nel dettaglio.

Un rider impegnato in sella a una mtb Wilier Triestina

Wilier Triestina, una storia d’eccellenza italiana

Wilier Triestina è un marchio storico italiano delle due ruote la cui storia inizia nel 1906, a Bassano del Grappa, dove i “cavalli d’acciaio” cominciavano a lasciare il posto a quelli che venivano chiamati bicicli.

Dopo anni di successi, il fallimento negli anni ’50 e la rinascita nel 1970 grazie ai fratelli Lino e Antonio Gastaldello, il brand Wilier Triestina è oggi uno un marchi italiani più importanti.

Telai ultraleggeri made in italy

La Wilier Triestina produce da sempre le proprie bici in italia, utilizzando standard di qualità altissimi e materiali pregiati.

Una delle ultime creazioni è il telaio della Wilier Triestina 110FX in carbonio monoscocca 60TON che con i suoi 1.690 grammi di peso, è il telaio mountain bike full più leggero mai prodotto dalla fabbrica di Rossano Veneto.

La sigla 60TON indica il valore elastico del modulo pari a 60 tonnellate per millimetro quadrato. Un telaio interamente realizzato con carbonio ad alto modulo risulterebbe molto rigido, ma al tempo stesso fragile, per questo i telai mountain bike Wilier Triestina sono composti da diversi moduli in punti specifici.

Grazie a questa soluzione il telaio ha la giusta rigidità e flessibilità, per un mix capace di fornire prestazioni elevatissime e leggerezza.

ragazza che va in bici con mtb 110fx gurante gara di montagna 2019

Modelli divisi per gruppo e telaio

Le mtb di Wilier Triestina sono proposte al pubblico suddivise in tre “categorie” – Competizione, Endurance e Leisure – che condividono diversi modelli tra loro e sono semplici suggerimenti per gli appassionati meno esperti.

Tale divisione permette di scegliere la mountain bike in base alle proprie esigenze, mentre la sottodivisione per coppia “telaio e gruppo trasmissione” lascia decidere al biker la configurazione preferita.

I telai Wilier Triestina del 2019 sono quattro: il biammortizzato 110FX e i tre hardtail 110X, 101X e 503X.

Tutte le mountain bike sono allestite con componenti di ottima qualità, come Ritchey e Selle Italia. Le taglie disponibili sono quattro, S, M, L e XL.

Wilier Triestina 110FX 2019 con gruppo SRAM Eagle XX1 1×12 – da 5.100 a 7.700 euro

La Wilier Triestina 110FX 2019 è la mountain bike full più leggera di Wilier Triestina, con un telaio in carbonio 60TON, carro BOOST geometrie aggiornate.

Rispetto al modello precedente il carro è più largo e più corto, che insieme ad un angolo di sterzo di 70 gradi e un angolo del piantone sella di 73,5 gradi, garantisce un elevata manovrabilità.

Nuovo anche il sistema di passaggio cavi interno, ora a cinque vie così da permettere ogni tipo di configurazione.

Per tutti gli allestimenti previsti è utilizzata la trasmissione SRAM Eagle XX1 e kit freni Shimano XT M8000 con dischi da 180 mm anteriore e 160 mm al posteriore.

L’escursione di 100 mm sia anteriore che posteriore è garantita da sospensioni FOX o RockShox, a seconda della variante scelte.

mtb bici wilier triestina modello 110fx visuale laterale 2019

Con cerchi MICHE CARBON K1 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 7.700 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,05 kg.

Con cerchi MICHE CARBON K4 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 7.000 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,5 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 6.000 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,6 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 RHYTHM – 5.400 euro
Ammortizzatore Fox Float DPS. Peso 10,75 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 5.100 euro
Ammortizzatore Rock Shox Monarch RL. Peso 11 kg.

Wilier Triestina 110FX 2019 con gruppo Shimano XT Di2 2×11 8050 – 4.800 euro

Su questo allestimento, con una sola variante, troviamo di base sempre il telaio Wilier Triestina 110FX, abbinato in questo caso a una trasmissione elettronica Shimano XT Di2 8050.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 4.800 euro
Completano l’allestimento freni Shimano XT M8000 e ammortizzatore Rock Shox Monarch RL.
Peso 11,5 kg.

mtb bici modello 110fx willier triestina cambio colore 2019

Wilier Triestina 110FX  2019 con gruppo Shimano XT 2×11 – da  4.100 a 6.000 euro

Per questa serie troviamo una classica trasmissione XT 2×11 velocità abbinata a freni Shimano XT M8000 con dischi da 180 mm all’anteriore e 160 mm al posteriore.

Con cerchi MICHE CARBON K4 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 6.000 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,9 kg.

Con cerchi MICHE 996 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 5.000 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 11,15 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 RHYTHM – 4.400 euro
Ammortizzatore Fox DPS. Peso 11 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 4.100 euro
Ammortizzatore Rock Shox Monarch. Peso 10,79 kg.

Wilier Triestina 110FX 2019 con gruppo Shimano XT 1×11 – da 4.000 a 5.900

Questa serie monta il sistema di trasmissione Shimano XT monocorona a 11 velocità e kit freno Shimano XT M8000 con dischi da 180 mm all’anteriore e 160 mm al posteriore.

Con cerchi MICHE CARBON K4 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 5.900 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 9,83 kg.

Con cerchi MICHE 996 e forcella FOX 32 Factory Kashima – 4.900 euro
Ammortizzatore Fox DPS Factory. Peso 10,85 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 RHYTHM – 4.300 euro
Ammortizzatore Fox DPS. Peso 10,9 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 4.000 euro
Ammortizzatore Rock Shox Monarch. Peso 11,15 kg.

Wilier Triestina 110FX 2019 con gruppo SRAM Eagle GX 1×12 – da 3.800 a 4.100 euro

Trasmissione SRAM Eagle GX e freni Shimano MT500 per un rapporto qualità prezzo molto interessante.

Con cerchi MICHE 966 e forcella FOX 32 RHYTHM – 4.100 euro
Ammortizzatore Fox DPS. Peso 11,5 kg.

Con cerchi MICHE 966 e forcella Rock Shox SID – 3.800 euro
Ammortizzatore Rock Shox Monarch. Peso 11,3 kg.

Wilier Triestina 110X con gruppo SRAM Eagle XX1 1×12 – da 4.700 a 7.000 euro

La 110X è la mountain bike front suspended di Wilier Triestina dedicata alla competizioni XC. Il telaio è in carbonio 60TON e pesa solamente 1.070 grammi in taglia M.

Anche il telaio della Wilier Triestina 110X presenta passaggio cavi interno, in questo caso a 4 vie e serie sterzo con blocco di sicurezza, come la sorella full suspended.

Sono otto le varianti disponibili, con prezzi che vanno dai 999 euro ai 7.000 euro.

Le prime varianti che vi presentiamo montano il gruppo SRAM Eagle XX1 a 12 velocità e impianto frenante Shimano XT M8000, con dischi da 180 mm anteriore e 160 mm posteriore.

Con ruote MICHE CARBON K1 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 7.000 euro
Peso 9,25 kg.

Con ruote MICHE CARBON K4 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 6.200 euro
Peso 8,98 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 5.300 euro
Peso 9,80 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 RHYTHM – 4.800 euro
Peso 9,21 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Rock Shox SID - 4.700 euro
Peso 10,11 kg.

mtb bici 110x wilier triestina 2019 foto frontale

Wilier Triestina 110X Shimano XT Di2 2×11 8050 – 4.500 euro

Una sola versione con il cambio Shimano XT Di2 che monta ruote MICHE M966 e forcella Rock Shox SID.
I freni sono gli Shimano XT M8000 con dischi da 180 mm e 160 mm. Peso 10,7 kg.

Wilier Triestina 110X Shimano XT 2×11 – da € 3.700 a 5.200 euro

Troviamo in questa serie il telaio Wilier Triestina 110X 2019 allestita di base con la trasmissione Shimano XT a doppia corona e undici velocità. L’impianto frenante è Shimano XT M800 con dischi da 180 mm e 160 mm.

Con ruote MICHE Carbon K4 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 5.200 euro
Peso 10,5 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 4.200 euro
Peso 9,72 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 5.200 euro
Peso 10,5 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Rock Shox SID – 3.700 euro
Peso 10,65 kg.

Una mountain bike hardtail Wilier Triestina 110X del 2019

Wilier Triestina 110X con gruppo Shimano XT 1×11 – da € 3.600 a 5.100

Telaio Wilier Triestina 110X con gruppo Shimano monocorona XT undici velocità. I freni sono Shimano, modello XT M8000 con dischi da 180 mm e 160 mm.

Con ruote MICHE Carbon K4 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 5.100 euro
Peso 9,95 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 Factory Kashima – 4.100 euro
Peso 10 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 RHYTHM – 3.700 euro
Peso 10,15 kg.

Con ruote MICHE Carbon K4 e forcella Rock Shox SID – 5.200 euro
Peso 10,35 kg.

Wilier Triestina 110X con gruppo SRAM Eagle GX 1×12 – da 3.400 a 3.550 euro

In questa serie troviamo in comune la trasmissione SRAM Eagle GX dodici velocità. La frenata è affidata al kit freni Shimano MT500 con dischi 180 mm e 160 mm.

Con ruote MICHE M966 e forcella Fox 32 RHYTHM – 3.550 euro
Peso 10,25 kg.

Con ruote MICHE M966 e forcella Rock Shox SID – 3.550 euro
Peso 10,45 kg.

Wilier Triestina 101X RACE con gruppo Shimano XT 2×11 – 2.499 euro

Ruote MICHE XM MTX e forcella Rock Shox SID.

Una mtb Wilier Triestina 101X dalla gamma 2019

Wilier Triestina 101X PRO con gruppo SRAM Eagle GX 1×12 – da 2.199 a 2.499 euro

Con ruote MICHE MX MTX e forcella Fox RHYTHM – 2.499 euro
Con ruote MICHE MX MTX e forcella Rock Shox SID – 2.299 euro
Con ruote MICHE MX MTX e forcella Rock Shox REBA – 2.199 euro

Una mountain bike Wilier Triestina 101X

Wilier Triestina 101X COMP con gruppo Shimano XT 2.0 2×11 2.0 – 1.999 euro

Ruote MICHE XM MTX e forcella Rock Shox RECON.

Wilier Triestina 503X RACE con gruppo Shimano XT 2×11 – 1.599 euro

Le Wilier Triestina della serie 503X sono mtb entry level, ma con caratteristiche e componenti di tutto rispetto.

Tutta la serie Wilier Triestina 503X è composta da mountain bike con ruote da 29″, forcella con 100 mm di escursione e telaio in alluminino 6061. Il telaio Wilier Triestina 503X ha passaggio cavi interno, forcellino posteriore Thrue-axle con perno da 12 mm e deragliatore direct mount.

L’allestimento Wilier Triestina 503X RACE monta cerchi MICHE XM MTX, forcella Rock Shox REBA e freni Shimano MT500. Peso 12,8 kg.

Una mtb Wilier Triestina 503X Race anno 2019

Wilier Triestina 503X PRO con gruppo SRAM Eagle NX 1×12 – 1.199 euro

Forcella Rock Shox RECON, freni Shimano M355 e cerchi MICHE XM MTX.

Una mountain bike Wilier Triestina 503X Pro della gamma 2019

Wilier Triestina 503X COMP con gruppo Shimano DEORE 2×10 – 999 euro

Forcella Suntour Raidon, cerchi MICHE MT-X, impianto frenante Shimano M355.

Una mtb Wilier Triestina 503X Comp dal listino 2019

Tutti i telai mtb Wilier Triestina 2019

Alcuni telai della casa sono disponibili per l’acquisto:

Telaio 110FX 2019 con ammortizzatore FOX FACTORY KASHIMA – 2.900 euro
Telaio 110FX 2019 con ammortizzatore FOX FLOAT SC – 2.500 euro
Telaio 110FX 2019 con ammortizzatore ROCK SHOX MONARCH RL – 2.300 euro

Telaio 110X – 1.800 euro
Telaio 101X – 1.200 euro

Per maggiori informazioni su tutta la gamma visitate il sito ufficiale Wilier Triestina.

Se siete interessati alle mountain bike a pedalata assistita, potete leggere il nostro articolo sul catalogo delle e-bike 2019 Wilier Triestina, in attesa dell’imminente gamma 2020.

Un viaggio in Terra Santa tra mountain bike e sogno

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Terra Santa viaggio in mountain bike

La chiamano Terra Promessa, e la ragione è biblica.

Ma vi assicuro che Israele e Giordania sono pure la terra dei vostri sogni: è anche un luogo in cui si possono trovare alcuni dei migliori percorsi per mountain bike, singletrack infiniti insieme ad incredibili siti storici e paesaggi mozzafiato.

È certo che Israele e la Giordania non saranno solo un viaggio in bici fantastico per gli itinerari, per i sentieri spettacolari, e non solo ci si sentirà appagati per le pedalate tra le città antiche, il deserto, sulle pietre di crateri millenari, sulle sponde del Mar Morto, ma vi ritroverete anche spiritualmente sollevati.

