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Nuove scarpe Scott mtb Premium e RC Lace 2017

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foto delle scott rc lace e delle scott mtb premium 2017

Due nuovi modelli si aggiungono al vasto catalogo dell’azienda elvetico americana Scott. Uno è dedicato agli appassionati di mountain bike d’élite mentre l’altro è pensato per i biker in cerca di un prodotto dalle alte prestazioni per l’xc, il ciclocross e il gravel.

Scarpe Scott RC Lace 2017

Lo stile “vintage” piace a sempre più appassionati di due ruote, che siano da strada o mountain bike.

Scott propone infatti due modelli, uno road e uno offroad, che richiamano uno stile retrò ma racchiudono una serie di tecnologie all’avanguardia.

foto delle scarpe scott rc lace 2017

Il look delle Scott Rc Lace 2017 è un riuscito connubio tra vintage e moderno.

Le scarpe Scott mtb RC Lace sono dotate di stringhe per offrire una calzata precisa ed estremamente personalizzabile, puntando alla leggerezza data anche dalla suola in carbonio HMX PU a due componenti.

La tomaia è realizzata in microfibra e Nylon 3D “air mesh”, una particolare struttura a rete; è perforata e saldata al laser con un disegno asimmetrico per offrire una calzata ottimizzata che segua il disegno del piede.

La soletta ErgoLogic è dotata di un inserto metatarsale e un supporto dell’arco plantare regolabile.

L’indice di rigidezza della suola in carbonio è pari a 9. Il disegno della suola è minimale, la mescola della gomma è denominata Sticki e presenta i due classici chiodi sostituibili sull’avampiede per aumentare il grip.

Taglia: 38-48. Peso: 350 grammi in taglia 8,5.

Prezzo consigliato al pubblico: 249 euro.

Scott mtb Premium 2017

Le scarpe Scott mtb Premium sono invece pensate per un uso cross country, ciclocross e gravel, per chiunque cerchi un prodotto performante e di alta gamma; presentano un indice di rigidità 9 della suola in carbonio, in modo da offrire un’ottima spinta sul pedale e un grande assorbimento delle vibrazioni.

foto delle scarpe mtb scott premium 2017

Le Scott mtb Premium sono indicate anche per un uso gravel data la loro leggerezza e rigidità.

Le mtb Premium sono dotate di una chiusura con sistema Boa IP-1, quindi senza lacci ma con un cavo e un cricchetto per regolare micrometricamente la tensione della scarpa. In aggiunta, due strap in velcro offrono un’ulteriore regolazione per l’avampiede, in modo da garantire una perfetta calzata.

Come sulla RC Lace, la tomaia è asimmetrica, traforata e traspirante, grazie alla realizzazione in rete di microfibra 3D air mesh. La soletta ErgoLogic è dotata di un supporto dell’arco plantare regolabile e di un inserto metatarsale rimovibile.

La suola X-Traction garantisce grip in tutte le situazioni e presenta i due chiodi sostituibili sull’avampiede.

Taglia: 38-48. Peso: 345 grammi in taglia 8,5.

Prezzo consigliato al pubblico: 289 euro.

All’inizio di questa stagione avevamo testato le Scott Team Boa con un indice di rigidità pari a 8, che già ci avevano soddisfatto in ambito xc e all mountain, mentre su strada.bicilive.it trovate il test delle Scott Road RC, un prodotto di alta gamma e prestazioni al top.

Qui trovate il catalogo e listino prezzi delle mtb Scott 2017 mentre in questo speciale abbiamo riunito diverse gravel bike e bici da ciclocross 2017.

Per maggiori informazioni visita il sito Scott.


Test gilet smanicato mtb antivento Double3 Spirit

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test-abbigliamento-gilet-double-3-spirit-2

A CosmoBike Show 2016 abbiamo avuto l’occasione di toccare con mano i prodotti 2017 di Double3, il marchio di abbigliamento tecnico per mountain bike, dove tutto è rigorosamente Made in Italy, dalla progettazione alla produzione.

La filosofia di Double3 si allontana dai classici marchi di abbigliamento, lavorando direttamente sul territorio italiano per mantenere standard qualitativi elevati sia del prodotto finale sia dell’ambiente di lavoro.

Bicilive.it sta testando i prodotti di punta di questa gamma, ad iniziare dallo smanicato mtb chiamato Spirit.

È stato presentato nel 2016 ma alcuni interessanti aggiornamenti lo hanno arricchito nell’arco della stagione.

Smanicato mtb Double3 Spirit: dettagli tecnici

Lo Spirit è un gilet antivento con destinazione principale di utilizzo nell’ambito ciclistico, ma è stato progettato con l’idea di essere un capo multifunzionale.

Si tratta di una combinazione di tre tessuti, che la rende sfruttabile in diversi ambienti sportivi e anche come semplice giacca pre-post allenamento.

La parte frontale del gilet è composta da un tessuto con membrana antivento e antipioggia, mentre quella posteriore è stata progettata puntando alla massima traspirazione e termoregolazione, quindi presenta un tessuto più leggero e traspirante.

Il cappuccio, ergonomico, è costruito con una fodera interna realizzata in rete di poliestere per migliorare l’isolamento della testa; il tessuto esterno è a sua volta termoregolatore e traspirante.

Peso in taglia L: 290 grammi.

fronte e retro del gilet da ciclismo double 3 spirit

Double 3 Spirit è un gilet antivento multifunzionale dotato di cappuccio e realizzato con una combinazione di tre tessuti. Il peso è di 290 g (taglia L/XL), è disponibile in 2 taglie (S/M e L/XL) e il prezzo di listino è di circa 115 euro.

La prova del gilet antivento Spirit

Sono alto 187 cm circa per 82 kg e ho testato una taglia L.

Una volta indossato, lo Spirit risulta ben aderente nella parte superiore e il tessuto elastico lo rende confortevole senza limitare i movimenti, nemmeno quelli più ampi.

L’elastico nella parte inferiore garantisce una buona aderenza durante la pedalata e anche nei tratti discesistici più movimentati.

La tasca posteriore destra è facilmente raggiungibile e abbastanza ampia da poter contenere degli snacks, documenti e cellulare.

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Il gilet è stato testato in diverse uscite in bici con temperature autunnali e talvolta con pioggia leggera. Lo abbiamo provato anche indossando le protezioni e ne abbiamo apprezzato il comfort derivante dall’assenza delle maniche.

Perché coprirsi la testa in mtb in inverno?

Il cappuccio dello smanicato Double3 Spirit avvolge interamente la testa mantenendo una buona traspirazione e soprattutto tenendo al coperto il collo e le orecchie, zone delicate durante la stagione fredda.

A differenza di quanto molti pensano infatti, non è la testa bagnata a portare eventuali malanni o infiammazioni ma dipende in gran parte dalle orecchie.

L’orecchio è in comunicazione diretta con la faringe e quindi la gola, è innervato da alcuni nervi cranici ed è strettamente collegato con altre importanti strutture craniche: è per questo che può essere facilmente coinvolto nelle patologie del sistema respiratorio.

Lo Spirit quindi, nel caso di utilizzo con casco aperto, può svolgere una seconda funzione: essendo ergonomico e traspirante può essere indossato come sottocasco, evitando quella fastidiosa (e come abbiamo visto, poco salutare) sensazione generata dall’aria fredda nelle orecchie.

ciclista indossa il cappuccio del gilet double 3 spirit

Double 3 Spirit è dotato di cappuccio ergonomico costituito da una parte esterna in tessuto termoregolatore e traspirante e una fodera interna in rete di poliestere.

I diversi utilizzi dello smanicato per mtb Double3 Spirit

Il tessuto anteriore antivento e antipioggia rendono lo smanicato Spirit perfetto per l’utilizzo in discesa dopo aver sudato durante la salita o il trasferimento, in puro stile mountain bike enduro e all mountain.

Se accoppiato con un intimo tecnico e una jersey a manica lunga può essere utilizzato durante tutta l’uscita, basta aprire la cerniera anteriore per sfruttare al meglio la traspirabilità del tessuto posteriore.

Nelle zone collinari sopra Torino dove spesso giro l’umidità e la nebbia, nella stagione autunnale, prendono il sopravvento: per questo è fondamentale trovare il giusto compromesso con l’abbigliamento.

La “configurazione” migliore per le mie caratteristiche, non soffro molto il freddo ma ho problemi con i vestiti sudati, è stata quella di tenere lo Spirit nello zaino in caso di salite costanti con temperature tra i 10-15 gradi, per poi indossarlo prima della discesa.

Nonostante l’intimo sudato la protezione anteriore contro l’aria è molto buona.

Mentre nei giri misti, con diverse salite e discese consecutive, la strategia migliore è stata quella di indossare lo smanicato di Double 3 per tutta la durata dell’uscita, abbassando solo la zip anteriore nelle salite più lunghe.

Nelle giornate più fredde, intorno ai 5 gradi, ho solamente aggiunto una maglia intima tecnica a maniche lunghe. Nelle discese asfaltate il freddo si faceva sentire ma il comfort veniva ripagato immediatamente appena rientrato nei sentieri.

Con l’utilizzo dello Spirit di Double3 la base di abbigliamento tecnico rimane sì importante, ma non più fondamentale.

tessuto del gilet da mtb double 3 spirit

Il gilet Spirit è, come tutti i prodotti Double 3, Made in Italy. La combinazione dei diversi tessuti di cui è costituito lo rendono impermeabile, antivento e traspirante.

L’assenza delle maniche lo rende utilizzabile con le gomitiere senza limitazione dei movimenti delle braccia, uno dei problemi nell’utilizzo di giacche tecniche, spesso troppo aderenti sugli avambracci.

Non ho avuto l’occasione di provarlo sotto la pioggia battente ma posso dire che con una pioggia lieve lo Spirit presenta una buona tenuta all’acqua.

Nella zona frontale il fango non arriva a bagnare in modo importante gli indumenti sottostanti, nella zona posteriore invece penetra più facilmente, non essendo resistente all’acqua: il rischio, comune alla maggior parte dell’abbigliamento non specifico per la pioggia, è quello di trovarsi la zona lombare umida.

Non sono un amante del sottocasco ma ho utilizzato il cappuccio in tutte le uscite. Nelle giornate senza pioggia posso confermare la buona traspirazione e la protezione dell’aria di collo e orecchie.

Nelle uscite piovose ho invece preferito toglierlo perché quella sensazione di testa umida e coperta non è di mio gradimento.

tasche della giacca da ciclismo double 3 spirit

Nella parte destra del gilet è presente una tasca ampia e facilmente raggiungibile, adatta a contenere i guanti, il cellulare o evenutali snacks.

Conclusioni

Lo smanicato mtb Double 3 Spirit può essere sfruttato al meglio nelle giornate con temperature e climi autunnali, in uscite enduro, all mountain o più semplicemente pedalate nei boschi e anche in città.

Il tessuto elastico e l’assenza delle maniche lo rendono confortevole anche se utilizzato con le protezioni.

La parte frontale sul torace ferma in modo efficace l’aria e il fango, caratteristica molto utile nelle uscite su percorsi misti e con lunghe discese durante il rientro.

Uscendo dall’ambiente tecnico del ciclismo lo Spirit trova utilità anche come abbigliamento post gara e in altri ambiti come le escursioni a piedi e il trekking.

Lo Spirit strizza l’occhio anche all’enduro in moto, dove le caratteristiche dei prodotti spesso sono simili a quelli della mtb.

Infine, la sua polivalenza lo può spingere fino all’utilizzo casual di tutti i giorni, grazie alle sue grafiche minimal ma accattivanti, anch’esse realizzate in Italia dalla mente vulcanica di Giacomo Serapiglia e il suo staff.

Qui trovate la presentazione della collezione 2017 della linea Double3.

Prezzo indicativo gilet Spirit: 115 euro.

Taglie: S/M e L/XL.