Sì, il deserto del Negev e della Giudea in Israele sono un paradiso per gli amanti della mountain bike. La Riserva di Wadi Rum e il sito di Petra sono di una bellezza inenarrabile, ma tutto, qui, vi lascerà spiazzati: nulla è come avete sempre immaginato, ma come avete invece sognato.

Questo che Coast2Coast vi propone è un viaggio che parte da nord, dal Mount Hermon con il suo Sugar Trail fino alla città di Eilat, nel sud, sul Mar Rosso.

E per chi non è contento, da Eilat si attraverserà il confine per andare in Giordania dove si passeranno tre giorni per visitare prima la riserva di Wadi Rum, poi risalire in bici il monte sacro Aaron, e per ultimo la visita immancabile della splendida città di Petra.

Deserto della giudea

Il sopralluogo in una terra di contraddizioni

Ma il posto dove vi portiamo dobbiamo prima conoscerlo bene, così come sempre andiamo a fare un sopralluogo con largo anticipo: location, attrezzatura, check degli itinerari, collaborazioni sul posto, hotel, camps…

Tutto deve essere negli standard Coast2Coast e rispettarne la mission: Enjoy and Ride!

Cibo tipico del Medio Oriente

Il mio motto è sempre quello quando viaggio: “Il miglior modo per conoscere un territorio è introitarne il suo cibo o, ancor meglio, mangiare il territorio” (Italo Calvino, Sotto il sole giaguaro).

Ed ho sempre fatto così, in tutti i miei viaggi, ad iniziare dai parenti in Piemonte, che mi costringevano a mangiare il gorgonzola (sono siciliano), e da adolescente la Svizzera, dove necessariamente campavo a tavolette di cioccolato fondente, al latte e nocciolato; e l’Inghilterra coi funghi crudi e il montone e Kentucky Fried Chicken!

E poi l’Africa, coi suoi cibi speziati.
E ora il Medio Oriente.

Israele.
Giordania.

Mi preparo quindi non solo per un semplice viaggio di esplorazione, ma come sempre per scavare in quel territorio in cui porteremo poi i biker in tour.

E so pure che questa volta la frase di Calvino non sarà sufficiente a capire questo paese: troppi pregiudizi, troppa la storia, tanta parzialità, innumerevoli errori.

Cosi mi viene in mente un’altra frase, non meno nobile il suo autore, Alexander Boschwitz. La frase che pronunciò Otto Silberlmann ne Il viaggiatore quando dice: “in un nuovo paese devi entrare in punta di piedi”.

Sto per mettere piede in un paese dove so che tutto sarà proprio come io non l’ho immaginato, è questo che mi affascina di questi posti così pieni di contraddizioni: alimentano la mia curiosità, la mia voglia di conoscere.

Ryanair da Bergamo, comodissimo, e dopo quattro ore atterro a Tel Aviv. Sono un po’ preoccupato per la mia attrezzatura fotografica: volo con un trolley in stiva e uno zaino appresso dove tengo camere e obiettivi, l’ultima volta che sono stato in Marocco mi hanno fatto il terzo grado. E a tranquillizzarmi pure il mio amico, esperto di Medio Oriente, che prima di partire mi scrive: “Vorranno sapere che fai di preciso e non te la caverai dicendo che fai cose e vedi gente”.

Nulla, nulla di tutto questo, solo dei controlli effettuati in maniera ineccepibile: precisi, normali e cordiali.

Incontro il mio amico Danny e con la sua utilitaria ibrida andiamo a Gerusalemme. Inizia a raccontarmi un po’ il paesaggio che incontriamo strada facendo, un misto di deserto e poi pini mediterranei, si inizia a salire, la Città Santa si trova a 754 metri slm; i cantieri sempre aperti in questa città, l’università, i quartieri arabi, il centro. Ceniamo in una localino sulla Jaffa road: hummus, falafel, shwarma e shakshouka con varie salsine, yougurt e schug yemenita. Offre lui.

Cena in un locale sulla jaffa road con piatto tipico del territorio israeliano

È sera, domenica, non posso non farmi un giro nel mercato, mi sgancio da Danny e vado in hotel a prendere la macchina fotografica, cambio 100 euro in shekel (1 ₪ ILS equivalgono a circa 0,25€) e mi tuffo nella vita notturna di Gerusalemme.

Spettacolare, il primo impatto è pazzesco: tra i banconi di frutta, verdura, pane, alimenti vari, un numero incredibile di locali, pub, bar, che fanno a gara con note un po’ mediorientali, un po’ occidentali, musica che si mescola, culture che si intrecciano, piacevole. E pieno, pieno di ragazzi arabi, ebrei, e giapponesi, cinesi, americani e gente da tutto il mondo che beve e si diverte e le saracinesche chiuse dei negozi tutte dipinte con murales che raffigurano politici, attori, cantanti, e gli ebrei ortodossi coi loro cappelli neri e le trecce e la barba lunga che passano lì in mezzo coi loro sacchetti di plastica pieni di roba in una mano e la Tora nell’altra.

Un melting pot incredibile che non posso non gustarmi bevendo una birra Shapiro, la birra del posto. E mentre sono seduto lì, affascinato da questo giovane mondo dal gusto dolcemente flower power, parte Soldi di Mahmood.

Ed è la danza dei dreadlocks e dei sandali e dei colori che riempie la strada.

Visita mercato Gerusalemme di sera

Gerusalemme antica

Sveglia presto, voglio visitare Gerusalemme antica, all’una si parte per il deserto per poi affrontare lo Sugar Trail.

Prendo il metrò di superficie che taglia tutta la città: 4,50 shekel, cinque fermate e mi trovo davanti la porta di Jaffa. Il Muro del pianto. E il Muro è stracolmo di gente, ebrei credenti, praticanti e ortodossi e turisti e curiosi.

Canti, tanta gente, bambini, ragazzi, mi ritrovo al centro di una delle loro più importanti cerimonie: la Bar mitzvah, corrisponde alla cattolica Prima comunione, la fanno tutti i ragazzini di 13 anni. E trovarmi lì tra loro è spiazzante, mi sento in un’altra dimensione, una dimensione lontana dalla mia cultura, lontanissima, ma così toccante da lasciarmi il segno.

Muro del pianto gerusalemme preghiera bambini e adulti

Scatto a ripetizione, senza fermarmi, tutto mi sembra così eccezionale che non posso lasciarmi scappare nulla: il bambino col suo papà con la faccia al muro, il rabbino, il ragazzo che per la prima volta può recitare alcuni passi della Tora. Passo più di un’ora immerso tra le loro preghiere, i loro pianti, e i loro canti senza nemmeno accorgermene, totalmente assorto e rapito da questa atmosfera rituale.

Di corsa ripercorro il mercato della città antica, qui è molto diverso dai paesi arabi, dove tutti ti chiamano per venderti qualcosa, dove fai amicizia con tutti, dove insistono per offrirti un tè, un dolce, per attirarti dentro al loro negozio, no, qui nessuno ti chiede nulla.

Si parte per il deserto

Danny mi aspetta al Hummus and Falafel, pranzo veloce con le specialità della casa, appunto, e un ottimo drink chiamato lemonana, un mix rinfrescante di limonata ghiacciata e foglie di menta schiacciate, e partiamo.

Siamo diretti nel deserto della Giudea, andiamo verso la periferia sud-est di Gerusalemme, diversi inurbamenti di comunità arabe, arabi israeliani o arabi che hanno un permesso di lavoro in questa terra. Prima di imboccare il tunnel che ci porta fuori da Gerusalemme, sulla destra c’è un belvedere che mette in bella mostra la cupola dorata della moschea al-Aqsa, lì, nella parte est, quella della Spianata delle moschee, quella oggetto di infinite e irrisolvibili dispute.

E il tunnel è una lunga discesa, si inizia a perdere quota rapidamente, si va verso il deserto, verso il Mar Morto.

La cupola della moschea di Al Aqsa e la spianata delle altre moschee

Il deserto appare nel suo splendore accecante non appena usciamo dall’oscuro ventre della montagna: tutto bianco, bianco che risplende, bianco che rifrange, un diamante grezzo.

Usciamo sempre più e andiamo ad est, verso Jericho, città della Palestina. Ci lasciamo alle spalle la Città Santa e tanti villaggi abbandonati, insediamenti di israeliani, lasciati dopo gli accordi di Oslo ai palestinesi, ma rifiutati ed ora solo dei paesi fantasma.

Entriamo in un villaggio, tutto circondato da muro e filo spinato, sorvegliato a vista dai militari: dentro ci abitano, ci vivono famiglie di israeliani. Dei bambini giocano, altri girano in bicicletta, qualcuno torna dalla scuola con lo zaino in spalla, non si vedono adulti.

Arriviamo in un piazzale in alto, lì ci aspetta Maor, la mia guida in bici, due belle full con il tubo sella telescopico ci aspettano, ma prima mi vuole mostrare il nostro percorso, “vieni” mi fa, “ti faccio vedere cosa faremo oggi e cosa non potremo mai fare”, e si apre davanti a me una distesa bianca immensa di saliscendi a perdita d’occhio, una specie di meringata infinita che si estende a sud e ad ovest, lì, ad est Jericho ci osserva.

Mi chiede “allora, qual è la più grande rete di itinerari offroad consecutivi che avete in Europa?”, che io ricordi la più grande forse è quella del Salzkammergut, in Austria, se non sbaglio intorno ai 300 chilometri, “bene”, continua lui, “qui ci sono più di 400 chilometri di singletrack, solo in questa area” .
Vabbè, andiamo!

Guida Moar in mountain bike percorsi singletrack nel deserto

Ecco, allora immaginatevi una pump track immensa, dove vai col flow su un singletrack infinito e poi magari ci metti in mezzo se vuoi dei passaggi tra le pietre e qualche salto, e con un panorama pazzesco, e poi canyon tra muri bianchi, in una situazione che ti… esatto, proprio quello, ti rapisce: euforia, vai fuori di testa, divertimento e bellezza in quantità spropositate!

La prima parte è rocciosa, scorci con singletrack a mezzacosta a strapiombo che sembra di stare sulle Alpi ma poi alzi lo sguardo e la distesa accecante del bianco candido ti riporta in quella dimensione eterea, da sogno. E anche il sole contribuisce a mantenere questa atmosfera: ci saranno all’incirca 32 gradi, i raggi scendono giù perpendicolari e la pietra calcarea farinosa di questa sezione rifrange ricordi di miti e leggende offuscando la vista e la mente.

Guida Moar in mountain bike percorsi singletrack nel deserto a strapiombo

Seguo la mia guida, lui, esperto del posto, corre tra le decine di singletrack che si incrociano tra loro, lo vedo salire su in cima ad una collinetta e poi sparire inghiottito da un ripido sentiero, finché non lo raggiungo, dall’alto del pendio vedo tutti quelle infinite tracce congiungersi in una rete fittissima per me indistricabile.

Arriviamo in un punto dove i numerosi torrenti che scendono per lo scosceso pendio si scavano il proprio letto di torrente stagionale quasi in parallelo agli altri, formando vasti canyon e stretti precipizi che tagliano la scarpata e il sottostante deserto.

Questa roccia tenera che si sfalda alza polvere bianca ad ogni nostro passaggio e mostra la parte sottostante, quella più dura e antica appartenente al pleistocene.

Guida Moar in mountain bike percorsi singletrack nel deserto direzione mar morto e giordania

L’ultimo tratto in vista del Mar Morto è fatto di dirupi quasi verticali che raggiungono un centinaio di metri e più d’altezza, interrotti ogni tanto da questi grandiosi canyon. Ed è lì, sul dorso di una di queste “gobbe di cammello” che la natura appare in tutta la sua magnificenza bella e generosa, maligna e crudele: laggiù la distesa di acqua salata del Mar Morto ed oltre i monti del Moab, scuri e minacciosi, che riparano alle loro spalle la Giordania.

Le rocce del paleocene formano una fascia intermedia tra il lato ovest del deserto di Giudea e le colline pedemontane, e ricoprono pure la superficie dell’altopiano di Moab.

Questo deserto non ebbe mai, in tempi biblici, abitanti permanenti, inospitale con le sue rocce che si scagliano con abissali strapiombi sul Mar Morto che impediscono il formarsi di lunghe strade, e gole profonde e profonde caverne, luoghi perfetti per la vita eremitica.

Questi posti, queste grotte, in questi ultimi anni sono divenuti di una sorprendente attualità perché hanno conservato tesori immensi e manoscritti di inestimabile valore.

Riprendiamo la discesa, stordito seguo il mio virgilio costeggiando un piccolo torrente in secca che porta sulla strada asfaltata ed un parcheggio dove ci ristoriamo nel bar gestito da arabi.

Danny ci viene incontro con delle bottiglie di acqua ghiacciata, ma il caffè turco è un must da queste parti, ti aiuta ad adeguare la temperatura corporea alle condizioni esterne.

Il Mar Morto e Masada

Un paio di pedalate e siamo sul Mar Morto, siamo a meno 450 metri sul livello del mare, sì meno! La mia emozione è tale che vorrei fermarmi a fare un tuffo ma fortunatamente Maor mi ferma, “vuoi morire?”, mi dice. Quest’acqua è così salata che non puoi assolutamente immergerti, rischi davvero la vita. Del resto, nelle sue acque non esiste vita. O quasi, pare. Ma fra poco vi racconterò.