Come scegliere la prima MTB e i suoi accessori per iniziare

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illustrazione di un rider con diverse mtb tra cui scegliere

La prima mountain bike non si scorda mai“.

Una Bianchi da 24 pollici di un fantastico colore bordeaux metallizzato, completamente rigida, freni V-brake e 18 rapporti. Ero bambino, la vidi da un ciclista e me ne innamorai. Per molti mesi fu il mio sogno nel cassetto e poi, finalmente, a Natale arrivò lei, la mia prima mtb. Anche se sono passati quasi trent’anni, ricordo ancora l’emozione di quel giorno.

Scegliere la mountain bike: effetti collaterali

Questo aneddoto è per spiegare che la scelta della la prima mtb è una faccenda seria e delicata: in moltissimi casi prevede una forte componente emotiva, sia per l’impegno economico ma soprattutto per la ricerca e la quantità di variabili implicate nella decisione.

Qualunque sia la motivazione che vi porti a valutare l’acquisto della vostra prima mountain bike, mi auguro che con questa decisione voi possiate sviluppare una sana, forte e duratura passione con le due ruote a pedali, come è accaduto a me e a tanti altri amici.

I consigli di questo articolo puntano a fornire delle basi tecniche prevalentemente ai neofiti, in modo che inizino a farsi un’idea sul futuro acquisto.

Tuttavia spero che le linee guida di questo tutorial possano costituire uno spunto anche per il pedalatore già esperto, il quale potrebbe trovarsi nella situazione di dover consigliare l’amico, la fidanzata o il collega principiante su quale mtb comprare.

Mountain bike front o full

La mtb è un universo in continua evoluzione, pieno di terminologie e sigle che spesso creano confusione. Come punto di partenza occorre fare una distinzione essenziale tra le due grandi categorie della mtb: front e full.

Le mtb front hanno il telaio rigido e solo la ruota anteriore dotata di una sospensione, che viene definita forcella ammortizzata. Questa può avere una molla al suo interno o sfruttare l’aria come elemento elastico.

Le full, dette “biammortizzate”, presentano due sospensioni: una anteriore e una posteriore. Al posteriore abbiamo l’ammortizzatore, anch’esso a molla o ad aria, che funziona grazie a un carro dotato di snodi e fulcri imperniati.

Le full, come è intuibile, garantiscono un maggior controllo e una guida più fluida su terreni sconnessi.

Le sospensioni ad aria sono più leggere, spesso bloccabili (in caso di pedalata su asfalto) e regolabili a seconda del peso del biker e del terreno. Quelle a molla di bassa gamma sono più pesanti e meno performanti. Sulla media/alta gamma sono invece indicate per uso agonistico gravoso, quindi poco adatte a un principiante.

Le forcelle ad aria presentano quasi sempre la sigla “air” nelle specifiche (quelle a molla invece “coil spring”) e hanno una valvola a cui poter accedere per variare la pressione simile a quella delle gomme. Serve una pompa apposita che si acquista online con una spesa di 10-20 euro.

L’escursione delle sospensioni (potremmo definirla come “capacità di assorbimento” degli ostacoli) è misurata in millimetri, si va da 80/100 mm a 200 mm (e oltre) a seconda delle tipologie di bici. Più avanti entreremo nel dettaglio.

Il tipo di biker e il tipo di mtb

La decisione tra front e full sembrerebbe la prima ardua scelta da affrontare.

Facendo però un passo indietro, chiaramente con un occhio al budget a disposizione, cercate di capire a cosa vi servirà questa mtb.

La scelta è molto ampia: qui di seguito trovate le varie tipologie di mtb e le loro destinazioni d’uso, per capire quale possa essere la bici adatta a voi; contemporaneamente potete iniziare a farvi un’idea sui prezzi.

Una piccola riflessione circa le spese, e in particolare quelle superflue: rinunciando al costo di una colazione al bar ogni giorno, nel giro di un anno avreste 1000 euro di budget… pensateci!

La prima distinzione: le tipologie di mtb

Si possono distinguere, tralasciando le specialità minori che in questa sede sono superflue, quattro principali tipologie di mountain bike:

Cross country (abbreviato in xc)

Bici front, leggere, essenziali, con telaio in alluminio oppure carbonio per la media/alta gamma. Sono adatte alla pianura, ottime in salita ma poco propense a discese sconnesse.

immagine di una mtb front 29" in alluminio

Una mountain bike front da cross country. Ruote da 29″ e trasmissione con doppia corona anteriore 2×10 che la rende molto polivalente.

Per chi voglia semplicemente pedalare nei boschi e su strade bianche le front possono essere indicate come “prima bici” nella fascia entry level e intermedia: innanzitutto per il costo più contenuto, poi per la semplicità di utilizzo e la ridotta manutenzione.

Con una front si possono assaporare i primi single track (sentiero stretto in cui passa una sola bici) nei boschi vicino a casa, purché non siano troppo impegnativi.

I prezzi, per una bici da xc con cui iniziare, vanno dalle 300 euro in su, fino a cifre a 5 zeri per i top di gamma.

Di conseguenza anche il peso varia dai 7-8 kg delle “top” ai 10-12 kg delle mtb media gamma, fino ai 15 kg delle entry level.

Sotto i 1000 euro si trovano ottime mtb front in alluminio, affidabili e robuste, che potranno accompagnarci a lungo e diventare eventualmente la “seconda bici”, o essere rivendute senza troppa perdita.

In questa fase vale il detto “chi più spende meno spende“, perché i modelli entry level (quelli sui 300/400 euro) sono montati con componentistica economica, pesante e poco performante.

Meglio investire una cifra leggermente superiore ma affidarsi a freni a disco idraulici (e non meccanici, quindi cercate hydraulic brakes nelle specifiche) e, come già accennato, a una forcella con funzionamento ad aria anziché a molla, per il superiore comfort che la prima offre e la possibilità di regolazione in base al peso e al tipo di percorsi.

Ipotizzate quindi 600/800 euro di spesa, informandovi sulle specifiche della bicicletta che avete adocchiato. Il web in questi casi può fornire ogni risposta.

Tornando alle tipologie, esistono anche le mtb xc marathon (per gare xc di lunga durata): bici full da 100 mm di escursione sulle due ruote, leggere e reattive. Si tratta di mezzi molto specializzati che non consiglio ai neofiti.

Trail, all mountain (abbreviato am): la tuttofare

Le bici da trail e all mountain possono essere front o full, con telaio in alluminio o carbonio; le front presentano un’escursione anteriore dai 120 mm ai 140/150, mentre le full variano dai 120 ai 150 mm su entrambe le ruote.

immagine di una mtb da trail con 130 mm di escursione e ruote 27.5".

Una mtb da trail con 130 mm di escursione su entrambe le ruote da 27.5″. Il “coltellino svizzero”, una bici adatta a fare un po’ di tutto.

Le mtb da trail sono mezzi estremamente polivalenti, adatti alla pianura, alla salita e molto divertenti su discese da scorrevoli a mediamente sconnesse. Il peso varia dai 10 ai 15 kg. Le biammortizzate da trail sono più complesse e più pesanti delle bici da xc della stessa fascia di prezzo.

I prezzi partono dalle 800 euro per le front e dalle 1500 per le full, fino ad arrivare a cifre che superano i 6000 euro.

Una front da trail, quindi con una forcella da 120/140 mm, potrebbe essere la scelta adatta per chi voglia avvicinarsi al lato divertente della mountain bike, per scoprire nuovi percorsi, godersi in più sicurezza i single track e iniziare a “farsi le ossa” con la tecnica di guida su discese da semplici a mediamente sconnesse.

Le front da trail, più permissive delle front da xc, sono di facile manutenzione e si trovano ad un prezzo tutto sommato abbordabile, dagli 800/1000 euro in su.

Se invece il vostro budget arriva ai 2000 euro, il consiglio è acquistare una mtb biammortizzata.

Scegliete una moderna da trail 27.5″ da 140 mm di escursione, con cui poter davvero fare di tutto, dalle uscite pedalate cross country alle giornate in montagna su sentieri di qualsiasi tipo, fino alla puntatina nell’occasionale bike park. Anche una 29″ con 120/130 mm di escursione è indicata, purché sia di recente concezione.

Enduro

Le bici da enduro sono full, con telaio in alluminio o carbonio. L’escursione spazia dai 150 ai 170 mm. Il peso, a seconda delle fasce di prezzo, oscilla indicativamente dai 12 ai 15 kg.

illustrazione di una mtb da enduro

Una mtb da enduro con ruote da 29″. Da notare la trasmissione con corona singola 1×12 e il reggisella telescopico.

Sono mezzi studiati per il massimo rendimento in discesa ma non disdegnano la salita, anche se le percentuali salita/discesa variano a seconda dei modelli e delle aziende.

I tracciati affrontabili con queste mtb vanno dal single track al bike park con salti e strutture artificiali, con tutto ciò che si può trovare nel mezzo.

Per tantissimi biker avanzati la mtb da enduro è “la bici totale”, ma per i principianti può essere un’arma a doppio taglio: dà molta confidenza in discesa ma necessita di una certa esperienza, sia per guidarla sia per regolarla e manutenerla, come spieghiamo nel nostro tutorial “come regolare una mtb“.

Il prezzo inoltre parte dai 1800/2000 euro per una enduro entry level (fascia bassa) e in questa categoria i componenti sono di bassa qualità e i pesi sono elevati.

Downhill (abbreviato dh)

Le mtb da downhill sono studiate esclusivamente per la discesa, su percorsi tecnici, ripidi e molto sconnessi, con salti, sponde e pietraie.

immagine di una mtb da downhill con ruote 27.5".

Una mtb da downhill, 27.5″, con 200 mm di escursione su entrambe le ruote. Notare la geometria molto “rilassata” rispetto alle altre tipologie di bici, specifica per la discesa.

Sono bici robuste e in generale poco pedalabili. La caratteristica distintiva è la forcella adoppia piastra“, quindi con due piastre, con gli steli che salgono fino a sotto al manubrio (anziché la mono piastra di tutte le altre mtb). Si utilizzano anche nei bike park.

Le escursioni vanno a dai 200 mm ai 240 mm e i pesi variano anche qui in base alla fascia di prezzo. Partiamo dai 15-16 kg delle versioni “race” ai 18-20 kg delle entry level.

Il mio consiglio è evitare l’acquisto di una bici “da dh” (downhill) come prima mountain bike: sareste alla prese con un mezzo pesante, complesso da regolare e con la penalizzazione di non poterlo pedalare per raggiungere l’inizio delle discese.

Meglio farsi un po’ di esperienza, trovare un buon gruppo di amici con cui iniziare a pedalare in sella a una front o una full da trail e poi nel caso affittare una bici da downhill per provare la differenza.

Mtb elettriche (abbreviato e-mtb)

Una ebike potrebbe essere la scelta giusta per un principiante? Sì e no. Le e-mtb, così come sono definite, sono la novità del momento. Se volete saperne di più vi invitiamo a leggere su ebike.bicilive.it il nostro tutorial “come guidare una ebike“, specificando che una e-mtb di ultima generazione comporta una spesa di minimo 3000 euro per una front e 4000 per una full.

Esborso a parte, i neofiti potrebbero trovare difficoltà a gestire una bici dal peso elevato di 20-23 kg nelle varie situazioni, anche se la pedalata assistita aiuta molto durante le ascese.

Tuttavia, per sfruttare appieno le potenzialità di una ebike serve un minimo di tecnica base che a mio avviso è meglio acquisire su una mountain bike normale, per poi eventualmente trasportarla più avanti su una e-mtb.

Il formato ruota della mtb: 26″, 27.5″, 29″

Arriviamo quindi alla misura delle ruote: una delle domande che più spesso girano nell’ambiente mtb riguarda proprio quale formato ruota sia il migliore. “La verità sta nel mezzo”, ma dipende anche qui da molti fattori.