Città di Masada

Pedaliamo in tutta tranquillità sulla pista ciclabile che costeggia il Mar Morto, dieci chilometri di spettacolo: sulla sinistra lo specchio d’acqua, in fondo le montagne giordane e sulla nostra destra le montagne di Giuda che cingono il deserto a sud est.

E qui c’è Masada, lassù, in cima ad una roccia apparentemente irraggiungibile: a 400 metri di altezza scavata in questa dura pietra per cui l’unico modo per entrare in questa fortezza era il sentiero dei serpenti, così chiamato per i numerosi tornanti che lo rendevano un gravissimo ostacolo per la fanteria” (fonte: Wikipedia).

La città inespugnabile durante la prima guerra giudaica vide un lungo assedio dell’esercito romano nel 74 d.C. che riuscì a violarne le mura che la cingevano, ma i soldati romani non trovarono alcuna resistenza perché gli assediati misero in atto un’azione rimasta unica nella storia: una orrenda ecatombe, il suicidio collettivo della comunità ebraica che lì viveva.

L’ultima comunità ebraica resisteva così senza consegnarsi al potere di Roma. Oggi la frase “Mai più Masada cadrà” è un simbolo della libertà del popolo ebreo.

Arriviamo al Crown Plaza Hotel, sulla parte più a sud del Mar Morto, carichiamo le bici sul furgone e scappiamo a farci un bagno in quel mare così inospitale ma altrettanto invitante. C’è una spiaggia, ovviamente la sabbia è stata portata qui, uno stabilimento con accesso libero con docce free. È già tardi, sono circa le 19, ci saranno 23 gradi circa, ma non posso rinunciare ad immergermi.

Mar Morto

La sensazione è davvero incredibile, la temperatura dell’acqua sarà circa 32 gradi e la cosa più assurda è che galleggi senza alcuno sforzo, addirittura puoi stare seduto, rannicchiato nell’acqua. La sensazione che provi è quella accogliente del ventre materno.

Ok, non ricordo come sia, però non penso di andarci lontano così che mi sento come Catullo recitava nelle sue poesie dulces musarum fetus, figlio delle muse.

Giusto il tempo però di venirmi in mente di dare due bracciate: pazzo! I pochi schizzi che mi finiscono sugli occhi e sulla bocca mi creano un’irritazione insopportabile, così che devo scappare a farmi la salvifica doccia fredda con un getto opportunamente tanto potente da levare ogni residuo di sale.

Ecco, per chiarire: se bevi l’acqua del Mar Morto potresti irritare tanto la laringe da rischiare un soffocamento immediato, e l’elevata salinità può irritare gravemente gli occhi, provocando ustioni irreparabili, tanto da essere assolutamente sconsigliato ai bagnanti immergersi completamente nel Mar Morto. Ma è un’esperienza eccezionale.

Restiamo a dormire a Mizpe Ramon, un ex area industriale dove nessun’industria si è però insediata, cosicché i capannoni sono stati adattati a strutture ricettive creando un grande centro turistico nel deserto. Siamo soli, giugno è già troppo caldo perché i turisti si avventurino nel deserto.

Direzione deserto del Negev

La mattina presto partiamo per Ramon. Ci incamminiamo lungo il bordo del Makhtesh, un cratere lungo 40 km, il più grande del suo genere al mondo.

Con Danny ci fermiamo sul belvedere dove la vista è incredibile: si vede chiaramente la circonferenza che descrive il cratere e l’immenso deserto al di sotto. Passiamo un po’ di tempo al bar e io a fare foto, quando incontro un gruppo di giovanissimi militari, tra cui più numerose sono le ragazze: in Israele è obbligatoria la leva militare appena terminata la scuola superiore, sono due anni, e solo due volte al mese nel fine settimana possono tornare a casa.

Mi piacerebbe fargli delle foto, ma figurati se me lo consentono, militari: l’IDF, il famoso e temibile esercito israeliano. E invece, invece sono più che felici di farsi fotografare, un diversivo che accettano con allegria. Li lascio provando estrema tenerezza e vicinanza nei loro confronti.

Militari dell'esercito che si fanno fotografare

Subito dopo imbocchiamo un sentiero favoloso, e una parte è un singletrack a mezzacosta che ci regala scorci da capogiro sullo scenario del cratere, per poi piegarsi verso il basso nel cuore del vulcano. Da qui ci dirigiamo verso est attraverso le pianure desertiche. Il fondo del sentiero è di pietra dura, un’altra cosa rispetto a quello farinoso del deserto della Giudea, e il colore non più giallo, diventa rossastro.

Siamo nel deserto del Negev, ora piatto, ora frastagliato, ora bianco ora beige ora nero, residui di lava antica. E poi si aprono gole, canyon, improvvise sorgenti d’acqua e oasi e città nabatee e kibbutz.

Da Be’er Sheva, l’antica Bersabea, capitale del Negev, la cui importanza storica risale ai tempi di Abramo, fino a Eilat, è questo il tragitto. Sopra di noi le sagome dei nibbi si stagliano su un cielo blu che fa da contrasto con le arenarie multicolori e le nere rocce laviche, lungo il sentiero invece Moan mi mostra come marcano il territorio le gazzelle e gli asini selvatici, e qui ci son pure i mufloni, che sono il simbolo di questo posto.

Qui, in questo scenario, allestiremo il campo per la notte con le tende e le docce calde e, ovviamente, un ricco barbecue. Oggi invece passiamo dal kibbutz in cima alla collina, una pazzesca oasi in mezzo al nulla dove sono stati capaci di portare la vita nel regno della morte: piantagioni di ulivo e pere e albicocche e anche un vigneto da cui ricavano un vino pregiatissimo.

Deserto del Negev accampamento per la notte

E tutto rigorosamente Bio: sono davvero sconvolto dalla capacità di arrangiarsi degli israeliani: “da deserto di spine diventerà giardino di rose, dalla fatica si giungerà alla prosperità” così, riferendosi alla Bibbia, diceva David Ben Gurion nel 1948 quando si insediò come primo rappresentante ufficiale dello Stato di Israele.

La parte finale del deserto, quella più meridionale, prende il nome di Eilot, famosa per essere una delle principali tappe delle rotte migratorie di centinaia di specie di volatili: mi racconta Danny che nei due periodi dell’anno delle migrazioni il cielo qui si oscura tanti sono gli uccelli in volo.

Rotta per la Giordania

L’indomani mattina si va a Eilat, ce la prendiamo comoda, questo posto dove siamo rimasti è uno spettacolo, uno smeraldo nel bel mezzo del nulla: prato inglese, lavanda e alberi di jacaranda, verde intenso e colori passati da un pennello impressionista.

Oggi è il giorno del passaggio della frontiera per la Giordania, non vi nascondo che sono un po’ preoccupato. Arriviamo intorno a mezzogiorno, al di là mi aspetta Muhammed, la mia guida giordana. Saluto Danny, ci abbracciamo, è stato davvero un piacevole viaggio con lui.

Passo i primi controlli israeliani, niente di che, solo pagare per la tassa del visto in uscita: 30 shekels. Un po’ più complessi quelli giordani, ma anche qui nessun problema, qualche domanda su cosa vengo a fare e con chi sarò e l’immancabile tassa per il visto d’ingresso.

Passo il primo, poi il secondo controllo, cammino lungo un corridoio all’aperto, lungo, mi sembra che non finisca mai. Di nuovo al chiuso, finalmente mi raggiunge Muhammed, ha già sbrigato la pratica per me, pagherò poi la tassa d’uscita. In sostanza più soggiorni in Giordania meno pagherai per il visto d’uscita.

Guida Muhammed con l'auto 4X4 a Wadi Rum

Muhammed mi porta a fare colazione in un chiosco in spiaggia, sul Mar Rosso, il golfo di Aqaba; c’è molta gente qui al mare, famiglie sotto l’ombrellone, bambini che giocano e corrono nel bagnasciuga, donne immerse in acqua vestite dalla testa ai piedi.

Non scatto foto, Muhammed me lo sconsiglia, siamo in territorio arabo, qui è l’islam a dettare legge, e io non posso che adeguarmi. Iniziamo a fare strada subito per Wadi Rum, sono in fibrillazione, già penso a quello che vedrò e da quello che si legge guardandomi intorno in questi primi minuti di viaggio su una fiammante fuoristrada sarà come mi aspettavo.

Intanto interrogo il mio compagno di viaggio arabo su cosa ne pensa degli israeliani, lui mi dice che non ha alcun problema, vuole vivere solo in pace.

Così lo incalzo, parliamo della Palestina, e mi dice che loro hanno vinto la guerra, ora è finita; ma io insisto chiedo della loro divisione tra sciiti e sunniti, e lui mi dice che è tutta una scusa per odiarsi; ma io voglio sapere di più, così lui inizia a spiegarmi, mi racconta la storia, il significato delle parole, e poi mi dice: “Alesandro, please, this is only politic, let’s do our job, stop it!”.

E il deserto della riserva di Wadi Rum

Con la nuova 4×4 (appena due giorni di vita) ci addentriamo nel deserto, sono totalmente rapito dal nulla: Wadi Rum assomiglia all’Arizona, ma è sabbia, tutta sabbia e rocce come colline, immense pietre cadute un po’ a caso qua e là a disegnare sentieri, a nascondere villaggi, a riparare animali. Sembra il nulla ma la natura qui è la padrona e l’uomo non fa che assecondarla, come entità suprema, come forza invincibile e divina.

Sfinge egiziana Phoenix

Lo dicono le rocce scolpite, modellate dal vento, dall’acqua e dalla sabbia, come “the phoenix”, quella che sembra un’egiziana sfinge ma è solo opera della natura. E quei grandi archi, immensi occhi e orecchie, immensi fori tra dimensioni del niente.

Se sei solo, se stai in silenzio, se provi a trattenere il respiro, allora senti, senti com’è pieno questo nulla. Solo qui, in questa solitudine, in questa asprezza, in questa maestosità della natura, un posto dove l’infinito non solo lo percepisci, ma lo cogli nella sua essenza, qui, allora, capisci che l’uomo ha potuto davvero incontrare qualcosa, qualcuno di infinitamente più grande di tutto.

Il sole sta calando, io non do tregua a Muhammed che si ferma ad ogni cento metri per permettermi di scattare fotografie, è la golden hour e la luce rende tutto uno spettacolo… divino!

Accampamento nel deserto di Wadi Rum

Arriviamo al campo tendato che è ormai buio, un accampamento nel mezzo del deserto, al riparo sotto una roccia. Mi hanno riservato una tenda tutta per me, la migliore, la più riparata ma la più lontana dai servizi. Poco male, la lounge, organizzata con tappeti, cuscini e tavoli bassi, è accanto e mi servono un tè fantastico e poi un cous cous proprio come piace a me: pollo, verdure e ceci e una miscela di spezie giordana davvero buona che si chiama zaatar ed è un mix di timo, sommacco, grano tostato, sesamo, olio di oliva, sale: tutto squisito!

Vado a dormire presto, Muhammed mi dice che dobbiamo partire alle 7 per avere il tempo di visitare Petra e poi tornare a Aqaba in orario tale da consentirmi di passare la frontiera e poi prendere l’aereo da Eilat per Tel Aviv.

Il sogno maestoso che è Petra

Alle 8 il disgraziato, disteso all’aperto su un tappeto posato sulla sabbia, ancora ronfava come un orso in letargo.

Due ore di viaggio nel corso di cui mi fermo ad una stazione dismessa dove giacciono due spettacolari treni datati: è la linea ferrata su cui viaggiava il treno del Medio Oriente Express, da Istanbul ad Aleppo, ha funzionato in Giordania fino all’anno scorso, ora è una sorta di museo a cielo aperto, abbandonato.
E arriviamo a Petra.

Treno del Medio Oriente Express

All’ingresso dell’area archeologica non accettano il mio tesserino da giornalista: 50 diram, 60 euro! Le imprecazioni sono in ebraico, arabo e siciliano.
Ma li valgono tutti, li valgono tutti, uno a uno.

Inizi a camminare su uno sterrato, la gente locale ti viene incontro con i cavalli, ti chiede se vuoi fare il giro in comodità “al monastero, è lontano, due ore, prendi il cavallo”, e ridi, no no, grazie, vado a piedi. Qui parlano inglese, tutti, pure i bambini.

Lo sterrato diventa un ciottolato, il ciottolato diventa un pavimento di romana memoria, si alzano i muri di pietra, iscrizioni in latino sulle pareti, disegni di storie, la storia dei nabatiani, il popolo di guerrieri e commercianti che costruirono questo posto, facendone la loro capitale, ponte dei traffici tra l’oriente e il Mediterraneo.

Tesoro di Treasury

E i muri diventano più alti, il sentiero stretto, è un canyon, entri in un’altra dimensione, ti guardi intorno, in alto, il cielo, l’oscurità, finché, finché in fondo, quel taglio nella montagna non scopre il tesoro, “the Treasury”.

Al Khazneh, lo chiamano qui, il maestoso palazzo del faraone. Stai lì senza fiato, lo sapevi, lo immaginavi, ma vedertelo apparire così, d’improvviso, dopo un’ora di camminata sotto il sole cocente, è maledettamente stupendo: arrivi nel piazzale e ti accorgi di quanto sia immensa questa costruzione, la facciata è alta circa cinquanta metri e larga trenta e lo stile ellenistico scolpito nella durissima roccia durante il primo secolo avanti Cristo come tomba per un re nabateo, probabilmente Aretas III, e, secondo alcuni studiosi, usata in seguito come tempio.