Una rivoluzione iniziata circa tre anni fa ha decretato “la fine” delle ruote da 26″ (misura con cui la mtb nacque negli anni ’80), per l’avvento delle ruote da 27.5″.

Le ruote da 29” invece sono sulla cresta dell’onda da diverso tempo nel campo dell’xc, marathon e trail, e proprio durante l’ultima stagione abbiamo assistito a un’ampia diffusione delle 29″ anche nel mondo agonistico nella specialità enduro.

Le 26″ sono rimaste sulle fat bike, mtb con ruote da 4″ di larghezza in su, specifiche per neve e terreni morbidi. Dopo il boom del 2014/2015, le fat al momento sono tornate a essere un nicchia, con qualche innovazione come le ruote da 27.5 sui nuovi modelli.

Il formato da 26” è ancora presente sulle bici da dirt/freestyle (specifiche per per fare salti e acrobazie o da usare in pump track), sulle bici da bambino e su alcuni modelli da downhill. Il 26 pollici è ovviamente ancora forte nelle mtb “da mercatone”, tipologia che in questo articolo non prendiamo in considerazione.

Poche grandi aziende producono ancora bici da 26″, mentre il mercato dell’usato ne è saturo, spesso con occasioni davvero ottime ma che vanno doverosamente valutate con l’aiuto di un amico esperto.

Abbiamo parlato a tempo debito di 26, 27.5 e 29 in un approfondito speciale, quando ancora non erano arrivate le 27.5 plus.

Le 27.5 plus, divenute popolari nel 2015/2016, sono un nuovo tipo di coperture più larghe, a cavallo tra standard e fat bike, che garantiscono più comfort e grip, a discapito di una precisione di guida inferiore, a seconda delle coperture montate.

Le misure più diffuse sono 27.5×2.8″ e 27.5×3″. Per un paragone, solitamente abbiamo larghezze che vanno dai 2″ ai 2.4″ sulle ruote da mtb normali.

Per aggiungere altra confusione, svariati modelli di bici sono ormai disponibili con l’opzione di poter montare indistintamente da 27.5″ plus e 29″, oppure 27.5″ normali e 27.5″ plus.

Quale formato di ruota scegliere?

In questa sede consiglierei la scelta delle 27.5 plus solo sulle front da trail di cui abbiamo parlato, categoria in cui stanno avendo un ottimo riscontro, se siete già dei pedalatori con un minimo di esperienza.

Altrimenti optate per delle ruote da 29” se state considerando una front da xc e 27.5normali se avete un budget più sostanzioso per una trail bike biammortizzata.

Il reggisella telescopico

Un indispensabile accessorio è il reggisella telescopico: grazie a un comando remoto al manubrio è possibile alzare e abbassare a piacimento la sella, a seconda delle situazioni: in salita alta, nei tratti misti una via di mezzo, in discesa bassa. Questo perché? Sicurezza e divertimento.

immagine di un reggisella telescopico su una mtb

Il reggisella telescopico, in questo caso con cavo esterno, è ormai un “must” sulle mtb front da trail e sulle full da trail, all mountain ed enduro.

Con la sella bassa, in discesa, si corrono molti meno rischi di impuntamento sugli ostacoli, si abbassa il baricentro e si guida più “dentro” alla bici, gestendo con più padronanza qualsiasi situazione.

Il suggerimento qui è quello di puntare a un modello di bici che già presenti un reggisella telescopico di serie, anche se il prezzo finale è maggiore, oppure considerarlo già nel budget durante l’acquisto.

La spesa va dai 120 euro in su (partendo da modelli più economici con funzionamento a cavo) ma vi garantisco che vale ogni soldo speso. Attenzione alle misure, devono essere compatibili con quelle del vostro telaio, fatevi consigliare da un esperto prima dell’acquisto.

Dove comprare la prima mtb

Online, usata, mega store sportivi o il classico negozio? Ogni variabile ha i suoi pro e contro.

Acquistare la mtb in un negozio specializzato

Se siete all’inizio della vostra avventura con la mountain bike la cosa migliore è scegliere un negoziante di fiducia. Informatevi, chiedete in giro, guardate sui forum mtb della vostra zona: dev’essere una persona competente, esperta del mondo delle “ruote grasse” ma non solo cross country come spesso accade; deve essere disponibile per capire chi ha di fronte a sé e consigliarlo al meglio. Sembra scontato ma non sempre si trovano tutte queste caratteristiche assieme.

Il negozio “giusto” è spesso supportato da un gruppo di uscite (oppure tramite il negoziante fatevene indicare uno), che sia un’associazione o un club. Prendete contatti e provate a parlare con i responsabili del club: in questo modo, uscita dopo uscita, riuscirete a progredire velocemente, scoprendo anche i vari percorsi che la zona dove abitate vi offre.

Inoltre se scegliete di acquistare la vostra mtb in un negozio vicino a casa, sarà facile da raggiungere per qualunque necessità e successivi interventi: c’è sempre un controllo da effettuare sulla bici prima dell’acquisto e dopo alcune uscite, per verificare che tutto sia in ordine e voi possiate pedalare in sicurezza.

Comprare la mtb su internet

Se siete esperti nelle ricerche, su internet si trova qualsiasi cosa, spesso a prezzi più bassi del negozio, ma tutti i vantaggi sopraelencati vengono meno, aggiungendo l’impossibilità di ottenere assistenza immediata e il rapporto di fidelizzazione che si instaura tra cliente e negoziante.

Stesso discorso per gli acquisti online dell’usato mtb: se non si ha una certa competenza, spesso è facile incorrere in offerte che in realtà sono delle fregature, oppure biciclette che dopo poco tempo iniziano a dare problemi.

La mtb nel negozio di articoli sportivi

Restano i megastore di articoli sportivi, in cui si trovano prezzi molto vantaggiosi, specie in quelli che producono e rivendono direttamente. Qui potrete trovare buone occasioni prevalentemente nelle fasce entry level, per quanto riguarda le front da 27.5 o 29. Se però desiderate un prodotto di un certo livello o una marca particolare qui potrebbe essere difficile trovarli.

Inoltre, difficilmente troverete una scelta e una qualità (specialmente sui modelli biammortizzati) pari a quella di rivenditore specializzato, così come la competenza del personale addetto, che spesso gestisce più reparti diversi e non ha una grande cultura del mondo mtb.

Non spendete tutto il budget per la mtb

Una volta che la scelta è stata fatta ricordatevi che serve un minimo di attrezzatura per affrontare al meglio le vostre prime pedalate, con il solito avviso: se spendete qualcosina in più non dovrete cambiare gli accessori dopo pochi mesi. Si può pedalare in maglietta e pantaloni corti ma non si può fare a meno di alcune cose:

Il casco – Scegliete un modello di caschetto aperto con visiera che copra bene la parte posteriore della testa. Deve essere ben ventilato, leggero e presentare un sistema di regolazione della chiusura (a rotella o simili) nella parte posteriore. La spesa va dai 30 euro in su, ma vi consiglio di stare sui 50 euro, sarà senza dubbio più comodo.

Il fondello – Il fondello è il cuscinetto protettivo cucito nei pantaloncini intimi o nelle salopette da mountain bike (quest’ultima chiamata anche “bib”). Si tratta di un accessorio fondamentale se volete pedalare per più di un’ora e mantenere un certo comfort.

Il fondello è spesso trascurato dai neofiti ma anche dagli esperti. Ne esistono di tantissimi tipi e la scelta è molto personale: la salopette è comoda per certi versi, gli shorts (il boxer intimo con fondello) per altri.

Potete iniziare con un semplice pantaloncino intimo con fondello, assicuratevi che presenti una buona imbottitura morbida “ma non troppo”, sia da uomo se siete maschi e viceversa, e vesta ben aderente. Preventivate dai 20/30 euro in su, state sui 50 per un buon prodotto.

I guanti – Altro accessorio importante, consiglio un paio di guanti mtb a dita lunghe senza troppe cuciture o strati sul palmo, per avere una buona protezione delle dita e al contempo molta sensibilità sul manubrio. Dai 10 euro in su.

Lo zaino – Anche se nelle escursioni brevi si tende a farne a meno, lo zaino è il compagno di uscite di ogni biker che si rispetti. Sceglietene uno specifico per mtb, con cinghie sul petto e in vita e la possibilità di dotarlo di sacca idrica (che abbia quindi un compartimento apposito con predisposizione per l’uscita del tubo con valvola per bere).

Al suo interno ci devono essere (come minimo indispensabile) una camera d’aria di scorta, un mini attrezzo con chiavi a brugola, i levagomme, la pompa per gomme, un kit con pezze per camera d’aria e una giacca antipioggia. Qualche cerotto e bende non fanno mai male.

Spesa stimata per zaino e occorrente: dalle 50 alle 100 euro in su. Qui trovate alcuni consigli sui kit attrezzi mtb disponibili online.

I pedali e le scarpe - Pedali normali o pedali a sgancio? Si entra in un territorio delicato, dove ogni amico esperto che interpellereste vi direbbe la sua. Il mio consiglio è iniziare con un buon paio di pedali flat (in alluminio o in composito), quindi pedali piatti e dotati di “pin”, piccoli denti che aumentano l’attrito delle scarpe. Spesa: dai 30 euro in su.

I pedali vanno abbinati a un paio di scarpe dedicate per pedali flat, sul web si trova di tutto dai 60 euro in su, anche se sono giusto un paio le aziende che hanno prodotti davvero validi.

Un lucchetto – Che la usiate nei boschi o anche in città, arriva sempre il momento di dover lasciare la “nostra amata” incustodita. Su urban.bicilive.it trovate la guida su come legare la bici, così come il tutorial su come scegliere il lucchetto giusto. Spesa: 30/40 euro minimo per un prodotto affidabile.

Evitate di lasciare la mtb nuova legata nel garage se abitate in un palazzo, specie se vi è costata qualche stipendio… è uno dei primi posti dove i ladri, dopo avervi tenuto d’occhio, vanno a rubare.

Il totale è di circa 300 euro se state sulle cifre più basse; chiaramente dopo il casco, i pedali e il fondello si possono diluire gli acquisti nel tempo, ma sono comunque spese da tenere in considerazione, compresa quella di una buona pompa da terra con manometro (dai 20 euro in su) e un portabici da auto (dai 50 euro in su), se volete iniziare a spostarvi con la macchina e non intendete trasportarla al suo interno (soprattutto quando c’è fango sui sentieri).

Per riassumere: quale mtb comprare?

A questo punto risulteranno chiare due considerazioni: ogni biker ha la sua storia e la mountain bike adatta per fare tutto non esiste.

illustrazione di una mtb front 27.5 di bassa gamma.

Una mtb front 27.5″ “entry level” ma già con trasmissione doppia, freni a disco e forcella ad aria.

Detto ciò, con un budget limitato a mio avviso è meglio acquistare una front da 29″, con freni a disco idraulici e forcella possibilmente ad aria. La potrete usare su svariati percorsi per capire se la mtb vi piace davvero, ma, una volta acquisita un po’ di tecnica, non si potrà mai provare la sensazione di assorbimento, galleggiamento e sicurezza che una mtb biammortizzata ci può regalare.

Sarà comunque un ottimo strumento per iniziare a farsi “le gambe e il fiato” ed entrare nella parte più accessibile del mondo della mtb. Spesa: 600/800 euro.

Con un budget più cospicuo scegliete una trail bike biammortizzata, da 27.5″ o da 29″, con cui potersi divertire in ogni ambito e imparare davvero a guidare la mtb in discesa. Potrete fare uscite pedalate con amici che fanno xc, giri alpini all mountain, un po’ di enduro perfino qualche giornata in bike park. Spesa: 1500/2000 euro.

Per finire, uno dei migliori consigli è prendere parte a dei corsi di guida mtb, in maniera costante, durante i primi anni di esperienza. In questo modo, come in ogni sport, si imposteranno e consolideranno le basi per poter costruire uno stile di guida sicuro, veloce e redditizio.