La mia guida se ne va in uno dei tanti chioschi che affollano il posto dal fondo sabbioso, “quando finisci di fare foto mi trovi lì, seduto” e mi abbandona alla raffica della mia Olympus e alla capacità della memory card.

La Sacra Sala, la Strada delle facciate, l’Altura del Sacrificio, il teatro, le tombe reali, la porta di Traiano, il Tempio Grande, la Chiesa di Petra… Sei ore a camminare, ad ammirare sempre più felice di aver messo piede, a piedi, in questo posto fuori dal mondo.

Chiesa di Petra

Di corsa per l’aeroporto di Eilat. Si torna

Ripartiamo di corsa per Aqaba, è tardissimo! Ce l’ho fatta: 18 controlli, sei in Giordania e dodici in Israele da Aqaba fino all’ingresso del gate all’aeroporto di Eilat! Finalmente sono a Tel Aviv, ospite a casa di due gentilissime ragazze israeliane rintracciate attraverso Airbnb.

Sono distrutto, ma volete che rinunci a conoscere la vita notturna di Tel Aviv? Giammai! E la capitale sembra la Londra dell’Eastend con i suoi piccoli negozi, i murales e l’aria speziata. E i locali traboccanti di musica e giovani da ogni parte del mondo.

L’indomani mattina al bar del Montefiori Hotel cullato dalle note di John Coltrane, bevo il miglior cappuccino mai preso in vita mia e consumato la più salata colazione, nel senso di cara, mai pagata: 120 shekels, 28 euro!

Colazione a Wadi Rum prima di ripartire

Aeroporto Ben Gurion, volo RyanAir da Tel Aviv per Roma, gate 9.

Israele e Giordania sono luoghi dell’anima. Non ho potuto attraversarlo tutto in bici per motivi di tempo, ma sono riuscito a “mangiare il loro territorio”.

In questo viaggio mi sono sentito in una dimensione che mai avrei immaginato, una dimensione lontana dalla mia cultura, lontanissima, ma spiritualmente così toccante da lasciarmi il segno.

Ho scattato non meno di 3000 foto, a Gerusalemme sono rimasto stupito da come nessuno si mostrava minimamente infastidito o turbato dalla mia invadenza, dalla mia sfacciata curiosità, ognuno di loro continuava nella sua preghiera, nella sua cerimonia senza curarsi del resto.

Bambino venditore di pietre a Petra

In Giordania tutto è più lento, il tempo si ferma, si dilata, le persone seguono il ritmo della natura, la natura sovrasta ogni cosa. E il bambino che vende le pietre. A Petra. Nient’altro che pietre. Nulla, se non il deserto e il desiderio di esserci, di esistere. Il bambino che vende pietre tra le pietre.

Ma non ci sono solo immagini salvate in una memory card, ho quelle scolpite nella mia memoria che nessun software di editing può modificare, restano lì, indelebili a mescolarsi con mille e mille altre da sempre e per sempre.

Informazioni sul tour Israele e Giordania Coast2Coast

Il tour Israele e Giordania si può effettuare in due parti:

Israele: 7 giorni e 6 notti | Data: 27 Ottobre – 2 Novembre 2019

Giordania: 4 giorni e 3 notti | Data: 2-5 Novembre 2019

Contatti
eMail: alessandro@coast2coast.it
Telefono: +39 328 45 61 237
Web: Coast2Coast.it

Voli aerei per e da Tel Aviv
Con Rynair da Roma Fiumicino
Con Ryan Air da Milano Bergamo e Easy Jet da Milano Malpensa

Articolo scritto per BiciLive.it da: Alessandro Riccardo Tedesco

Specialized Demo 29, più veloce e competitiva

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Mountain bike biammortizzata Specialized Demo 29 2020

Il team Ricerca e Sviluppo di Specialized non si è limitato a un restyling per la versione 2020 della full suspended Specialized Demo 29: quando si lavora per migliorare un mezzo vincente per forza di cose si finisce per riprogettarlo completamente.

Sulla nuova mtb da downhill della casa di Morgan Hill troviamo infatti soluzioni innovative per carro e sospensione, con una geometria del telaio in grado di massimizzare i vantaggi delle ruote da 29 pollici.

L’esperimento è riuscito, a quanto pare, visto che la nuova Specialized Demo 29 con in sella il talentuoso Loic Bruni quest’anno ha già conquistato tre vittorie in World Cup DH, collocandosi saldamente al primo posto nella classifica generale.

Loic Bruni in sella a una mtb Specialized

Loic Bruni, campione del mondo DH 2018, in sella a una mtb Specialized.

L’approccio progettuale del prestigioso marchio californiano, basato su prove di laboratorio e sul campo di gara (collaborando con alcuni tra i rider più veloci sulla scena mondiale tra cui il campione canadese Finn Iles), ha prodotto una bici biammortizzata da discesa decisamente innovativa.

Il rider Finn Iles impegnato in una gara di downhill

Finn Iles impegnato in una gara in sella a una mtb Specialized.

La nuova geometria del carro posteriore, modificando i punti d’infulcro principali per aumentarne la distanza rispetto all’asse del movimento centrale, migliora la capacità di assorbimento degli impatti su ogni tipo di ostacolo, anche quelli a spigoli vivi: ciò riduce significativamente la trasmissione delle vibrazioni sui pedali, quindi sul pilota, per una migliore stabilità del mezzo e comfort di guida anche sui tracciati più sconnessi e tecnici.

Il nuovo design del carro migliora anche la reattività del mezzo in frenata, evitando che brusche pinzate possano irrigidirne in movimento, e anche con lo spostamento del peso in avanti dovuto all’inerzia dinamica la ruota posteriore resta sempre attaccata a terra, assicurando un ottimo controllo della bici anche nelle condizioni più critiche.

Una mountain bike biammortizzata Specialized Demo 29

La nuova full suspended Demo 29 di casa Specialized: punta di diamante DH del catalogo 2020.

Completamente rivista anche la cinematica dell’ammortizzatore, posizionato più in basso e più avanzato possibile sul telaio, con un nuovo leveraggio e link al tubo obliquo inferiore. Grazie a questa soluzione, che riduce le oscillazioni laterali sull’asse, e al nuovo sistema di boccole ad attacco Trunnion, l’ammortizzatore lavora decisamente meglio, a tutto beneficio della fluidità di movimento e della durata nel tempo.

Le geometrie della mtb biammortizzata Specialized Demo 29

Le geometrie della mtb biammortizzata Specialized Demo 29 nelle 3 taglie disponibili.

Nuova anche la geometria del telaio, disegnata per massimizzare i vantaggi delle ruote da 29″ nello scavalcare gli ostacoli, ma con un baricentro basso che rende la bici anche molto stabile alle alte velocità.

L’angolo sterzo più aperto (62,7° contro i 63,5° del modello precedente) e i 350 millimetri di altezza da terra del movimento centrale (8 mm in più del modello precedente), danno un ottimo controllo in curva senza sacrificare la capacità di superare gli ostacoli nei tratti di discesa più ripidi.

Particolare di trasmissione e carro posteriore della mtb Demo Expert 29

I dettagli della trasmissione e del carro posteriore della Demo Expert 29.

Il nuovo design del carro, la collocazione più in basso ed avanzata della sospensione e la nuova geometria del telaio, nel complesso definiscono un efficiente sistema anti-squat, in grado di ottimizzare la trasmissione della potenza in pedalata e nei rilanci.

La Demo 29, quindi, è una mountain bike completamente nuova rispetto al vecchio modello, e per le soluzioni adottate potremmo dire che fissa un nuovo punto di partenza nella concezione stessa delle bici da discesa, facendo parlare di sé nelle competizioni mondiali di più alto livello.

Il logo Specialized sulla mtb Demo 29 anno 2020

Specialized Demo 29 2020: versioni, allestimenti e prezzi

La Specialized Demo 29 è realizzata interamente in alluminio e proposta in due allestimenti (Demo Race 29, Demo Expert 29) e tre taglie: S2, S3 e S4.

Specialized Demo Race 29 – 6.799 euro

Telaio in alluminio M5 con cablaggi interni, forcella Öhlins DH 29 Twin-Tube design 200 millimetri escursione, ammortizzatore con attacco Trunnion Öhlins TTX Twin-Tube design 200mm, trasmissione SRAM X01 DH 7 velocità, freni a disco idraulici SRAM Code RSC a 4 pistocini e rotori da 200/200mm, reggisella Thomson in alluminio, manubrio Specialized DH in carbonio, pedali Specialized Dirt, cerchi Roval 29″ Alloy DH, pneumatico posteriore Butcher BLCK DMND 29×2.3″, pneumatico anteriore Butcher BLCK DMND 29×2.6″.
Disponibile nella colorazione Nero Metallizzato Lucido/Giallo Bruciato.
Una mtb da downhill Specialized Demo Race 29 anno 2020

Specialized Demo Expert 29 – 4.349 euro

Telaio in alluminio M5 con cablaggi interni, forcella RockShox BoXXer RC 29 DebonAir con travel 200mm, ammortizzatore RockShox Super Deluxe RC World Cup 200mm con montaggio Trunnion, trasmissione SRAM GX a 10 velocità, freni a disco idraulici SRAM Code R a 4 pistocini e rotori da 200/200mm, reggisella Specialized in alluminio 6061 30.9mm, manubrio Specialized in alluminio, sella Body Geometry Henge DH, pedali Specialized Dirt, cerchi Roval 29″ Alloy DH, gomma posteriore Butcher BLCK DMND 29×2.3″, gomma anteriore Butcher BLCK DMND 29×2.6″.
Disponibile nella colorazione Avio Lucido/Rosso Rocket.
Una mountain bike Specialized Demo Expert 29 gamma 2020

Specialized Demo 29 kit telaio – 2.599 euro

Di questa mtb è disponibile anche il kit telaio più ammortizzatore Ohlins TTX a molla, che comprende anche il reggisella Thomson e la sella Body Geometry Henge DH, in colorazione Menta Lucido/Giallo Bruciato.
Il telaio della mtb Specialized Demo 29 gamma 2020

Per maggiori informazioni e tutti i dettagli su questo e altri modelli vi consigliamo di visitate il sito ufficiale www.specialized.com.

I fan del marchio USA interessati ai modelli elettrici posso anche consultare il nostro articolo sul catalogo 2020 delle ebike Specialized.

Dainese: storia dell’innovativa azienda di protezioni vicentina

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visita in azienda

Siamo stati invitati nella sede di Dainese, la storica azienda vicentina fondata nel 1972 da Lino Dainese, che produce abbigliamento e protezioni da moto, mountain bike, sci ed equitazione.

Lo scopo è stato quello di visitare i vari reparti delle due sedi, quella di Vicenza e quella a Molvena (ora Colceresa), guidati da Carlo Pettinato, ufficio stampa Dainese, e Davide Brugnoli, product manager Dainese.

La sede storica di Molvena, ora Colceresa.

La sede storica di Molvena, ora Colceresa.

Con grande competenza, Carlo e Davide ci hanno spiegato ogni dettaglio delle fasi di produzione dei prodotti Dainese e ogni caratteristica dei prodotti per bici e MTB della linea Dainese Bike, argomento che in parte abbiamo trattato nell’articolo Dainese AWA Black.

foto del DAR di Dainese

Il DAR, il Dainese Archivio a Vicenza.

Il momento che più ha suscitato la mia curiosità è stata la visita all’archivio Dainese denominato DAR: grazie a un presentatore d’eccellenza, Vittorio Cafaggi, CEO del D-Air Lab, siamo stati portati indietro nel tempo e abbiamo ripercorso tappa dopo tappa l’incredibile storia del marchio italiano, dagli anni 70 fino ai giorni nostri.

Vittorio Cafaggi, CEO del D-Lab di Dainese e nostra guida nel DAR.

Vittorio Cafaggi, CEO del D-Air Lab di Dainese e nostra guida nel DAR.

Infine, nella seconda giornata abbiamo avuto la possibilità di fare una pedalata su alcuni single track delle colline veronesi in compagnia di due atleti sponsorizzati Dainese, Florian Nicolai e Dimitri Tordo, eccezionalmente liberi tra una tappa e l’altra del circuito mondiale mountain bike enduro EWS.

foto di Lino Dainese al Dar

Lino Dainese nella “Foresta delle tute” all’interno del DAR, l’archivio Dainese.

Dainese, la storia

Verso la fine degli anni ’60 Lino Dainese, ragioniere e figlio di un funzionario di banca, si appassiona al mondo delle due ruote e intraprende un viaggio a Londra in Vespa nel 1968.

Qui vede le maximoto dell’epoca e i piloti con le tute in pelle, rimanendone impressionato. Rientrato a Molvena, in Veneto, decide di dedicarsi alle protezioni per motociclismo, visto che i prodotti dell’epoca sono poco soddisfacenti.

Nel 1972, a 24 anni, fonda l’azienda Dainese.

foto del simbolo di dainese

Sapevate che il simbolo di Dainese è un fauno, figura della mitologia romana, una divinità della natura?

Per capire quanto Lino fosse un precursore, questo è il motto che scrisse in quell’anno: “Dainese nasce per promuovere e distribuire sicurezza alle persone, negli sport dinamici e nelle attività di tutti i giorni“, quindi non solo agli atleti ma anche alla gente normale, ogni giorno.

Il primo prodotto è un paio di pantaloni da motocross, sport che in Italia all’epoca è molto popolare.

foto di pantaloni da cross

Il primo prodotto di Lino Dainese, un paio di pantaloni da motocross in pelle.

Nel 1976 Dainese produce per Giacomo Agostini, il pilota più titolato nella storia del Motomondiale (ben 15 titoli), una tuta studiata per resistere all’abrasione piena di colore, in un periodo in cui si producono solo tute e giubbotti neri.

Prendendo ispirazione dalla natura, Lino Dainese inizia a studiare gli animali che presentano una corazza esterna, un esoscheletro, come l’armadillo, la tartaruga e l’aragosta. L’idea è di introdurre sul mercato delle protezioni che siano adeguabili ai movimenti del corpo e anche agli agenti esterni, con una grande capacità adattiva.

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Pochi sanno che il primo paraschiena, denominato Aragosta, è stato inventato proprio da Dainese nel 1979 con la collaborazione del designer francese Marc Sadler.

Negli anni seguenti iniziano le collaborazioni e le sponsorizzazioni tecniche con i piloti del Motomondiale, l’introduzione delle “saponette” per le ginocchia e l’evoluzione delle tute da moto che diventano un sistema integrato di protezione.

foto di paraschiena dainese allo shop

Oggi i paraschiena di Dainese sono di svariati tipi e destinazioni d’uso. Qui lo shop situato di fianco al DAR.

Nasce l’idea della protezione composita, con base morbida e guscio rigido, la gobba aerodinamica sulle tute nel 1988, l’introduzione dei guanti Dainese nel 1989, gli slider sugli stivali nel 1991.

foto di una parte del D-Tech dove si testano i caschi AGV e non solo

Una parte del D-Tech dove si testano i caschi AGV e non solo.

Nel 1993 arriva il D-Tec, Dainese Technology Center, che abbiamo visitato, un centro tecnico di sviluppo e ricerca per lo studio della protezioni e l’evoluzione dei prodotti destinati al mercato.

foto di tute mtb dainese vecchio stile

Le prime tute intere protettive da mountain bike degli anni 90, abbastanza lontane dal look di un rider moderno.

L’arrivo delle protezioni nella MTB

L’anno che interessa maggiormente ai lettori di BiciLive.it è senza dubbio il 1994, in cui viene creata la divisione No Impact al fine di portare il know how acquisito su altri sport: la mountain bike, lo sci alpinismo e lo snowboard.

foto di disegni di protezioni

Alcuni disegni da cui in una seconda fase si inizia a progettare la protezione.

Vittorio Cafaggi, CEO del D-Air Lab e nostra guida all’interno del museo DAR, ha vissuto in prima persona ogni momento cruciale di Dainese e i suoi racconti e aneddoti durante la visita sono pieni di passione.

Per quanto riguarda la MTB ci racconta che nel 1992 Philipp Perakis, un downhill rider svizzero molto in vista all’epoca anche per essere l’unico europeo ad aver vinto in America la famigerata corsa “Mammoth Kamikaze”, modificò una pettorina Dainese aggiungendo delle parti in carbonio.

dainese-protezioni-mtb-storia-azienda-2019-tuta-mtb

Una delle tute protettive Safety Suit da mountain bike di Philipp Perakis degli anni 90.

Questo suscitò la curiosità di Vittorio che portò la pettorina modificata a Lino Dainese: su quell’idea iniziarono le modifiche per i prodotti finali, la Safety Suit, che comprendevano protezioni per i gomiti, le ginocchia, il tronco e la schiena, oltre che ad un casco specifico per mountain bike.

In alcune versioni le “armature” comprendevano anche delle protezioni per le clavicole, essendo una delle parti più esposte a fratture negli sport a due ruote, tra cui bici e mountain bike.

Da lì fino agli anni 2000 la disciplina del downhill subisce un boom e Dainese cresce nel mondo della MTB, diventando un icona nel settore e vincendo diversi titoli con il 10 volte campione del mondo Nicolas Vouilloz, nel 2013 presente nella Hall of Fame di mountain bike.

foto di lcune protezioni moderne per MTB di Dainese.

Alcune protezioni moderne per MTB di Dainese.

Oltre a Vouilloz, in quegli anni Dainese supporta e sponsorizza i maggiori rider del periodo: Shaun Palmer, Anne Caroline Chausson, Cedric Gracia e tra gli italiani Bruno Zanchi, Stefano Migliorini, Gianluca Bonanomi e il compianto Corrado Herin.

Con Vouilloz ci fu uno sviluppo molto ampio delle protezioni, fino ad alleggerirle e renderle più comode. Purtroppo i piani cambiarono poco dopo e Dainese decise di mettere da parte il settore mountain bike per seguire gli altri progetti come lo sci.

La particolare struttura del guscio protettivo di una ginocchiera moderna, leggera, traspirante ma efficace nel dissipare l'impatto.

La particolare struttura del guscio protettivo di una ginocchiera moderna, leggera, traspirante ma efficace nel dissipare l’impatto.

È solo nel 2013 che Dainese torna ad investire nel settore mountain bike, in un periodo dove le bici e il modo di usarle è cambiato parecchio dagli anni 90.

Lo slogan è ora “inspired by humans“, ispirato agli umani, dove il focus è arrivare alla massima performance riducendo gli infortuni, possibilmente salvando vite, con prodotti ergonomici, leggeri e traspiranti, senza tralasciare lo stile e il look.

foto di poster dainese

Una delle ultime pubblicità delle ginocchiere Trailskins e la linea moderna Scarabeo dedicata ai piccoli rider.

Con l’arrivo di designer provenienti dal mondo MTB e sci, Dainese sviluppa una linea completamente rinnovata, con molti nuovi prodotti, una linea di abbigliamento e una linea di protezioni specifica per i bambini chiamata Scarabeo, che ha la particolarità di potersi adattare alla crescita del bambino semplicemente tagliando dei supporti elastici sul prodotto.

Dainese negli anni 2000

Torniamo per un attimo sulle moto: il nuovo millennio vede Dainese ampliarsi sempre più con l’ideazione del D-Air, il primo airbag per motociclisti creato in collaborazione con l’israeliana Merhav App.

Il D-Air è una sorta di corazza d’aria controllata da una centralina e dei sensori, che si gonfia istantaneamente quando i parametri subiscono determinate variazioni, per proteggere il motociclista nelle cadute.

foto del d-air di dainese

Un prototipo del D-Air Racing del 2006 utilizzato nei crash test in pista.

L’idea venne a Lino Dainese durante un viaggio alle Maldive in cui provò le immersioni subaquee con autorespiratore, dove si usa il GAV (giubbotto ad assetto variabile), un gilet che si gonfia e si sgonfia a seconda che si voglia galleggiare o immergersi.

Il D-Air è una tecnologia molto poliedrica: oltre agli sport come la moto e lo sci, le applicazioni possibili vanno dalla cantieristica edile al settore militare, fino agli anziani con problemi di equilibrio e spesso a rischio di caduta.

foto del d-air dainese

Un modello di corpetto D-Air per persone anziane progettato per limitare i danni in caso di caduta.

Negli anni 2000, Dainese sviluppa i paraschiena di quarta generazione, arrivano i caschi da sci, nuovi stivali da moto, un laboratorio mobile di ricerca, un magazzino completamente automatizzato denominato The Cube, l’acquisizione dei caschi AGV e la presentazione nel 2007 al Gran Premio di Valencia il D-Air Racing, l’airbag per le tute da moto GP.

foto delle tute dei piloti Dainese

Una parte del DAR con le tute Dainese e le moto dei più famosi piloti del Moto GP.

Nel 2014 Lino Dainese, senza eredi, cede la maggioranza della Dainese S.p.A. a un fondo di investimenti del Bahrein, Investcorp, mantenendo comunque il 20% per sé, e fonda la società D-Air Lab per lo studio e l’applicazione di tecnologie innovative applicate alla protezione del corpo umano.

Nel 2015 è da segnalare un’importante evento, in cui l’attuale presidente di Dainese Federico Minoli, Vittorio Cafaggi e Giacomo Agostini si incontrano con la FMI (Federazione Motociclistica Italiana) e la Dorna (società che gestisce i diritti del MotoGP), per insistere con l’introduzione delle protezioni obbligatorie nelle gare del MotoGP, ancora incredibilmente senza regolamentazione.

foto dei corpetti d-air

Alcuni tipi di corpetto gonfiabile D-Air, a seconda delle destinazioni d’uso come sci, equitazione o moto.

Dainese promette di cedere il brevetto delle proprie tecnologie anche ad altre aziende in cambio di una regolarizzazione delle misure di sicurezza per i piloti. Grazie a questo incontro il regolamento delle gare viene modificato e oggi tutti i piloti devono obbligatoriamente indossare una tuta intera con vari sistemi di protezione.

L’airbag automatico sviluppato e introdotto nelle tute Dainese ha permesso una riduzione dell’89% della frattura della clavicola.

foto della tuta di valentino rossi

Una delle tute di Valentino Rossi presenti nel DAR, ovviamente autografata da “The Doctor” in persona!

Dal 2015 il D-Air diventa quindi una open platform e arriva il D-Air Armor, un sottotuta con integrato il dispositivo airbag D-Air, con cui tutti i piloti possono beneficiare delle tecnologie presenti nelle tute dei piloti ufficiali Dainese sviluppate in 15 anni di ricerche.

L’airbag nella mountain bike?

La domanda che nasce spontanea è: arriverà un Airbag per la MTB? Il product manager Davide Brugnoli ci ha risposto che per il momento no, essendo lo sport della mountain bike estremamente vario nelle velocità, nelle sollecitazioni e nelle tipologie di caduta.

Da ciò, progettare un sistema che si attivi da sé in ogni frangente di caduta è molto complicato, oltre che essere difficile da ridurre nelle dimensioni e naturalmente molto costoso.

foto del corpetto d-air

Ecco come è fatto un sistema D-Air: inserirlo in un indumento o un corpetto da MTB non sarebbe molto semplice.

Ci sono invece grandi novità nell’ambito delle protezioni mtb ed ebike in arrivo per la prossima stagione, di cui sicuramente parleremo nei prossimi mesi.

Gli ultimi sviluppi

Gli sviluppi di questi ultimi anni di Dainese vedono una linea di protezioni per l’equitazione, l’airbag nella versione abbigliamento stradale e il sistema di airbag D-Air SKI per lo sci disponibile per tutti gli atleti e non solo quelli ufficiali Dainese.

foto della biosuit di dainese

Una delle tute spaziali di Dainese, la Biosuit a pressurizzazione meccanica.

Altre curiosità sono le protezioni per le tute spaziali biosuit e skinsuit, particolari tute per limitare gli effetti dell’assenza di gravità, create in collaborazione con l’istituto MIT americano e portate nello spazio nel 2015 dall’astronauta danese Andreas Mogenses.

Inoltre nello stesso anno arriva l’introduzione per la prima volta di un sistema protettivo su una moto di produzione, la Ducati Multistrada S 1200 D-Air.

Sempre nello stesso anno Lino Dainese riceve il premio Leonardo dal Presidente della Repubblica Mattarella, conferito per l’innovazione e la qualità dei prodotti anche a livello internazionale.

foto del grande showroom dei prodotti da moto Dainese.

Il grande showroom dei prodotti da moto Dainese.

Nel 2016 arrivano le protezioni per il mondo delle competizioni veliche Sea-Guard e una nuova generazione di sistemi protettivi per il mondo delle due ruote su strada, giacche con airbag “stand alone”, cioè che per funzionare non necessitano di di dispositivi sulla moto.

Nel 2017 si celebra il 45° anniversario dell’azienda e il 70° di AGV, con altri premi per Dainese come il Compasso d’Oro, Le Fonti Award e il Red Dot Award conseguito anche nel 2018.

foto di una impiegata dainese

Dainese, la mountain bike e i feedback dei rider

Dainese da sempre è riuscita a realizzare le intuizioni e le idee degli atleti professionisti con cui collabora grazie ai laboratori tecnici internazionali, le collaborazioni e le partnership.

In ambito mountain bike sono da segnalare le collaborazioni con Loic Bruni, Loris Vergier, Sam Blenkinsop, Danny Hart, il team MS Mondraker nel 2016 e quello con il team Canyon Factory Racing nel 2018, quest’ultimo tutt’ora in corso.

foto di claudio riotti con dimitri tordo e florian nicolai

A sinistra Dimitri Tordo, al centro il sottoscritto e a destra Florian Nicolai.

Abbiamo avuto l’occasione di poter girare con i due forti rider enduro francesi di livello mondiale, Florian Nicolai e Dimitri Tordo, e scambiare con loro alcune chiacchiere, oltre a rimanere estasiati dallo stile e dalla creatività che hanno nella guida, per di più su sentieri a loro sconosciuti.