Buone pedalate!

Marco Aurelio Fontana con Bianchi per il 2017

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Il “Prorider” Marco Aurelio Fontana, dopo otto anni con Cannondale, cambia team e passa a una delle case italiane più ammirate nella storia della bicicletta: Bianchi.

Il trentaduenne brianzolo, quinto alle Olimpiadi di Pechino 2008 e bronzo a quelle di Londra 2012, entra quindi a far parte del team Bianchi Countervail a partire dal 1° febbraio 2017.

L’ingaggio è per un anno, poi si vedrà. Di certo i suoi fan si augurano di poterlo vedere in sella a una bici italiana alle Olimpiadi di Tokyo 2020, per un riscatto dopo quelle di Rio 2016 rovinate da una foratura.

marco aurelio fontana firma il passaggio a Bianchi con Gimondi

Marco Aurelia Fontana firma davanti al campione e presidente di Bianchi Felice Gimondi il contratto che lo legherà alla casa di Treviglio per le prossime stagioni.

Gimondi, Ghirotto e Fontana

Il presidente Felice Gimondi, una delle leggende viventi del ciclismo italiano, ha accolto con entusiasmo Marco nella famiglia Bianchi, affermando che un rider forte e con una personalità spiccata come Fontana accrescerà il valore tecnico della squadra e la sua visibilità mediatica.

Massimo Ghirotto, anch’egli ex ciclista su strada, è team manager del Team Bianchi Countervail ed è d’accordo sul fatto che Fontana rappresenti un’ulteriore motivazione e ispirazione per tutta la squadra.

Una squadra pronta a supportare nel migliore dei modi l’atleta brianzolo, che dichiara nel comunicato stampa: “Vedo in Bianchi un brand molto forte e di grande classe da cui sono stato sempre attratto.

Nelle prossime stagioni voglio correre ai massimi livelli e il Reparto Corse Bianchi si sta attivando per darmi tutto quello che mi occorre, a partire dalla Methanol CV.

So che questo nuovo modello è costruito con una innovativa tecnologia del carbonio che elimina le vibrazioni, il Countervail, e non vedo l’ora di sfruttarne a pieno le qualità di guida e controllo.

La bici esteticamente mi piace molto e l’allestimento è al top: tutto questo ci aiuterà ad ottenere il meglio nelle competizione XC. Ho trovato poi la massima professionalità in tutte le persone che ho incontrato a Treviglio, a partire dal presidente Felice Gimondi, un mito“.

La notizia ha fatto il giro del mondo dei biker “a ruote grasse” ma non solo: Fontana è campione italiano per ben tre volte di ciclocross, e nutre una folta schiera di proseliti anche in questo campo, per le sue grandi doti di polivalenza, guida e sensibilità.

La bici e la divisa e gli obbiettivi

Le mtb che il Team Countervail userà saranno le Bianchi Methanol CV ed FS. La prima è una front che abbiamo presentato in questo articolo e la seconda è biammortizzata.

La Methanol CV presenta un telaio costruito con il carbonio viscoelastico Countervail, lo speciale materiale integrato nella struttura di carbonio che cancella le vibrazioni.

Se volete approfondire l’argomento, leggete lo speciale di Matteo Cappè sul Countervail con le interviste ai tecnici Bianchi.

Marco Fontana correrà per un anno con una divisa che lui stesso ha contribuito a progettare assieme a Santini SMS. La divisa conterrà sicuramente l’inconfondibile “celeste Bianchi” che per anni ha contraddistinto il marchio e sarà un mix tra eleganza, stile e avanguardia nei materiali.

Gli obbiettivi del 2017 sono il campionato mondiale xc in Australia a Cairns, gli Internazionali d’Italia e qualche tappa della Coppa del mondo come Lenzerheide in Svizzera e la tappa tricolore in Val di Sole.

Auguriamo a Marco una stagione ricca di successi!

Potete seguire il Prorider sulla sua pagina facebook.

Qui trovate invece il catalogo e listino prezzi delle mtb Bianchi 2017.

Catalogo e listino prezzi mtb BMC 2017

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Bmc, marchio di ciclismo svizzero, ha pubblicato il catalogo e listino prezzi delle proprie mountain bike per il 2017, inserendo in totale 16 modelli.

Fra questi, sono presenti cinque mtb da cross country, tre da trail, quattro da all mountain e quattro appartenenti alla categoria Sport.

Vi ricordiamo inoltre come l’azienda possa decidere di cambiare il costo (IVA inclusa) senza alcun preavviso.

Mtb BMC Cross country (XC) 2017

Le mountain bike BMC dispongono esclusivamente di telaio da 29”. Il prezzo varia da 1.500 a 11.499 euro e la mtb top di gamma è la Fourstroke 01.

Mtb BMC Teamelite 01 29″

La Mtb da crosscountry Teamelite 01 è disponibile in tre allestimenti che si differenziano per il gruppo Shimano montato: XTR Di2, XT Di2 e XT.

Ecco i dettagli del primo: rapporti 2×11, guarnitura Shimano XTR 36-26T, cassetta Shimano XTR 11-40T, cambio Shimano XTR Di2 Shadow Plus, forcella Fox Float 32 SC Factory da 100 mm, cerchi DT Swiss XRC 1200. Prezzo: € 9.999.

E’ inoltre disponibile il solo telaio.

Mtb da XC BMC teamelite 01 XTR Di2 2017

Mtb front da XC BMC teamelite 01 XTR Di2: 9.999 euro.

Mtb BMC Teamelite 02 29″

Anche il modello Teamelite 02 è disponibile in tre versioni, tutte targate Shimano e con cambio meccanico: XT, SLX e Deore-SLX.

Ecco i dettagli del primo: rapporti 2×11, guarnitura Shimano XT 36-26T, cassetta New Shimano SLX 11-40T, cambio Shimano XT Shadow Plus, forcella Fox Float 32 SC Performance da 100 mm, cerchi DT Swiss X 1700 Spline. Prezzo: € 3.499.

Mtb da XC BMC teamelite 02 dal listino 2017

Mtb front da XC BMC teamelite 02 SLX: 2.999 euro.

Mtb BMC Teamelite 03 29″

La mountain bike Teamelite 03 può essere acquistata con gruppo Shimano SLX oppure Deore-SLX.

Nel primo caso le caratteristiche sono le seguenti: rapporti 2×10, guarnitura Shimano SLX 36-22T, cassetta Shimano SLX 11-36T CS-HG81, cambio Shimano XT10, forcella Rockshox Recon Gold RL da 100 mm, cerchi DT Swiss 483d. Prezzo: € 1.599.

mtb da cross country bmc teamelite 03 2017

Mtb front da XC BMC teamelite 03 Deore-SLX: 1.199 euro.

Mtb BMC Fourstroke 01 29″

Il modello di alta fascia Fourstroke 01 è disponibile in 2 versioni con cambio elettronico (XTR Di2 e Xt Di2) e una con cambio meccanico (XT).

Ecco i dettagli della versione XTR Di2: rapporti 2X11, guarnitura Shimano XTR Trail 36-26T, cassetta Shimano XTR 11-40T, cambio Shimano XTR Di2, forcella Fox Float 32 SC Factory da 100 mm, ammortizzatore Fox Float DPS Factory da 100 mm, cerchi BMC MWX01 Carbon. Prezzo: € 11.499.

mtb front suspended fourstroke 01 XTR Di2

Mtb full da XC BMC fourstroke 01 XTR Di2: 11.499 euro.

Mtb BMC Fourstroke 02 29″

La mtb full da crosscountry Fourstroke 02 viene presentata con 2 montaggi: XT e Deore-SLX.

Nel dettaglio la prima versione: rapporti 2X11, guarnitura Shimano XT 36-26T, cassetta Shimano SLX 11-40T, cambio Shimano XT Shadow Plus, forcella Fox Float 32 SC Factory da 100 mm, ammortizzatore Fox Float DPS Factory da 100 mm, cerchi DT Swiss X1900 Spline. Prezzo: € 4.299.

mtb full suspended da cross country BMC fourstroke 02

Mtb full da XC BMC fourstroke 02 Deore-SLX: 3.299 euro.

Mtb BMC Trail 2017

Le mtb BMC da trail hanno tutte il telaio da 29”. Il prezzo varia dai 2.999 ai 5.900 euro. La bici top di gamma è la Speedfox 01.

Mtb BMC Speedfox 01  29″

La mountain bike da trail full suspended Speedfox 01 monta forcella e ammortizzatore Fox mentre il gruppo è Shimano XT-XTR.

Rapporti 1X11, guarnitura RaceFace Next Carbon DM 28T, cassetta Shimano XT 11-42T, cambio Shimano XTR Shadow Plus, forcella Fox Float 34 Performance da 130 mm, ammortizzatore Fox Float DPS Performance da 130 mm, cerchi DT Swiss XM 1501 Spline ONE 30. Prezzo: € 5.900.

Mtb full da trail BMC speedfox 01 XT-XTR dal catalogo 2017

Mtb full da trail BMC speedfox 01 XT-XTR: 5.999 euro.

Mtb BMC Speedfox 02 29″

Lala BMC Speedfox 02 si può scegliere tra due varianti: con gruppo XT e con gruppo SLX-XT.

Ecco i dettagli del primo: rapporti 2X11, guarnitura Shimano XT 34-24T, cassetta Shimano XT 11-40T, cambio Shimano XT Shadow Plus, forcella Fox Float 34 Performance da 130 mm, ammortizzatore Fox Float DPS Performance da 130 mm, cerchi DT Swiss M1700 Spline. Prezzo: € 4.499.

Mtb full da trail BMC speedfox 02 SLX-XT dal listino 2017

Mtb full da trail BMC speedfox 02 SLX-XT: 3.499 euro.

Mtb BMC Speedfox 03 29″

Il modello BMC Speedfox 03 è full suspended e ha il telaio in alluminio AI-13.

Rapporti 2X10, guarnitura Shimano FC-M627 36-22T, cassetta Shimano CS-HG81 11-36T, cambio Shimano XT10, forcella Fox Float 34 Performance da 130 mm, ammortizzatore Fox Float DPS Performance da 130 mm, cerchi DT Swiss 483d. Prezzo: € 2.999.

Mtb full suspended da trail BMC speedfox 03 SLX-XT

Mtb full da trail BMC speedfox 03 SLX-XT: 2.999 euro.

Mtb BMC All mountain 2017

All’interno della serie All mountain ci sono quattro modelli, due con telaio da 27,5” e due con telaio da 29”. Il prezzo varia dai 3.999 ai 4.900 euro per i telai da 27,5”, mentre per i telai da 29” il prezzo va da 3.999 a 5.599 euro. La Speedfox 02 trailcrew è il top di gamma fra le 27.5”, mentre la Trailfox 02 è la più avanzata tra le 29”.

Mtb BMC Speedfox 02 trailcrew 27.5″

Rapporti 1X11, guarnitura RaceFace Turbine DM 32T, cassetta Shimano XT 11-42T, cambio Shimano XT Shadow Plus, forcella Rockshox Pike RC Solo Air da 150 mm, ammortizzatore Cane Creek DB Inline da 150 mm, cerchi DT Swiss E 1700 Spline TWO. Prezzo: € 4.999.

Mtb full da all mountain BMC speedfox 02 trailcrew XT dal listino 2017

Mtb full da all mountain BMC speedfox 02 trailcrew XT: 4.999 euro.

Mtb BMC Speedfox 03 trailcrew 27.5″

La mtb all mountain Speedfox 03 trailcrew è disponibile nella variante SLX o NX.

Ecco i dettagli della prima: rapporti 1X11, guarnitura RaceFace Aeffect SL DM 32T, cassetta New Shimano SLX 11-42T, cambio New Shimano SLX Shadow plus, forcella Rockshox Pike RC Solo Air da 150 mm, ammortizzatore Cane Creek C-Quent da 150 mm. Prezzo: € 3.999.

Mtb full suspended allmountain BMC speedfox 03 trailcrew NX

Mtb full da all mountain BMC speedfox 03 trailcrew NX: 2.999 euro.

Mtb BMC Trailfox 02 29″

Rapporti 1X11, guarnitura SRAM X01 30T Black, cassetta SRAM XG-1175 10-42T, cambio SRAM X01 X-HORIZION Black,  forcella Rockshox Pike RC Solo Air da 160 mm, ammortizzatore Cane Creek DB Inline da 150 mm, cerchi DT Swiss E1700 Spline. Prezzo: € 5.599.

Mtb full da all mountain BMC trailfox 02 dal catalogo 2017

Mtb full da all mountain BMC trailfox 02: 5.599 euro.

Mtb BMC Trailfox 03 29″

Rapporti 1X11, guarnitura RaceFace Aeffect SL DM 30T, cassetta SRAM PG1150 10-42T, cambio SRAM X1 X-HORIZON, forcella Rockshox Pike RC Solo Air da 160 mm, ammortizzatore Cane Creek DB Inline da 150 mm, cerchi DT Swiss E512. Prezzo: € 3.999.

Mtb fullsuspended da AM BMC trailfox 03 2017

Mtb full da all mountain BMC trailfox 03: 3.999 euro.

Mtb BMC Sport 2017

La serie Sport ha 4 modelli, due da 27”, uno da 24” e uno da 20”. I prezzi per le 27,5” vanno da 1.449 a 1.999 euro; il top di gamma è la Sportelite APS.

Mtb BMC Sportelite APS 27.5″

Rapporti 2X10, guarnitura Shimano Deore 38-24T, cassetta Shimano CS-HG50 11-36T, cambio Shimano XT Shadow Plus, forcella RockShox Recon Silver da 100 mm, ammortizzatore BMC AF-2 Rebound & Lockout da 100 mm, cerchi Alex MD19. Prezzo: € 1.999.

Mtb full suspended BMC sportelite APS dal listino 2017

Mtb full suspended BMC sportelite APS: 1.999 euro.

Mtb BMC Sportelite SE 27.5″

La mountain bike BMC Sportelite SE front è disponibile in 3 allestimenti (SLX-XT, Deore-SLX e Alivio) e alcune varianti colore.

Ecco i dettagli della versione SLX-XT: rapporti 2X10, guarnitura Shimano SLX 36-22T, cassetta Shimano CS-HG50 11-36T, cambio Shimano XT10, forcella RockShox 30 Silver da 100 mm, cerchi Alex MD19. Prezzo: € 1.449.

mountain bike front suspended BMC sportelite SE

Mtb front suspended BMC sportelite SE Deore-SLX: 999 euro.

Mtb BMC Sportelite SE24 24″

Rapporti 3X7, guarnitura Suntour CW14-XC 42-34-24T (160 mm), cambio Shimano Acera, forcella SR Suntour M3010 Coil da 50mm, cerchi Alex Z-1000. Prezzo: € 429.

Mtb da ragazzo front suspended BMC sportelite SE24

Mtb da ragazzo front suspended BMC sportelite SE24: 429 euro.

Mtb BMC Sportelite SE20 20″

Rapporti 2X7, guarnitura Lasco 42-34T (140 mm), cambio Shimano Acera, forcella SR Suntour M3010 Coil da 40mm, cerchi Alex Z-1000 32h. Prezzo: € 379.

Mtb da bambino front suspended BMC sportelite SE20

Mtb da bambino front suspended BMC sportelite SE20: 379 euro.

Agli appassionati del settore strada consigliamo anche la lettura del catalogo e listino prezzi bici strada BMC 2017.

Per maggiori info, vai sul sito ufficiale BMC.

CosmoBike Show 2017: il salone della bici a Verona dal 15 al 18 settembre

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Il salone della bici per tutti: questo è la definizione più ricorrente per CosmoBike Show, la fiera internazionale del ciclismo che si terrà a Verona dal 15 al 18 settembre 2017 e che si sposa bene con lo slogan che andava per la maggiore nell’edizione 2016: la bici come stile di vita.

E, cominciando a segnalare i punti più importanti di CosmoBike 2017, è bene prendere un po’ di rincorsa e partire proprio da quel la bici come stile di vita.

Rischia di essere liquidato con poca attenzione, ma se ci pensiamo bene è ciò che separa nettamente alcuni sport da altri: la bicicletta ha la capacità di riempire e trasformare vari momenti della nostra vita e non solo quelli che dedichiamo attivamente alla disciplina.

stand della fiera internazionale del ciclismo CosmoBike Show

La fiera internazionale del ciclismo CosmoBike Show viene definita come “il salone della bici per tutti” e nel 2017 si terrà nella consueta sede di Verona dal 15 al 18 settembre.

Pedalare è attività che non si riduce agli allenamenti e gare ma che ha importanza in ogni giornata di chi viaggia in bici. Ultimamente questa importanza è diventata ancora più rilevante per via del suo notevole impatto ecologico in un momento in cui la Terra ha bisogno più che mai di rispetto da parte nostra.

Dai bimbi in bici fino alle due ruote impiegate dagli anziani, la bicicletta continua a sviluppare nuove e diverse forme per soddisfare, appunto, le esigenze di tutti.

E il crescente successo di CosmoBike Show è dovuto proprio all’aver compreso e metabolizzato questa nozione, creando quindi una fiera in grado di interessare tutti e non solo gli addetti al settore, gli espositori e la stampa specializzata.

Di successo in successo: qualche numero su CosmoBike Show 2016

Questa capacità di comprendere il mondo del ciclismo e le sue mutazioni ha portato CosmoBike Show a diventare un punto di riferimento internazionale nel giro di soli due anni, frequentato da esperti, professionisti e semplici appassionati.

Alcune cifre riguardanti la passata edizione possono aiutare a comprendere la portata del fenomeno:

  • 59.447 visitatori
  • 445 espositori totali
  • 120 espositori esteri da 22 paesi
  • 35.000 mq di esposizione interna
  • 21.000 mq di aree test
  • 10.356 operatori professionali
  • 11.000 bike test effettuati durante la fiera
  • 450 articoli in rassegna stampa
  • 35.363 follower targettizzati sui social media
  • 50.300 visualizzazioni video su YouTube

Dato ancora più confortante è la crescita rispetto alla prima edizione, con circa il 20% di visitatori in più, segno che c’è ancora spazio per evolversi e attirare maggiore interesse.

area test alla fiera delle bici CosmoBike Show di Verona

Nell’edizione passata a CosmoBike Show sono stati allestiti 21.000 mq di aree test dove era possibile provare le anteprime 2017 di ogni tipologia di bici: mtb, ebike, road,…

CosmoBike Show 2017: la terza edizione

Sull’onda degli ottimi risultati ottenuti, la direzione di questo salone del ciclismo è intenzionata a fare ancora meglio, mantenendo i punti di forza delle passate edizioni e cercando di espandersi e coprire altri aspetti.

Rimane intatto il rapporto privilegiato con espositori, top buyer e rivenditori: con un vasto spazio comune utilizzato sia per il B2B che B2C questa fiera diventa una vetrina di fondamentale importanza, attraverso cui si potranno comprendere le più importanti tendenze del mondo del ciclismo nel 2018.

Il rivenditore avrà modo di osservare con cura e testare i prodotti, oltre a stabilire un legame più personale e diretto con chi li produce: allo stesso modo i tantissimi brand presenti avranno occasione di conoscere chi vende i loro articoli e informare al meglio su tutte le novità.

hostess della fiera della bici cosmobike show

Ovviamente anche a CosmoBike Show le hostess non possono mancare!

Per permettere massima fruibilità dell’esperienza, anche la terza edizione della fiera sarà suddivisa in aree tematiche, andiamo a scoprirle.

CosmoBike Show 2017: gli espositori

City bike, e-bike, BMX, bici da corsa, MTB, bici da ciclocross, gravity, fat bike, trekking: ogni tipologia sarà ben rappresentata e avrete l’occasione di effettuare prove su circuito di moltissimi modelli.

Ma il ciclismo non si limita al solo mezzo e a CosmoBike Show 2017 potrete trovare abbigliamento tecnico e accessori, integratori alimentari e prodotti cosmetici per sportivi, componentistica, attrezzature per bike park e bike hotel, tutto quel che riguarda il cicloturismo e anche arredo urbano per piste ciclabili e progettazione della mobilità ciclabile.

CosmoBike Show 2017 Legend

Per comprendere il futuro ed evitare di ripetere errori è importante guardare al passato e conoscere la storia di quel che ci appassiona.

CosmoBike Legend è nato con l’intento di far conoscere la grande tradizione italiana ed europea, le aziende che hanno segnato la storia del ciclismo e le varie tappe che hanno portato il mondo delle due ruote al livello attuale.

Potremo quindi ammirare molti modelli di bicicletta, accanto a capi di abbigliamento e a tutto quello che ha dettato lo stile nelle varie epoche.

CosmoBike Show 2017 Tourism

Il cicloturismo è uno dei settori del ciclismo in rapida espansione e CosmoBike Show mette in comunicazione fra loro enti di promozione, strutture ricettive, tour operator e turisti.

La manifestazione ospita inoltre l’Italian Green Road Award, un premio istituito in collaborazione con Viagginbici per segnalare e valorizzare iniziative di vario tipo riguardanti il turismo sostenibile.

premiazioni alla fiera del ciclismo CosmoBike Show

Al termine della fiera vengono assegnati i CosmoBike Show Tech Award e altri riconoscimenti ad aziende e prodotti che si sono contraddistinti in specifiche sezioni.

CosmoBike Show 2017 Mobility

Altro segmento di mercato in notevole espansione, la mobilità urbana è un tema che incuriosisce e coinvolge sia i ciclisti che le amministrazioni cittadine, attirate dagli ottimi risultati a livello di impatto con il traffico e miglioramento della qualità dell’aria.

Spostarsi con la bicicletta in città significa ridurre lo stress personale e il caos generale delle strade, respirare aria più pulita, arrivare prima a destinazione e fare esercizio fisico. CosmoBike Mobility presenterà ed esporrà tecnologie, soluzioni e prodotti che riguardano le città a misura di bici, accanto a seminari, incontri e tavole rotonde dedicate al tema.

CosmoBike Show 2017 Demo & Test area

Uno dei cuori pulsanti dell’intero festival e momento privilegiato di incontro fra i ciclisti e le centinaia di modelli di biciclette del 2018.

Grazie a 21.000 metri quadri di aree test per bici da strada, MTB ed ebike, il visitatore potrà finalmente unire alla conoscenza dei dati tecnici presente sui vari cataloghi un’esperienza diretta sul mezzo che intende acquistare in futuro.

Tecnici e addetti al lavoro saranno a vostra disposizione per chiarimenti e consigli: nell’edizione 2016 sono stati effettuati più di 1100 bike test in 4 giorni, è lecito aspettarsi una cifra simile anche per il 2017.

CosmoBike Show 2017 Tech Award

Potremmo definire i CosmoBike Tech Award come una sorta di riassunto dei quattro giorni di fiera. Quali sono stati i modelli più sorprendenti? Quale l’accessorio rivoluzionario? Che tendenze predomineranno nel 2018?

I CosmoBike Tech Award premiano le aziende che, in un settore molto competitivo e all’avanguardia, riescono a distinguersi in una delle nove sezioni:

  • Prodotto green dell’anno
  • Prodotto con il miglior design
  • Prodotto più innovativo
  • Miglior prodotto dedicato ai bimbi
  • Miglior servizio bike-friendly
  • Miglior prodotto bike adventure
  • Prodotto tecnico dell’anno
  • Miglior confezione e presentazione al pubblico
  • Miglior prodotto dedicato alle donne
marco aurelio fontana a CosmoBike Show

Tra gli stand di CosmoBike Show sono presenti numerosi campioni di ciclismo che si concedono ai propri fan. Qui Marco Aurelio Fontana, recentemente passato a Bianchi.