Li abbiamo visti testare i nuovi prodotti per la mountain bike e dare feedback sui materiali, le forme e la vestibilità, tutto in un’ottica di miglioramento e massimizzazione delle prestazioni.

foto di due rider dainese

Davide Brugnoli, product manager Dainese, si confronta con Florian Nicolai sulle modifiche alla ginocchiera Enduro.

È questo il segreto di Dainese, se di segreto si può parlare: un continuo scambio di informazioni con i piloti e i rider che utilizzano i prodotti e un conseguente miglioramento e sviluppo di protezioni e capi d’abbigliamento sempre più a misura d’uomo, con le tecnologie più all’avanguardia.

foto di claudio riotti nel test dei prodotti dainese

Abbiamo subito messo alla prova i prodotti Dainese durante il giro sulle colline veronesi.

Dainese AWA, AWA Black e HG

Oggi Dainese è forte di una linea di abbigliamento da bici e mountain bike con giacche, pantaloni, maglie, guanti, protezioni e accessori, divisa con le sigle HG, AWA, AWA Black.

HG significa High Gravity e come si può dedurre è dedicata all’enduro e al downhill.

foto della giacca Dainese AWA Black 3L

La giacca Dainese AWA Black 3L con inserti riflettenti, cappuccio e paraspruzzi estraibile.

La sigla AWA sta per All Weather Activities, attività per tutte le stagioni, ed è una linea dinamica e trasversale che si può utilizzare in bici ma anche in altre attività sportive all’aperto.

AWA Black è la linea per il rider urbano, realizzata per essere versatile in bici, in ufficio, in città e nel tempo libero, con ogni condizione meteo. La stiamo testando e presto vi daremo i nostri pareri.

Per maggiori informazioni visitate il sito ufficiale Dainese.


KTM Prowler Sonic 2020, una mtb 29 polivalente in carbonio

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KTM Prowler Sonic 2020, una mtb 29 polivalente in carbonio

Con la Prowler Sonic 2020, KTM inserisce in catalogo una biammortizzata con ruote da 29″ ed escursione da 150 mm dallo spiccato carattere Trail e All Mountain.

Dopo le difficoltà degli anni ’80, lo storico marchio austriaco, fondato nel 1936 da Hans Trunkenpolz, con la creazione di una nuova società denominata KTM Fahrrad GmbH ha ripreso rapidamente quota sul mercato europeo.

Due rider in sella a mtb KTM della gamma 2020

La Prowler Sonic 2020 (a destra) è tra le bici top della gamma 2020 proposte dal marchio austriaco KTM.

Nel corso di questi anni l’azienda è diventata una importante realtà industriale, con oltre 400 dipendenti, una produzione che supera le 100.000 biciclette l’anno e un fatturato che nel 2017/2018 ha superato ormai a 240 milioni di euro.

La nuova linea produttiva ha spostato la produzione dei telai a Taiwan, conservando però sia la progettazione sia l’assemblaggio nello storico stabilimento di Mattighofen (da noi visitato), notevolmente ampliato e dotato delle più moderne tecnologie.

Una mtb biammortizzata KTM Prowler Sonic 2020

Il prezzo al pubblico (IVA inclusa) della mountain bike full suspended KTM Prowler Sonic 2020 non arriva ai 7.000 euro.

KTM Prowler Sonic 2020: caratteristiche tecniche della mtb

L’edizione 2020 della KTM Prowler Sonic, con il montaggio quasi esclusivamente Shimano, rappresenta una evoluzione del modello presentato nel 2017 alla fiera Eurobike di Friedrichshafen, con il quale l’azienda entrava per la prima volta nel mondo delle 29″ a lunga escursione.

Il telaio in carbonio, con il caratteristico tubo orizzontale sdoppiato nella parte alta, ha un design molto aggressivo.

L’escursione anteriore e posteriore da 150 mm con schema di sospensione Staight-Line-Link (SLL), un angolo sterzo di 67° e l’adozione del sistema Boost sull’asse anteriore e posteriore, non lasciano dubbi sulle buone prestazioni e l’ottima maneggevolezza anche sulle discese più sconnesse.

Dettaglio dello schema di sospensione della KTM Prowler Sonic 2020

Il dettaglio dello schema di sospensione della mtb KTM Prowler Sonic 2020.

Lo schema di sospensione e la posizione di guida abbastanza “dritta” con un angolo del tubo sella di 76,5°, ne fanno un mezzo che dovrebbe garantire buone performance anche in salita, sia nella pedalabilità che nei rilanci, a detta di KTM.

La geometria del telaio, tenendo il baricentro abbastanza basso, e i potenti freni Shimano XTR a 4 pistoni, conferiscono una elevata sicurezza di guida anche alle alte velocità e su sentieri dal fondo sconnesso, proponendo la Prowler Sonic come un mezzo realmente polivalente, in grado di fronteggiare qualsiasi situazione.

Il dettaglio del freno a disco anteriore montato sulla KTM Prowler Sonic 2020

Il dettaglio del freno a disco anteriore montato sulla Prowler Sonic 2020 del marchio KTM.

Con questa bici KTM proverà a soddisfare la domanda degli atleti più intrepidi ed esigenti, che amano frequentare i più insidiosi bike park o cimentarsi con avventure impegnative in ambienti wild, affrontando salite tecniche e lunghi tratti in discesa, con uno stile di guida moderno e disinvolto.

Il montaggio e gli allestimenti, con forcella e ammortizzatore FOX Float, la trasmissione Shimano XTR a 12 velocità e passaggio cavi interno, ne fanno un modello top di gamma, in vendita a un prezzo al pubblico (IVA inclusa) consigliato dal produttore di 6.999 euro.

Il dettaglio della trasmissione Shimano in uso sulla Il dettaglio del freno a disco anteriore montato sulla KTM Prowler Sonic 2020

Il dettaglio della trasmissione Shimano XTR M9100 equipaggiata sulla KTM Prowler Sonic 2020.

KTM Prowler Sonic 2020: dettagli allestimento

Telaio: Prowler 29″ Performance Carbon SLL150 / M-8606
Forcella: FOX 36 Float 29″ Factory 150 mm (kashima)
Ammortizzatore: FOX Float DPX2 Factory 3Position 230×65
Deragliatore Posteriore: Shimano XTR M9100-12 SGS shadow+
Leva Cambio: Shimano XTR M9100-12
Guarnitura: Shimano XTR M9120-32T
Pacco Pignoni: Shimano XTR M9100-12 / 10-51
Catena: Shimano XTR M9100-12
Freni: Shimano XTR M9120 4-Piston
Disco: Rotor MT900 CL 180/180 Freeza
Ruota Anteriore: KTM Prime Trail 29 CL 110-15TA 622x30TC TLR realizzato da DT Swiss
Ruota Posteriore: KTM Prime Trail 29 CL 148-12TA 622x30TC TLR realizzato da DT Swiss
Copertura Anteriore: Maxxis Minion DHF 3C-MaxxTerra/EVO/TR/ 58-622
Copertura Posteriore: Maxxis Minion DHR II 3C-MaxxTerra/EVO/TR/ 58-622
Manopole: Ergon GE10 Evo ergonomico
Manubrio: KTM Prime Trail35 Carbon rizer 20 800 mm
Attacco Manubrio: KTM Team Trail35
Serie Sterzo: KTM Team drop/in 1.1/8>1.5″ +5
Sella: Ergon SM10 Sport Men
Tubo Sella: FOX Transfer Factory internal
Carico Massimo (permissible total weight): 120 Kg
Peso (senza pedali): 13,2 Kg

La mountain bike biammortizzata KTM Prowler Sonic 2020 in azione in montagna

Nell’attesa di poter proporre ai nostri lettori il catalogo completo delle mtb 2020 KTM vi consigliamo di visitare il sito ufficiale del brand austriaco per ulteriori informazioni su questo o altri modelli.

Orbea Laufey, la hardtail da 29″ con un’anima enduro

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Orbea Laufey, la hardtail 29" con un'anima enduro

La mtb Orbea Laufey è una trail bike proposta per la stagione 2020 giocosa e versatile, un hard tail economica nata in Spagna, ideata per dimostrare che il divertimento non richiede grossi investimenti, né un ammortizzatore posteriore.

Si tratta di una mountain bike “tutto fare” con geometrie moderne che la rendono estremamente polivalente. È dotata di ruote plus da 29 pollici, telaio in alluminio e una forcella anteriore da 140 millimetri di escursione.

Particolarità degna di nota, troviamo un reggisella telescopico di serie su tutta la gamma e montaggio di tutto rispetto.

Viene offerta in tre allestimenti a partire da 1.299 euro, richiesti per il modello base Laufey H30, dotata di forcella Rock Shox Recon e trasmissione monocorona con cambio Shimano SLX a 11 Velocità.

foto action orbea laufey

Orbea Laufey 2020: caratteristiche tecniche

La geometria della Laufey è orientata alla polivalenza, un mezzo performante in salita e “schiacciasassi” in discesa, per quanto lo può essere una front.

Le ruote da 29″ hanno una gomma con sezione che è una via di mezzo tra il plus e le misure normali, quello che noi abbiamo definito il pneumatico semiplus da 2,6″: offrono la massima velocità e un’abbondante superficie di contatto con il terreno, con una maggiore quantità di tasselli che mordono il trail e garantiscono la massima aderenza anche sui sentieri più difficili, sia in frenata che in pedalata, senza però risultare imprecisi come i 2,8″ o i 3″. Grazie a questa scelta la Laufey permette una buona trazione in curva e in frenata.

Vista la scarsità di concorrenti della stessa categoria può essere considerata sicuramente una bici di nicchia, ma al contempo grazie alla sua versatilità è adatta per i principianti alle prime armi, così come per chi ama sperimentare.

Potrebbe, viste le sue peculiari caratteristiche, diventare una delle bici che mancano nella propria collezione di mountain bike.

dettagli orbea laufey

Orbea Laufey: il telaio

Il telaio della Orbea Laufey è in alluminio idroformato, sagomato con una speciale lavorazione in fase di curvatura. La struttura è curata nel dettaglio per garantire la massima forza e la necessaria resistenza alle flessioni indesiderate.

Grazie all’esperienza maturata con la produzione di telai in carbonio, Orbea sfrutta le proprie conoscenze tecniche per ottimizzare peso e resistenza delle tubature in alluminio, avendo come obiettivo una MTB leggera ma robusta, affidabile e sempre pronta all’azione.

Per ottenere questo risultato, lo chassis viene assemblato alleggerendo le zone centrali lontane da punti di stress, e rinforzando invece le giunzioni e le parti terminali delle tubazioni, con uno spessore interno maggiorato.

Vista la sezione abbondante dei pneumatici, il carro posteriore è stato studiato appositamente ed è dotato di foderi forgiati al CNC. Questa soluzione ben poco economica ma necessaria, offre la giusta rigidità e robustezza per una bici praticamente unica nel suo genere.

dettaglio del telaio orbea laufey

Orbea Laufey: geometria da trail bike

Le geometrie del telaio sono studiate per offrire stabilità e maneggevolezza. L’angolo sterzo molto aperto da 65,5 gradi conferisce una grande stabilità. Questo, abbinato a un tubo orizzontale più lungo, offre maggiore spazio al rider per i movimenti e una grande sicurezza in discesa e nelle sezioni ripide.

Il passo complessivo della bici è abbondante, varia a seconda della taglia ma è studiato per aumentare ulteriormente il controllo alle alte velocità. Il movimento centrale è basso, per ottenere maggiore agilità durante le curve, rendendo la guida facile, intuitiva e naturale.

L’angolo sella è piuttosto verticale con 75°, così da massimizzare le prestazioni in fase di pedalata.

Il tubo piantone sella è molto corto, per alloggiare reggisella telescopici con maggiore escursione, soluzione volta a offrire una posizione di guida più attiva in fase di discesa, con maggiore spazio a disposizione.

geometrie Orbea Laufey

Orbea Laufey 2020: gli allestimenti

L’Orbea Laufey viene offerta in tre allestimenti: Laufey H30, Laufey H10 e Laufey H-Ltd.

Il telaio in alluminio rimane sempre lo stesso ma viene presentato con una diversa colorazione per ogni singolo modello.

Orbea Laufey H-Ltd – 1.999 euro

Il modello Top di gamma Laufey H-Ltd viene venduta con un prezzo di 1.999 euro. Sicuramente meno accessibile ma dotata di componenti di maggiore pregio tra cui spicca ad esempio la forcella Fox Float Performance con steli da 34 a tre posizioni regolabili. Manubrio e attacco manubrio sono affidati alla pregiata componentistica Race Face. Cambio Shimano XT con trasmissione monocorona mista SLX da 12 velocità. Sella Fizik Taiga S, con carrello in alluminio.