CosmoBike Show 2017: dove e quando

La fiera internazionale del ciclismo CosmoBike Show 2017 si terrà presso il polo fieristico di Verona dal 15 al 18 settembre.
Veronafiere è facilmente raggiungibile con diversi mezzi:

Stazione Porta Nuova – Dalla stazione ferroviaria si raggiunge il polo fieristico in cinque minuti d’auto, troverete anche una pista ciclabile.
Aeroporto – Un servizio di navette (con partenza ogni 20 minuti) collega l’aeroporto alla stazione, mentre per raggiungere la fiera in automobile vi basteranno quindici minuti.
A22 – L’uscita di riferimento è Verona Nord, sei chilometri di distanza dalla fiera.
A4 – Uscendo a Verona Est dovrete percorrere dieci chilometri, mentre prendendo Verona Sud lo troverete a soli due chilometri.

Verona dovrà attendere fino a settembre per diventare il polo mondiale della bicicletta per alcuni giorni: noi di Bicilive utilizzeremo questa attesa per offrirvi un percorso di avvicinamento a tappe verso la fiera, andando di volta in volta a cercare di capire meglio cosa ci aspetterà nelle singole aree e durante i vari eventi.

Il tutto facendo nostro lo slogan di CosmoBike Show, all’insegna della bici come stile di vita e della bici per tutti.

MTB: pedali flat o pedali a sgancio rapido? Una guida per scegliere

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foto di tra tipi di pedali mtb: sdp , clipless con piattaforma a sgancio rapido e flat

Ma tu che tipo di pedale consigli?“. Questa è una delle domande poste più frequentemente ai corsi di mtb che teniamo in giro per l’Italia e anche nelle discussioni tra biker, colleghi e amici.

Qual è il sistema migliore? Flat o spd? La risposta è: entrambi!

Ambedue le tipologie di pedali si possono utilizzare in svariate discipline della mountain bike, anche se in certi ambiti la scelta di uno o dell’altro è obbligatoria (xc=spd, freestyle, trial=flat).

Il flat permette una guida senza pensieri, votata al divertimento.

I pedali a sgancio rapido sono indicati per chi cerchi l’efficienza, la connessione col mezzo e le alte prestazioni, anche in ambito race (sia xc, enduro o downhill).

foto di un pedale mtb a sgancio rapido

Un pedale a sgancio rapido per mtb dotato di piattaforma ampia e possibilità di utilizzo dei pin.

Pedali e scarpe da mtb, partiamo dalle fondamenta

L’importanza di scarpe e pedali è spesso trascurata e ogni giorno, soprattutto in ambito trail/enduro, vedo mtb da migliaia di euro che montano pedali flat scadenti, abbinati (orrore!) a scarpe da tennis o scarponi da montagna: una pessima scelta se si vuole dialogare con la mtb.

I pedali e le scarpe costituiscono le fondamenta della nostra struttura “biker+bici”. Quando ci alziamo sui pedali, in discesa, circa il 90% del nostro peso è trasferito al movimento centrale attraverso quella piccola porzione di piede che poggia sul pedale.

Dal movimento centrale il peso, se ben utilizzato, si divide tra sospensioni, ruote e pneumatici e crea pressione e aderenza a terra: in una parola, grip.

Ovviamente oltre che in discesa, anche nel gesto pedalato la connessione calzatura-pedale assume una grande importanza, così come il posizionamento del piede sul pedale stesso. Nei prossimi paragrafi tratteremo di tutto ciò.

Se avete letto il nostro tutorial come scegliere la prima mtb saprete che al momento dell’acquisto la maggioranza delle mountain bike monta degli economici pedali di plastica. Smontateli, eliminateli e continuate la lettura.

Pedali mtb flat, spd o ibridi

Le tipologie di pedali mtb presenti sul mercato e utilizzate ai giorni nostri sono essenzialmente tre: i pedali flat o “liberi”, i pedali a sgancio, (chiamati anche a sgancio rapido, spd, clipless o automatici) e i pedali ibridi.

- I pedali flat sono simili a dei pedali normali, sono realizzati in alluminio o plastica speciale, presentano una forma piatta e devono essere dotati di pin, cioè piccoli grani o viti sulla superficie che fungono da “denti” per migliorare il grip della scarpa, così da garantire l’aderenza del piede in qualsiasi situazione di guida.

- I pedali a sgancio (che spesso definirò spd per comodità) si usano con scarpe apposite che si agganciano al pedale tramite una tacchetta posta sotto la suola. Il sistema di ritenzione della tacchetta è costituito generalmente da un meccanismo a forchetta o a gabbietta e una molla; è concepito per aprirsi con la rotazione del piede sull’asse orizzontale.

- I pedali ibridi specifici da mtb (quindi dotati di pin sulla faccia piatta) possono essere una buona soluzione per chi stia imparando ad usare lo sgancio rapido ma voglia avere comunque la sicurezza del flat. Tuttavia non li consiglio, a mio avviso in questo caso va fatta la scelta: o bianco o nero.

foto di un pedale mtb flat a piattaforma

Un esempio di pedale per mtb a piattaforma, “flat”. In questo caso il materiale plastico permette di ridurre sia il peso che il prezzo, pur offrendo un ottimo grip grazie ai pin molto sottili e intercambiabili.

Pedali flat mtb: i vantaggi

I flat innanzitutto non richiedono scarpe dedicate, anche se in realtà una scarpa con suola morbida e specifica per pedali piatti è infinitamente più performante di una scarpa qualunque.

Le sneakers da tennis o gli scarponcini da montagna non sono nati per stare incollati a dei pin, fate la prova con chi già possieda una scarpa flat da mtb (e un buon pedale) e mi direte. Al limite iniziate usando un paio di scarpe da skateboard con suola piatta, sono un buon compromesso.

Usando scarpe con una suola morbida e senza tacchetta si ottiene un efficiente assorbimento degli urti, la possibilità di camminare tranquillamente e il vantaggio di poter togliere o posizionare il piede “al volo” in caso di necessità, quindi adottare una guida che si può definire “senza pensieri”.

In caso di molto fango o neve i flat sono più comodi e sicuri. Non hanno bisogno di particolari cure a parte una pulizia ogni tanto, un po’ di manutenzione (se è possibile smontarli) con ingrassaggio del perno e il controllo che boccole e cuscinetti siano in ordine.

Gli svantaggi dei flat

I flat, per essere utilizzati al meglio, richiedono più tecnica degli sganci. Bisogna usare molto le caviglie e in caso di stanchezza o rigidità è possibile perdere il contatto col pedale nelle sezioni di trail più dissestate.

Anche sui salti e in qualunque momento in cui si stacchino le ruote da terra bisogna saper alzare i talloni per mantenere il grip sui pin del pedale.

foto di una scarpa da mtb flat su un pedale a piattaforma

La posizione del piede corretta per avere grip sul pedale flat anche quando si alza il piede, come nel bunny hop e nei salti.

È necessario fare attenzione a come si pedala, una posizione errata dei piedi fa perdere efficienza ed ergonomia. La spinta su un pedale flat in ambito gravity va data sempre utilizzando l’avampiede, come indicato nel nostro tutorial Come settare la mtb.

A volte vedo dei rider che tengono i piedi troppo “a papera” oppure con l’asse del pedale a metà piede. In questo caso la libertà di posizionamento diventa un arma a doppio taglio.

Nel gesto pedalato i flat sono inferiori ai pedali a sgancio: questo perché la gamba spinge solamente verso il basso e non può tirare il pedale verso l’alto (o perlomeno non può farlo in maniera così efficiente come se fosse agganciata).

La pedalata risulta quindi meno fluida e più dispendiosa: si utilizzano sempre le stesse aree muscolari senza la possibilità di cambiare tipo di pedalata (esempio: con gli spd è possibile pedalare con una gamba che spinge e l’altra che tira, oppure entrambe che tirano, ecc.).

foto di un pedale flat su una mtb da enduro

Un buon pedale mtb flat deve avere il perno centrale più basso dei lati, per creare una “culla ” per il piede e offrire il massimo grip.

Talvolta è necessario sostituire i pin persi o rovinati e l’operazione, a seconda del tipo di pedale, può essere complicata (per questo è meglio evitare pedali che presentino i classici “grani” che fungono da pin e stare su quelli che utilizzino viti filettate passanti -Vedi foto).

I pedali flat possono essere pericolosi proprio per via dei pin affilati, ma anche gli spd quando finiscono sugli stinchi sono ben dolorosi e quasi altrettanto taglienti.

Pedali a sgancio rapido: i pregi

I pro: i pedali a sgancio offrono una migliore efficienza in pedalata. Con la pratica si possono apprezzare le qualità di un buon pedale spd o simili abbinato a una buona scarpa, scoprendone i molteplici privilegi.

Questi vantaggi sono una guida più rilassata perché sicuri della connessione pedale-scarpa e un miglior controllo della mtb, anche con una frequenza di pedalata alta.

Il pedale a sgancio porta benefici nel tecnico in salita, in discesa durante le staccate e nei tratti molto sconnessi, oltre che nei salti e in tutti i casi ci sia da alleggerire o spostare il retrotreno della bici.

Come già accennato, solo con gli sganci possiamo effettuare una pedalata rotonda al 100%, utilizzando tutti i muscoli della gamba nell’azione propulsiva. All’occorrenza è possibile scegliere se far riposare alcuni muscoli decidendo solo di tirare o spingere sui pedali, tecnica che con i flat è difficilmente realizzabile.

I difetti dei pedali a sgancio

Inizialmente l’idea di essere agganciati alla bici può sembrare pericolosa e dare poca fiducia.

Per acquisire il movimento di rotazione della caviglia (necessario per sganciare il pedale) serve un certo periodo di pratica, bisogna darsi tempo e partire da un pedale a sgancio con molla regolabile, portando la tensione al minimo.

Stesso discorso per quanto riguarda la fase di riaggancio dopo uno stop o durante una sezione tecnica: a seconda del tipo di pedale potrebbe essere difficoltoso trovare subito il punto esatto sotto al piede.

Un’altra problematica che ho notato è l’errata gestione della forza con cui si può “tirare la bici a sé” durante un passaggio, un salto o un bunny hop, che spesso nei principianti causa impuntamenti o addirittura ribaltamenti in avanti (in inglese si usa l’acronimo OTB, Over The Bars).

In caso di molto fango o neve sui trail, lo spazio intorno alla tacchetta si riempie di detriti e rende l’aggancio difficoltoso, a seconda della marca e modello di pedale.

Spesso è sufficiente sbattere le scarpe sul pedale un paio di volte per poter riagganciare, certo è che in questi frangenti ci sia un minimo di perdita di tempo in più rispetto ai flat (tralasciando la componente mentale di essere agganciati ai pedali su terreni fangosi, che molti non sopportano).

I pedali a sgancio senza gabbia esterna (da xc) sono molto scivolosi quando si tenta di agganciare se usati con scarpe dalla suola rigida, magari in carbonio e poco tassellata.

Il meccanismo dello sgancio, con le molle e le viti che lo compongono, soffre le condizioni troppo umide, fangose e anche quelle troppo secche.

Una breve manutenzione dopo ogni uscita è quasi obbligatoria, se vogliamo che il nostro pedale mantenga prestazioni ottime e sia sicuro: spazzolare le molle, rimuovere fango e polvere e lubrificare con uno spray al teflon o PTFE che rende l’aggancio/sgancio molto fluido.

foto di un pedale a sgancio con piattaforma su una mtb da enduro

Un pedale a sgancio rapido con piattaforma è indicato per un uso all mountan, trail, enduro e downhill: offre più appoggio al piede ed è più robusto. Notare la forma concava.

Consigli sulla scelta del pedale mtb

Considero obbligatori i pedali flat per imparare e mettere in pratica i rudimenti della mountain bike già accennati (surplace, manual, bunny hop).

A molti amici ho consigliato almeno un anno di esperienza sui flat prima di pensare agli sganci.

Un buon pedale flat è concavo, sottile ma non troppo, della grandezza giusta, cioè correlata al vostro piede e dotato di pin sottili (non conici; i migliori sono i pin costituiti da viti filettate). Questi devono poter penetrare bene nella suola della scarpa.

Importante – guardate sempre i pedali di profilo: se l’asse del pedale è più alto dei suoi bordi non otterrete mai un buon feeling, il piede tenderà a scivolare sull’asse, rischiando di finirvi sulla tibia. Ed è qui che vi servirebbero i parastinchi…

Una volta acquisita la giusta tecnica, magari anche frequentando un corso di guida per essere certi di ottenere un’impostazione corretta, si può pensare di passare ai pedali a sgancio, dapprima provandoli su un prato o una strada in piano.

Il “lato oscuro” della mtb

Se siete già passati al lato oscuro (come alcuni scherzosamente definiscono il “pedalare agganciati”) e la vostra preferenza va sulla guida all mountain ed enduro, scegliete un pedale clipless con piattaforma esterna; ne abbiamo provati alcuni molto validi.

La piattaforma o gabbia esterna non solo protegge il pedali dagli urti ma fornisce un appoggio in caso di tratti scivolosi percorsi con il piede sganciato e appoggiato sul pedale. Quasi tutti gli ultimi modelli sono dotati anche di pin.

Esistono pedali con aggancio fisso sui due lati o con un sistema simile a un “frullino” che ruota sul perno centrale. Questi ultimi presentano quattro facce di innesto, in modo da trovare sempre l’angolazione adatta per agganciare la tacchetta.

Nel caso dell’enduro e del downhill consiglio di spostare le tacchette più verso i talloni, sacrificando l’ergonomia della pedalata ma ottenendo una posizione del piede più comoda e “potente” in discesa, oltre che un aggancio facilitato.

Se invece pedalate più in ambito cross country, la scelta ricadrà su un pedale clipless più piccolo, essenziale, e una scarpa mtb con suola rigida per poter trasferire più potenza alla ruota posteriore.

Per questo le tacchette andranno posizionate seguendo le regole della bici da corsa, quindi con l’asse del pedale esattamente sotto alle ossa del metatarso.

Ogni azienda produce le proprie tacchette, fornite sempre con i pedali (e non con le scarpe). Attenzione ai vari problemi di incompatibilità tacchette/pedali se già possedete una marca di pedali e volete passare ad un’altra.

foto di un pedale spd da xc

Un classico pedale spd economico, da cross country, con aggancio su entrambi i lati e sistema con molla a tensione regolabile.

Come usare i pedali spd da mountain bike

Il primo approccio con i pedali a sgancio va svolto in condizioni di sicurezza, in garage, cortile, meglio ancora un prato (in caso di eventuale caduta).

Se il vostro pedale presenta un meccanismo di ritenzione regolabile, allentate la tensione della molla portandola al minimo. Fate tutte le prove del caso appoggiati a un muro, magari aggiustando l’inclinazione sull’asse della tacchetta in modo da sentire i piedi in una posizione naturale per voi (talloni più esterni/interni).

La posizione sui pedali, seppur le tacchette diano un minimo di gioco, deve rispecchiare il modo in cui camminiamo: costringere a tenere i piedi paralleli a chi cammini con le punte in dentro o in fuori vorrebbe dire provocare delle infiammazioni alle ginocchia.

Una volta sulla bici, durante i primi giri agganciate sganciate molte volte, esagerando il movimento di rotazione del tallone. Cercate di capire come funzioni il pedale: ogni azienda di pedali presenta sistemi di sgancio leggermente differenti.

Presa la dovuta confidenza, via alle prime uscite: suggerisco di iniziare con un po’ di “riscaldamento” ogni volta che andate a pedalare, provando e riprovando l’aggancio e lo sgancio in rettilineo e anche in curva, con sella alta e bassa. Provate anche in salita e in discesa.

Iniziate con percorsi facili e datevi almeno due/tre mesi di tempo per interiorizzare i movimenti di attacco e stacco dal pedale.

Successivamente potrete affrontare percorsi più impegnativi, mantenendo però quei 5 minuti di pratica nel parcheggio prima del giro che vi aiuteranno a migliorare la confidenza e rendere il gesto naturale.

Il surplace

Per qualunque tipo di biker è obbligatorio fare pratica con il “surplace”, ovvero la tecnica di restare in equilibrio fermi sulla bici senza poggiare i pedi a terra.

Il surplace (chiamato trackstand in inglese) è una delle basi della mtb assieme al manual e al bunny hop, di cui potete trovare alcune spiegazioni nell’articolo “La miglior palestra del biker? La pump track“.

Se usate gli spd, una volta padroni del surplace potrete agganciarvi ai pedali in qualsiasi situazione e poi partire in sicurezza, senza perdere tempo o rischiare di guidare con un piede agganciato e uno no.

Prezzi pedali mtb

Un breve capitolo riservato ai prezzi: la scelta della modalità di acquisto è a vostra discrezione, se online o dal negoziante di fiducia. Chiaramente informarsi sui vari prezzi online permette di farsi un’idea di quanto possa costare il modello di pedale che state cercando.

Prezzi pedali e scarpe mtb a sgancio rapido

I prezzi per qualsiasi modello di pedale clipless senza piattaforma vanno dai 40 euro in su; sul web spesso si trovano occasioni molto interessanti.

I pedali clipless con piattaforma invece vanno dai 60 euro in su; per questa tipologia di pedale le scarpe devono essere da trail, da enduro o da downhill, con una suola non troppo rigida, adatta anche a camminare, con prezzi che variano dai 40 euro dei modelli base fino ai 200 euro e oltre per calzature dagli alti contenuti tecnologici.

Prezzi pedali flat e scarpe mtb per flat

Online si trova di tutto ma attenzione ai modelli: spesso in foto non si capisce bene lo spessore o la forma del pedale. Consiglio di comprare sul web solo dei modelli che già conoscete e avete provato sotto i vostri piedi.

I prezzi vanno dai 30 euro per i flat in resina (o modelli in alluminio di qualche anno fa) ai 150/200 euro dei pedali a piattaforma top di gamma con assi in titanio e pesi ultra contenuti.

Le aziende di scarpe con prodotti davvero validi in fatto di suola progettata per i pedali flat sono poche; affidatevi a quelle più famose. Come costi partiamo dai 60 euro in su.

foto di un biker con i pedali flat, in discesa, su una mtb

Con i pedali flat, in discesa, è indispensabile assumere questa posizione per avere il massimo grip. Notare come i pin si inseriscano nella suola della scarpa.

Conclusioni: il sistema di pedale migliore è…

Come detto in apertura, non fissatevi su una sola tipologia di pedale: se ne avete la possibilità, continuando a cambiare tra flat e clipless vi allenerete a tenere “fresche” le tecniche base senza sviluppare vizi di guida dannosi.

Scegliete il sistema che vi dà più sicurezza: lasciate perdere le mode o l’esempio di chi ha una storia diversa dalla vostra. Basatevi sulle sensazioni che provate, ma sperimentate il più possibile sia i flat che gli sganci prima di dire “no” a priori all’uno o all’altro.

Test scarpe Shimano ME7: spd con suola Michelin

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foto delle scarpe mtb spd shimano me7 2017

Shimano rinnova la gamma di scarpe mtb per il 2017 con svariate novità, una su tutte è l’introduzione della suola a doppia densità firmata Michelin sulla ME7 in test e anche sulle XC7 e S-phyre XC9.

La collaborazione con la casa di pneumatici francese ha permesso di raggiungere ottimi risultati: la Shimano ME7 è una calzatura specifica per il trailriding e l’enduro che ha davvero grip da vendere sia sui pedali sia sul terreno.

foto delle Shimano ME7 viste lateralmente

Le Shimano ME7 sono scarpe per pedali a sgancio rapido indicate per un uso trail ed enduro.

Scarpa mtb Shimano ME7, caratteristiche tecniche

I tecnici Shimano hanno creato l’ME7 (“ME” sta per Mountain Enduro), cioè l’evoluzione della calzatura M200 delle scorse stagioni, cercando di risolvere i piccoli difetti che quest’ultima presentava pur essendo già un buon prodotto.

Ciò è stato ottenuto combinando le caratteristiche di leggerezza ed efficienza di pedalata dei modelli da xc con la protezione, la resistenza e la trazione di una scarpa da enduro.

La struttura dell’intersuola della ME7 è in carbonio ed è costruita con la tecnologia Torbal (Torsional Balance) che garantisce un’ottima resa in pedalata ma segue i movimenti laterali della porzione posteriore del piede anche nella guida aggressiva.

La rigidezza della suola è di 8 su 12 della scala Shimano (dove 12 è il massimo, per i prodotti da competizione), quindi simile al modello precedente e nella media con le altre scarpe di questa tipologia.

Il posizionamento della tacchetta è ampio, i rinforzi sulla punta sono stati migliorati, la traspirabilità è molto alta grazie a un inserto in mesh nel puntale.

Una delle caratteristiche che più saltano all’occhio è il collarino in neoprene che sale sulla caviglia per evitare che i detriti penetrino all’interno della calzatura, già visto su prodotti di altre aziende e adottato ora anche da Shimano.

L’allacciatura sulla parte anteriore è costituita da un sistema di lacci a tensionamento rapido ed è coperta da un’ampia linguetta di protezione.

foto della scarpa mtb spd shimano me7 e la sua allacciatura

L’allacciatura rapida ha il fermalacci dotato di velcro, molto comodo. A destra, il cricchetto non ci ha pienamente soddisfatti.

Per quanto riguarda la chiusura sul collo del piede, quella della M200 era molto esposta agli urti tanto da averla danneggiata su una roccia: sulla ME7 il meccanismo a cricchetto si sposta dalla scarpa alla fascia che copre il collo del piede, restando così più protetto. È comunque possibile, in caso di rottura, cambiare solo le parti che compongono la clip.

L’upgrade notevole lo riceve la suola in gomma a doppia densità: questa è costruita con una gomma più dura in azzurro nei punti a contatto con il pedale (quindi più soggetti all’usura) e una gomma nera più morbida, dove serve più grip nell’area al centro del piede e una volta giù dalla bici, quindi sulla punta e il tallone.

Le calzature Shimano ME7 pesano 842 grammi la coppia (tg 44, senza tacchette) e sono disponibili a un prezzo di 184,99 euro.

Il test della scarpa mtb Shimano ME7

Il test di un paio di scarpe è molto soggettivo, così come quello di un paio di guanti o un casco. Dipende tutto dalle caratteristiche fisiche individuali.
Come scritto nella nostra “guida alla scelta dei pedal, spd o flat“, una volta presa la decisione per i pedali a sgancio rapido conviene farsi un’idea del tipo di scarpa da acquistare.
Scelta la tipologia, in questo caso trail/enduro, la calzatura va provata. Non è mia abitudine comprare un paio di scarpe a “scatola chiusa”.
Detto ciò, basandomi sui tanti modelli testati e utilizzati negli anni, posso dire con la massima obbiettività che fin dai primi utilizzi la ME7 sia una calzatura comoda. L’imbottitura della scarpa e il collarino in neoprene contribuiscono a questo comfort.
La ME7 non necessita di nessun rodaggio e la taglia è veritiera, come tutte le scarpe della casa nipponica da me provate (porto il 44 e sono al 5° paio di Shimano, dal 2009).
Seppur molto stretta e lunga come forma, la ME7 offre una calzata ottimale anche per chi abbia una pianta del piede piuttosto larga.