Telaio: Orbea Laufey Hydro 2020 Triple Butted 29″ Boost 12×148 ISCG 05
Forcella: Fox 34 Float Performance 140 3-Position QR15x110
Guarnitura: OC1 Alloy forged Boost 32t 12S
Serie sterzo: Acros Alloy 1-1/8 – 1-1/2″ Integrated
Manubrio: Race Face Aeffect 35 20mm Rise 780mm
Attacco: Race Face Aeffect 35mm interface
Leve: Shimano SLX M7100
Freni: Shimano MT501 BR520 Hydraulic Disc
Pignoni: Shimano SLX M7100 10-51t 12-Speed
Cambio: Shimano XT M8100 SGS Shadow Plus
Catena: Shimano M7100
Ruote: Orbea Tryp 30c Disc Tubeless ready
Pneumatico: Maxxis Rekon 2.60″ FB 60 TPI Dual Exo TR
Reggisella: OC2 Dropper 31.6mm
Sella: Fizik Taiga S-alloy rail

Orbea Laufey H-Ltd

Orbea Laufey H10 – 1.599 euro

Il modello intermedio Laufey H10 è disponibile per 1.599 euro. Arricchisce la dotazione con una forcella Marzocchi Bomber Z2 sempre da 140 mm. La trasmissione monocorona passa da 11 a 12 velocità ed è Shimano SLX con un range che va da 10 a 52 denti. Freni Shimano Deore più performanti, modello MT501.

Telaio: Orbea Laufey Hydro 2020 Triple Butted 29″ Boost 12×148 ISCG 05
Forcella: Marzzocchi Bomber Z2 140 QR15x110
Guarnitura: OC1 Alloy forged Boost 32t 12S
Serie sterzo: FSA 1-1/8 – 1-1/2″ Integrated
Manubrio: OC1 35mm 12mm Rise 780mm
Attacco: OC1 3D Forged 35mm interface 7º
Leve: Shimano SLX M7100
Freni: Shimano MT501 BR500 Hydraulic Disc
Pignoni: Shimano SLX M7100 10-51t 12-Speed
Cambio: Shimano SLX M7100 SGS Shadow Plus
Catena: KMC X12
Ruote: Orbea Tryp 30c Disc Tubeless ready
Pneumatico: Maxxis Rekon 2.60″ FB 60 TPI Dual Exo TR
Reggisella: OC2 Dropper 31.6mm
Sella: Selle Royal 2043 HRN

Orbea Laufey H10

Orbea Laufey H30 – 1.299 euro

Si parte dal modello base Laufey H30, con un prezzo di listino molto accessibile fissato a 1.299 euro. Il montaggio include una performante forcella Rockshox Recon RL Solo Air con 140 mm di escursione, la trasmissione è monocorona da 11 velocità con comando e cambio Shimano SLX. Pacco pignoni Sunrace con range che va da 11 a 46 denti. Freni idraulici entry level Shimano modello MT201. Ruote tubeless ready con canale interno da 30 mm, e copertoni modello Maxxis Rekon da 2,6“. Reggisella telescopico OC2 Dropper con sella Royal.

Scheda tecnica:
Telaio: Orbea Laufey Hydro 2020 Triple Butted 29″ Boost 12×148 ISCG 05
Forcella: RockShox Recon RL Crown adjust Q15X110 Boost Solo Air 140mm
Guarnitura: OC1 Alloy forged Integrated spindle Boost 32t 11S
Serie sterzo: FSA 1-1/8 – 1-1/2″ Integrated
Manubrio: OC1 35mm 12mm Rise 780mm
Attacco: OC1 3D Forged 35mm interface 7º
Leve: Shimano SLX M7000
Freni: Shimano MT201 Hydraulic Disc
Pignoni : Sun Race CSMS8 11-46t 11-Speed
Cambio: Shimano SLX M7000 GS Shadow Plus
Catena: KMC X11
Ruote: Orbea Tryp 30c Disc Tubeless ready
Pneumatico : Maxxis Rekon 2.60″ FB 60 TPI Dual Exo TR
Reggisella: OC2 Dropper 31.6mm
Sella: Selle Royal 2043 HRN

Orbea Laufey H30

Per maggiori informazioni su questo o altri prodotti vi consigliamo di consultare il sito ufficiale Orbea

Olympia F1-X 2020: una mountain bike da 29″ per XC aggressivo

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Olympia F1-X 2020: una mountain bike da 29″ per XC aggressivo

Olympia – marchio italiano nato a Milano in Porta Romana alla fine del XIX secolo e che oggi ha il proprio stabilimento da 4.400 mq a Piove di Sacco, a metà strada tra Padova e Chioggia – ha presentato da pochi giorni la nuova F1-X 2020, una mountain bike biammortizzata da 29″ da cross country e/o marathon, evoluzione della F1 X Race XX1E 2019 presentata in questo articolo da noi tempo fa.

Cosa è cambiato in un anno? Molte cose in diversi aspetti, dalla componentistica alle geometrie, per consentire ai rider di affrontare discese e percorsi sempre più tecnici e tortuosi, come succede da un po’ di tempo a questa parte in coppa del mondo.

D’altra parte Olympia ha potuto avvalersi dei preziosi consigli forniti dai propri atleti dell’Olympia Factory Team, in primis i fratelli Luca e Daniele Braidot, impegnati nei più importanti circuiti internazionali di XC e Marathon.

Il dettaglio del carro corto della mtb Olympia F1-X 2020

Olympia F1-X 2020: caratteristiche tecniche

Toray, una delle sei industrie al mondo che producono oltre il 90% dei telai in carbonio per biciclette, ha realizzato il telaio della Olympia F1-X 2020, un monoscocca composto da fibre T1000, T800, T700 e M40J, usate in modo differente a seconda delle sollecitazioni che andranno a subire.

Grazie alla tecnologia EPS – che elimina il materiale in eccesso e consente di ottenere il massimo controllo delle superfici e degli spessori sia all’interno sia all’esterno del telaio – è stato possibile ridurne il peso di circa il 10% rispetto al modello precedente e contemporaneamente aumentarne la rigidità.

Una mtb biammortizzata Olympia F1-X 2020

Il carro è di qualche millimetro più corto del modello precedente e, sfruttando le caratteristiche fisiche del carbonio, i foderi sono stati rimodellati per incrementare l’elasticità del carro stesso ad ammortizzatore bloccato, così da ottenere più comfort nella guida e contemporaneamente una maggiore aderenza della ruota posteriore al terreno.

L’Olympia F1-X 2020 inoltre utilizza un fulcro in carbonio, il quale abbinato a un ammortizzatore Trunnion – che, per sue caratteristiche, a parità di escursione lo rendono più compatto rispetto a un ammortizzatore standard – rende il carro posteriore più compatto e graduale nella sua azione, grazie anche a un aumento di 5 mm della propria escursione.

Il dettaglio del sistema di sospensione della mtb Olympia F1-X 2020

Una novità riguarda i cablaggi: questi adesso passano sopra al movimento centrale raccordandosi con il carro, per una migliore protezione.

In più, per evitare che il fango vada a sporcarli, vengono protetti da una placca in gomma posizionata nello snodo tra il carro e il telaio, alla base del tubo sella (il cui innesto è stata rinforzato). Piccoli accorgimenti che denotano un’attenzione costruttiva superiore.

Per favorire lo scorrimento dei cavi, inoltre, sono stati integrati i cablaggi e sono stati applicati dei nottolini orientati nel senso di ingresso dei cavi.

Le geometrie seguono i dettami moderni con la verticalizzazione del tubo sella, che ora arriva a 75°, l’abbassamento dello stack, l’allungamento del reach, una maggior apertura dell’angolo di sterzo di ben 1,5 gradi (adesso è a 69°) e una contemporanea riduzione del rake della forcella che ora diventa 44 mm.

Le geometrie delle mtb della gamma Olympia F1-X 2020

La tabella con le geometrie delle mtb della gamma Olympia F1-X 2020 per taglia.

Tutte queste migliorie telaistiche rendono la Olympia F1-X 2020 una bicicletta estremamente facile da pedalare, veloce in salita ma che non disdegna le discese tecniche e che è estremamente guidabile nei cambi di traiettoria.

Uno storico punto di forza delle biciclette da XC Olympia è rappresentato dallo Stability Control: il tubo orizzontale e quello obliquo sono doppiamente collegati al nodo sterzo e formano la tipica forma a “O”, chiaramente visibile lateralmente. Questa particolare conformazione del telaio consente di aumentarne la rigidità e riduce le sollecitazioni della zona sterzo, mantenendo l’angolo di sterzo contenuto e, di conseguenza, un passo ridotto a tutto vantaggio della maneggevolezza.

La Olympia F1-X 2020 è predisposta per il montaggio di pneumatici di sezione fino a 2,35″ (le coperture di serie sono le Vittoria Barzo con sezione da 2,25”) e monta battute boost da 110 mm all’anteriore e 148 mm al posteriore.

Il dettaglio del telaio della Olympia F1-X 2020 con Stability Control

Olympia F1-X 2020: allestimenti

Le versioni della F1-X 2020 sono 5 e sono in ordine decrescente di prezzo: Race XX1E AXS, EVO-R1, Super, Team 1S e Race GXE. In catalogo è disponibile nelle misure da S a XL, in cinque allestimenti e due colorazioni: Bianco/Blu/Arancio/Carbonio e Nero/Grigio/Verde/Carbonio.

Tutte le versioni montano al posteriore un ammortizzatore FOX Float DPS Factory con escursione da 100 mm e montaggio Trunnion mentre all’anteriore montano, nella configurazione base, la forcella Fox 32 Float Rhythm da 100 mm (eventualmente si può montare per ogni versione la forcella Fox 32 Float Stepcast Performance con un sovrapprezzo di 110 euro o l’ottima Fox 32 Float Stepcast Factory con 470 euro).

Sempre per tutte le versioni è disponibile, come optional, il montaggio dell’utile reggisella telescopico TRANZX JD-YSP07 a 115 euro.

Olympia F1-X Race XX1E AXS 2020 – 7.054 euro

La versione top di gamma monta il gruppo Sram XX1 Eagle a 12 velocità 10/50 con corona a 34 denti e con il cambio bluetooth AXS senza fili, freni Shimano XTR BR-M9100 e cerchi ZTR Arch MK3 (che possono essere sostituiti dai PMP Nitro con 148 euro, dai Vittoria Reaxcion SL con 473 euro o dai cerchi in carbonio Miche K4 Carbon con 914 euro). Il manubrio è un Ritchey WCS Carbon 2X 9D, ovviamente in carbonio, da 740 mm di larghezza.

Una mountain bike full Olympia F1-X Race XX1E AXS 2020

La mountain bike full suspended Race XX1E AXS 2020 è la top di gamma Olympia F1-X .

Olympia F1-X EVO-R1 2020 – 5.905 euro

Un gradino sotto troviamo la versione EVO-R1, nella quale viene montato il gruppo Shimano XTR 9100 a 12 velocità 10/51 con corona a 34 denti. I freni sono gli stessi del modello precedente, ovvero gli ottimi Shimano XTR BR-M9100 mentre i cerchi sono i ZTR Crest MK3 e in ordine non possono essere sostituiti da nessun altro modello. Il manubrio, infine, è il Ritchey WCS 2X 9D in alluminio da 720 mm di larghezza.

Olympia F1-X Super 2020 – 4.722 euro

Il modello intermedio prevede di serie il gruppo SRAM XO1 Eagle a 12 velocità 10/50 con corona a 34 denti, i freni sono gli Shimano XT BR-M8100 mentre i cerchi sono i ZTR Arch MK3 (che possono essere sostituiti dai PMP Nitro con 148 euro, dai Vittoria Reaxcion SL con 473 euro o dai cerchi in carbonio Miche K4 Carbon con 914 euro). Anche per questo modello il manubrio è il Ritchey WCS 2X 9D in alluminio da 720 mm di larghezza.

Una mtb full suspended Olympia F1-X Super 2020

La mtb biammortizzata Olympia F1-X Super 2020.

Olympia F1-X Team 1S 2020 – 4.332 euro

Su questo allestimento troviamo il gruppo Shimano XT CS-M8100 a 12 velocità 10/51 con corona a 34 denti, i freni Shimano XT BR-M8100 mentre i cerchi sono i ZTR Crest MK3 e in ordine non possono essere sostituiti da nessun altro modello. Il manubrio è un Ritchey Trail 2X 9D in alluminio da 740 mm di larghezza.

Olympia F1-X RACE GXE 2020 – 4.142 euro

Infine l’allestimento di partenza, che vede un gruppo SRAM GX con cassetta a 12 velocità 10/50 sempre con la corona a 34 denti, i freni sono gli Shimano BR-MT500 e i cerchi sono i ZTR Arch MK3 (che anche in questo caso possono essere sostituiti dai PMP Nitro con 148 euro in più, dai Vittoria Reaxcion SL con 473 euro o dai cerchi in carbonio Miche K4 Carbon con 914 euro). Anche per questo modello il manubrio è il Ritchey Trail 2X 9D in alluminio da 740 mm di larghezza.

Per chi è adatta l’Olympia F1-X 2020?

Ci sentiamo di consigliare questa bici da XC/marathon a chi ha già sulle spalle qualche anno di esperienza e desidera fare quel salto di qualità sia in termini di componentistica che di geometrie così da poter affrontare i percorsi con una bicicletta leggera, veloce e agile che senza dubbio alcuno vi farà togliere delle enormi soddisfazioni.

Detto questo, l’allestimento di partenza senza nessun upgrade vi consentirà di entrare nel mondo cross country dalla porta principale con un mezzo decisamente interessante e con soluzioni tecniche e progettuali assolutamente aggiornate.

La gamma Olympia, oltre alla F1-X 2020, comprende anche biciclette hardtail, numerosi modelli a pedalata assistita, bici da strada e city bike.

In attesa di poter pubblicare sul nostro sito il catalogo completo delle mtb Olympia 2020, per ulteriori informazioni potete consultare il sito ufficiale del brand Olympia.

FSA KFX 2020: la pedivella della nuova linea che sostituisce la K-Force

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Guarnitura KFX fsa 2020

La nuova linea FSA KFX propone componenti per mountain bike leggeri e robusti, andando a sostituire la serie K-Force.

FSA, Full Speed Ahead, dopo aver mostrato a inizio anno delle immagini di alcuni prototipi, ha finalmente pubblicato le caratteristiche e le immagini della versione definitiva dei componenti della serie KFX, che abbiamo poi potuto toccare con mano agli Eurobike Media Days dello scorso luglio.

I componenti di questa nuova linea top di gamma sono cinque: un attacco manubrio, due manubri, un reggisella e delle nuove pedivelle in alluminio.

Tutti i componenti sono caratterizzati da un’elevata leggerezza e resistenza, ma ciò che più incuriosisce è il materiale scelto per pedivelle e reggisella, ovvero l’alluminio al posto del carbonio.

Iniziamo ora a parlare nel dettaglio della guarnitura per mountain bike FSA KFX, disponibile alla vendita tra l’autunno e inverno 2019, con prezzo ancora da definire.

guarnitura per mountain bike FSA KFX

Pedivelle FSA KFX: due gusci in alluminio lavorati in CNC

La guarnitura FSA KFX va a sostituire la FSA K-Force, da cui non ereditano praticamente nulla: si tratta di un progetto totalmente nuovo ad iniziare dal materiale usato.

Le nuove pedivelle FSA KFX sono realizzate in alluminio con un processo costruttivo innovato: dove due gusci di alluminio vengono infatti uniti insieme attraverso un collante e “scanalature” a incastro.

Il risultato estetico di questa soluzione è molto elegante e ha l’aspetto di una pedivella monoscocca.

I due gusci di cui sono composte le pedivelle sono realizzati da un blocco unico di alluminio, lavorato con macchine CNC ad alta velocità da circa 15.000 giri al minuto.

L’interno dei due gusci è vuoto per mantenere il peso molto basso, ma grazie a una struttura studiata nei minimi dettagli la rigidità è molto elevata.

A testimonianza della rigidità delle pedivelle FSA KFX vi sono i dati dei test di carico dichiarati che riportano un valore di flessione di soli 2,16 millimetri con 180 kg di forza applicata all’estremità.

Grazie a questa soluzione la guarnitura FSA KFX è più leggera di 15 grammi rispetto alla FSA K-Force in carbonio, un peso davvero interessante per delle pedivelle in alluminio.

dettagglio della guarnitura per mountain bike FSA KFX

Specifiche tecniche guarnitura FSA KFX

Vediamo ora le specifiche tecniche delle pedivelle mtb FSA KFX.

  • Disponibili per sistema 1X o 2X
  • Lunghezza pedivelle da 170 mm o 175 mm
  • Fattore-Q 169 mm
  • Linea catena 48,8 mm
  • Corone disponibili da 28, 30, 32, 34, 36 e 38 denti
  • Colore nero anodizzato
  • Peso dichiarato del kit completo pari a 520 grammi

Per ulteriori informazioni sui componenti di Full Speed Ahead potete visitare il sito ufficiale FSA, dove saranno presto disponibili tutte le informazioni di dettaglio sulla nuova linea FSA KFX.

Shimano XTR, XT e SLX a 12v: per chi sono? Differenze, pesi e prezzi

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Gruppi Shimano XTR, XT e SLX a 12 velocità

La casa giapponese Shimano produce componenti per biciclette dal 1921. Negli anni ha differenziato e sviluppato costantemente i propri gruppi e trasmissioni, creando il primo gruppo per mountain bike nel 1983 e chiamandolo Deore XT.

Il primo XTR è arrivato nel 1992, i freni a disco XTR idraulici nel 2002, il primo 2×10 nel 2011 e il primo gruppo 1×11 nel 2015.

foto del cambio shimano xt 12v

Le nuove pulegge del cambio a 12 velocità sono maggiorate, presentano infatti 13 denti.

Seguendo le tendenze e gli sviluppi inarrestabili del mondo MTB, nel 2018 il catalogo Shimano si è arricchito con il gruppo Shimano XTR a 12 velocità e quest’anno sono arrivati i nuovi gruppi Shimano Deore XT ed SLX a 12 velocità.

In questo articolo andiamo a spiegare le differenze tra i vari gruppi Shimano a 12 velocità SLX, XT e XTR e a chiarire la loro destinazione d’uso, parlando anche di pesi e di prezzi.

foto del gruppo xtr shimano

Il gruppo completo XTR rappresenta il top di gamma Shimano in ambito MTB.

La gerarchia Shimano e le guarniture doppie e singole

In un precedente articolo abbiamo parlato della gerarchia di tutti i gruppi Shimano, quindi come districarsi tra le sigle, in ordine di qualità crescente, chiamate Tourney, Altus, Acera, Alivio, Deore, SLX, Deore XT e XTR. Abbiamo parlato anche delle varie caratteristiche e prezzi di queste serie: trovate tutte le informazioni nella “Guida alla scelta dei gruppi Shimano mtb“.

Parlando invece di guarniture, nel nostro tutorial “come scegliere una guarnitura Shimano doppia o singola” spieghiamo nel dettaglio le differenze e i vantaggi di uno o l’altro sistema (oltre a un importante capitolo sullo sviluppo metrico), ricordando che Shimano lascia la scelta al consumatore finale senza forzarlo verso una soluzione obbligata al monocorona.

Detto ciò, anche per il 2020 si potrà scegliere tra doppia o singola, come già visto nell’articolo che spiega nel dettagli le caratteristiche dei gruppi Shimano Deore XT e SLX a 12 velocità.

foto delle cassette Shimano XT e SLX

La cassetta XT e SLX differiscono per i pignoni maggiori e il peso: rispettivamente 470 e 534 grammi.

Shimano XTR, XT e SLX a 12v: differenze

Entrando nello specifico, vediamo ora le differenze costruttive e prestazionali i pesi dichiarati dalla casa e i prezzi di listino dei gruppi Shimano XTR, XT e SLX a 12v, gli ultimi tre nati per la MTB della casa nipponica.

Diciamo subito che l’XT e l’SLX presentano pressoché le stesse tecnologie e caratteristiche del top di gamma XTR: sono una praticamente una versione più economica ma condividono un feeling di guida, cambiata e frenata molto simili a quelle del gruppo più race di Shimano.

Le differenze sono chiaramente nel peso che aumenta nei due gruppi inferiori, qualche caratteristica in meno a livello tecnico ed ergonomico, delle finiture meno pregiate e il prezzo che diminuisce man mano che si scende di gamma.

foto del gruppo shimano xt nel test

La tecnologia Hyperglide+ consente cambiate più veloci e fluide, qui nel test del gruppo Shimano XT.

Per quanto riguarda l’affidabilità invece, XT ed SLX non sono assolutamente inferiori all’XTR, anzi, i materiali più robusti sono pensati proprio per durare nel tempo, a differenza dell’XTR che unisce alte prestazioni a pesi contenuti e materiali leggeri, ponendo la performance davanti all’affidabilità e la durata.

Segnaliamo che le corone delle guarniture sono intercambiabili tra i vari gruppi e tutte le cassette presentano la tecnologia Hyperglide+ che permette una cambiata più fluida ed efficiente in entrambe le direzioni, con un trasferimento di potenza più fluido che aumenta il comfort e riduce l’affaticamento.

Per un confronto, un gruppo XTR completo pesa 365 grammi in meno di un gruppo XT (montato con le stesse caratteristiche).

Nei gruppi XT ed SLX mancano una leva freno dedicata all’XC, presente invece nell’XTR, e i comandi del cambio ISPEC-EV hanno meno possibilità di rotazione (20° su XT anziché i 60° dell’XTR).

foto del manettino cambio shimano xt

La leva inferiore del manettino cambio XT e XTR presenta un rivestimento gommato, assente nell’SLX.

Gruppi Shimano XTR, XT e SLX a 12 velocità: pesi e prezzo

Compariamo i tre gruppi a livello di pesi e prezzo, tenendo presente i montaggi come specificato per ogni gruppo. Segnaliamo anche i pesi e i prezzi delle cassette, elemento che assieme alla guarnitura differisce maggiormente da un gruppo all’altro in termini di peso e prezzo.

Gruppo Shimano XTR 12v
Il prezzo per il gruppo Shimano XTR M9100 12v completo è di 2.067 euro, comprendendo guarnitura 1x e corona 30T, cambio 12v e comando, freni, catena, movimento centrale e cassetta 12v 10-51 CS-M9100.
Riguardo alla cassetta, il materiale è duralluminio (un tipo particolare di lega di alluminio) per i 3 pignoni maggiori, titanio per i cinque pignoni sottostanti, tutti montati su uno spider in carbonio composito e acciaio per i 4 pignoni minori.
Peso dichiarato: 359 grammi la cassetta 10-51T e 349 grammi la 10-45T.
Prezzo cassetta Shimano XTR 12v 10-51T o 10-45T: 379,99 euro.
Il peso del gruppo Shimano XTR M9100 12v è di 1,469 kg con guarnitura 1x, catena, cassetta, cambio e comando cambio.

Gruppo Shimano XT 12v
Lo Shimano XT M8100 completo ha un prezzo al pubblico di 1.064,89 euro  e si riferisce alla guarnitura 1x e corona da 30T, cambio 12v più il comando, freni, catena, cassetta 12v 10-51 CS-M8100 e movimento centrale.
La cassetta a 12 velocità ha un range di 10-45T o 10-51T. Solo i due pignoni più grandi sono in duralluminio e tutti gli altri in acciaio.
Pesi dichiarati cassetta XT 10-51T: 470 grammi; cassetta XT 10-45T: 461 grammi.
Prezzo cassetta Shimano XT 12v 10-51T o 10-45T: 179,99 euro.
Il peso del gruppo Shimano XT M8100 è di 1,746 kg con guarnitura 1x, catena, cassetta, cambio e comando cambio.

Gruppo Shimano SLX 12v
Il gruppo Shimano SLX M7100 ha un prezzo di 778,39 euro montato con guarnitura 1x e corona 30T, cambio 12 velocità e comando cambio, freni, catena, movimento centrale e cassetta 12v 10-51 CS M7100.
La cassetta ha un range di 10-45T o 10-51T e presenta solo il pignone maggiore in duralluminio.
Pesi dichiarati cassetta SLX 10-51T: 534 grammi; 10-45T: 513 grammi.
Prezzo cassetta Shimano SLX 12v 10-51T o 10-45T: 119,99 euro.
Il peso del gruppo Shimano SLX M7100 è di 1,854 kg con guarnitura 1x, catena, cassetta, cambio e comando cambio.

foto della cassetta XT Shimano

Lo spider di tutte le cassette a 12 velocità Shimano è in alluminio, qui la cassetta XT.

Gruppi Shimano XTR, XT e SLX a 12v: tiriamo le somme

Facendo un paio di conti, a parità di componenti, tra i gruppi XTR e XT ci sono praticamente mille euro di differenza, mentre tra XT ed SLX solamente 285 euro.

Per quanto riguarda i pesi, le differenze sono di 277 grammi tra un gruppo XTR e uno XT e solo 108 grammi tra XT ed SLX.

Ribadiamo che quasi ogni componente dei vari sistemi è intercambiabile e si possono montare configurazioni miste per raggiungere il massimo compromesso tra prestazioni, peso e prezzo.

A tal proposito io sceglierei una cassetta di alta gamma con un cambio di gamma media, essendo quest’ultimo purtroppo l’anello debole del sistema bici (specialmente in un utilizzo all mountain ed enduro), sempre esposto ad urti e colpi e destinato ad una vita generalmente breve.

In caso di rottura, con poca spesa si può sostituire senza troppi rimpianti. Inoltre una cassetta leggera cambia la reattività della ruota e la maneggevolezza del posteriore (ci sono ben 175 grammi tra cassetta XTR ed SLX).

foto della frizione del cambio

Presente in tutti e tre i gruppi la frizione attivabile sul cambio che evita gli ondeggiamenti e rende ancor più silenziosa la trasmissione.

Conclusioni

Il nuovo gruppo SLX a 12v nasce per tutti gli entusiasti della mountain bike che cercano prestazioni di qualità superiore ai gruppi entry level e soprattutto vogliono passare a un sistema a 12 velocità economico e affidabile.

Il gruppo Deore XT 12v è il cavallo di battaglia di Shimano, affidabile e dal prezzo relativamente contenuto, formato da componenti dal peso nella media che forniscono una performance precisa ed efficace nel tempo, con quasi tutte le caratteristiche del fratello top di gamma. Ricordiamo che è l’unico gruppo che propone un doppio set di ruote, una coppia XC/marathon e l’altra da trail/enduro, con canale tubeless in alluminio.

Lo Shimano XTR 12v, dove R sta per Racing, è il gruppo senza compromessi: peso contenuto, prestazioni e personalizzazione al top, massima velocità di cambiata e attuazione e chiaramente prezzo più elevato.

A voi la scelta!

Per maggiori informazioni visitate il sito ufficiale Shimano.

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