Per raggiungere il massimo comfort consiglio sempre di provare ad inserire o togliere delle solette aggiuntive a seconda del tipo di calze usate: in inverno uso calze spesse, quindi soletta sottile, in estate calze sottili e quindi metto una soletta più spessa. Con questo sistema riesco a mantenere lo stesso feeling su ogni tipo di scarpa, in ogni stagione.

Parlando di freddo, la ME7 non è certo una scarpa invernale, tutt’altro, ma grazie alla linguetta proteggi lacci (e un po’ di spray impermeabilizzante al silicone), anche nelle giornate con fango e pioggia se l’è cavata abbastanza bene.

foto della scarpa mtb spd shimano me7 della punta in mesh

L’inserto in mesh sopra alle dita permette una traspirazione eccezionale. Il colletto in neoprene protegge la caviglia dai detriti.

La parte anteriore in mesh è la zona più a rischio per le infiltrazioni d’acqua, ma anche quella che con un clima caldo fornisce una ventilazione davvero notevole. Anche i lati della ME7 sono traforati, a contribuire alla sensazione di freschezza nei piedi che si prova quando la velocità aumenta.

L’allacciatura rapida è comodissima con il laccetto e il suo fermalacci, già vista e usata sulla M200, mentre il cricchetto necessita di un minimo di pratica per diventare comodo da usare e soprattutto da sganciare, a causa del tasto di rilascio un po’ duro e poco intuitivo.

Tuttavia si riesce a calibrare esattamente la tensione desiderata su tutto il piede e anche a differenziarla, fattore da non trascurare in quanto alcuni prodotti dotati di chiusura con sistema Boa singolo non lo permettono.

Parlando di Boa, nella fattispecie della comodità dei modelli con doppio dispositivo, sarebbe ottimo vedere anche Shimano sviluppare un sistema di chiusura più evoluto e veloce nell’utilizzo.

In pedalata

La Shimano ME7 offre il giusto sostegno in ambito trail riding ed enduro, con una suola rigida “ma non troppo” che segue bene i movimenti dei piedi. L’aggancio e lo sgancio sul pedale sono rapidi, con il primo che risulta ben facilitato dalla scanalatura presente sulla suola.

La possibilità di spostare le tacchette è ampia e la parte di suola con gomma morbida nel centro della scarpa permette di avere un buon grip anche quando si proceda con il piede sganciato e solamente appoggiato sul pedale.

Riguardo a ciò consiglio la lettura del nostro tutorial “come settare la mtb” per scoprire qualche dettaglio in più sull’impostazione della mtb.

foto dei pedali spd con le scarpe shimano me7

Prediligo una posizione del piede piuttosto avanzata: in una guida enduro mi permette di scaricare più peso sulle ruote senza affaticare le caviglie. Notare la suola delle Shimano ME7: nessuna interferenza con il pedale.

Ho testato la ME7 con differenti tipi di pedale, da quelli da xc a quelli dotati di piattaforma esterna minimale fino ai modelli più gravity e non ho riscontrato nessuna interferenza tra suola e pedale. Se questo accadesse consiglio di provare a usare gli spessori da applicare tra la tacchetta e la scarpa.

Con questa scarpa è consigliato il pedale Shimano PD-M9020, che trovate nella nostra guida su come scegliere il pedale Shimano adatto alle vostre esigenze.

La ME7 una volta scesi dalla bici

La suola Michelin è ben disegnata e concepita, assieme all’intersuola con tecnologia Torbal permette di camminare, spingere la bici in salita o scendere a piedi da un tratto molto ripido ed esposto in tutta sicurezza.

Attenzione allo spessore della tacchetta: alcune aziende le fanno più sottili e altre più spesse. I modelli spessi toccano terra se camminiamo su terreni duri o asfalto e su superfici lisce e bagnate (come dei pavimenti) si rischia di scivolare.

Se invece si tratta di portage (ovvero tratti più o meno lunghi con la bici in spalla), basta stringere un po’ di più i sistemi di chiusura della Shimano ME7 e sembrerà di avere il grip di un leggero scarponcino da montagna, con aderenza e trazione davvero notevoli.

Sull’allacciatura, l’unico neo delle ME7 è lo stesso delle M200: ho un piede abbastanza “magro” e con la giusta tensione per camminare in salita arrivo a fondo scala del cricchetto di tensionamento.

Sarebbe utile poter personalizzare la posizione del cricchetto con un altro buco sulla fascia che lo ospita per ovviare a questo inconveniente. Inoltre, quando è tensionato, il tasto di sgancio del meccanismo risulta piuttosto duro da azionare, soprattutto con i guanti.

Conclusioni

La Shimano ME7 è una scarpa mtb leggera, molto ben ventilata e allo stesso tempo resistente e rigida “il giusto” per un utilizzo all mountain ed enduro.

Il prezzo è nella media delle calzature di questo tipo anche se la concorrenza propone sistemi di chiusura diversi e decisamente più intuitivi.

Cosa ci è piaciuto:

La traspirabilità elevata, il grip della suola, la protezione sulla caviglia.

Cosa non ci ha convinto:

La durezza del tasto del cricchetto in fase di sgancio e la lunghezza della chiusura sulla caviglia.

Test scarpe Shimano ME7: spd con suola Michelin
Comfort8.5
Estetica7
Qualità materiali/Durata8
Grip/suola9
Sistema di chiusura6.5
Peso7.5
Prezzo
  • 184,99 €
7.8Il nostro voto
Voti lettori: (1 Vota)
7.7

Club mtb Promosport Racing

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associazione mtb promo sport racing di torino

Promosport Racing


LOCALITÀ

Torino – Piemonte

TELEFONO

Davide 3482821165 – Federico 3389880753 - Toni 33992867155

EMAIL

info@promosportracing.com

PAGINA FACEBOOK

Promosport Racing

SITO WEB

www.promosportracing.it

RIFERIMENTI

Davide Allegri, Federico Silvi, Antonio Silvio

Il team Promosport Racing nasce pochi anni fa sulle colline di Torino. Il 2014 è l’anno che potremmo chiamare di rodaggio in cui ci sono stati molti iscritti ma pochi biker con velleità agonistiche.

Negli anni seguenti il team ha mantenuto costante il numero di iscritti ma li ha resi più attivi e competitivi a livello regionale e nazionale nelle diverse discipline della mountain bike.

In poco tempo ha raggiunto buoni risultati e si è fatto conoscere non solo per la competitività sul campo di gara ma anche per quello che probabilmente è il risultato migliore raggiunto fin ora ovvero essere la prima squadra sponsorizzata da un sito porno, in particolare Xhamster, il terzo al mondo per utenza.

Il nome esprime bene le priorità della squadra, cioè la promozione dello sport e in particolare del ciclismo offroad a 360° senza limiti di età o di territorialità.

La filosofia del team riguarda infatti il divertimento e l’aggregazione, senza però trascurare il sano agonismo. I mattoncini che compongono la squadra non sono di un solo tipo ma sono un insieme di passioni diverse con le fondamenta in comune.

atleti del Promo Sport Racing.

Una foto di gruppo degli atleti del Promosport Racing con seduto al centro il direttore sportivo e preparatore atletico Davide Allegri.

In Promosport Racing si riuniscono principalmente downhiller, crosscountristi, trialisti e da quest’anno enduristi e, saltuariamente per amicizia e simpatia, anche qualche ciclista delle ruote magre.

Fra i tanti atleti e amici che fanno parte di questa squadra possiamo riconoscere alcuni personaggi che ne sono un po’ l’anima:

Primo fra tutti Davide Allegri che non è solo il direttore sportivo e preparatore atletico, ma è anche il primo promoter, atleta e soprattutto grande appassionato delle ruote grasse e della velocità.

un ciclista fa downhill e uno trial bike

Promosport Racing annovera tra le sua fila appassionati di tutte le discipline legate alle due ruote, dal downhill al crosscountry, dal trial al ciclismo su strada.

Sara Quatela è la donna del gruppo, il fango e la fatica sicuramente non le fanno paura e nel risolvere problemi organizzativi è la migliore.

Ghigno ovvero Enrico Ghignone è la mascotte. È il classico uomo da spogliatoio, il motivatore che non si abbatte mai e porta grinta e allegria in questo gruppo scombussolato di persone. (Soprattutto con le sue sfide impossibili che si impone e affronta con caparbietà… mica da tutti farsi 500 squat di seguito!)

Ferra il (ex)frontista che dopo anni di integralismo sulle idee della Mtb ammortizzata solo anteriormente, si rende conto dei limiti strutturali del mezzo e delle sue articolazioni e decide di adattarsi al sistema e comprarsi un bel divano comodo per garantirsi la vecchiaia e un abbassamento notevole dei tempi.

Morins è il vero campione del team. È un rider maturato tra le colline astigiane, come il barbera che imbottiglia. Grintoso in gara ma soprattutto agli eventi serali, spesso riesce a piazzare il suo mezzo tra le prime posizioni di categoria amatoriale.

Vitto, Vairo, Bara e Oli sono la rosa di punta. Sempre fra le prime posizioni nelle discipline gravity e in costante allenamento.

un ciclista del Promo Sport Racing salta e uno pedala

Prima, durante o dopo una gara, gli atleti del Promosport Racing sono riconoscibili per la loro divisa neroverde.

Con loro il team, sotto la guida di Davide, ha in progetto di aprire per l’estate una scuola di Mtb presso i Boschi Sport Club, ai piedi del Colle della Maddalena a Torino, così da diventare una squadra completa a 360° che unisca davvero tutti gli amanti del ciclismo a partire dai più piccini che posso crescere con una grande passione.

Il team è attivo sia nel consumare i sentieri che nel risistemarli offrendo consulenze per piste gravity, dando una mano a costruirle e mettendo a posto sentieri in giro a seconda di dove gli amici chiedano aiuto. Hanno messo il loro zampino e la loro zappa un po’ ovunque.

Le uscite della squadra si svolgono principalmente sui percorsi dietro a casa sulla bellissima collina torinese. Il colle della Maddalena così come la collina di Superga è conosciuto e percorso in lungo e in largo dai biker della zona e non solo.

due ciclisti del team Promo Sport Racing di Torino

Promosport Racing conta tra i suoi sponsor: Capello Cycling, XHamster, Andreani Group, Nukeproff, Villa Santa Brigida e AM Costruzioni Modelli.

Qui i trail sono ottimi nei periodi morti ma in piena stagione la squadra si sposta tra Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria spingendosi fino in Francia per cercare salti più alti e curve più veloci.

A vederli vestiti con protezioni e soprattutto con spesso addosso polvere e fango non si direbbe che siano buoni e socievoli. Per questo se doveste riconoscere la maglia nera e verde in giro, unitevi a loro per una pedalata o una discesa!

Per altre info collegatevi al sito ufficiale Promosport Racing.

Aiutiamo Alberto Deanesi

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aiutiamo alberto deaneasi di deaneasy

Alberto Deanesi ha dimostrato nel corso del tempo di essere qualcosa di più di un ciclista mtb: la sua esperienza, il suo modo di vivere la due ruote non si limita al montare sulla propria mountain bike esplorando le salite e discese di vari angoli d’Italia e del mondo, abbraccia bensì vari aspetti e campi della cultura del ciclismo.

Alberto ha infatti contribuito allo sviluppo di questa stessa cultura, lo ha fatto principalmente dalla sua officina, un luogo nel quale l’esperienza in sella si trasformava in comprensione dei problemi e ricerca di vie per superarli.

alberto deaneasi nell'officina di deaneasy

Alberto Deanesi nella sua officina: il sistema Deaneasy è nato dalla sua mente e ha preso forma dalla sua mani. (ph. deaneasy.it)

Il tutto al fine di non limitarsi a “riparare la bicicletta”: Alberto Deanesi ha anche “ripensato la bicicletta” e con ogni probabilità il lavoro più noto di questa attività di riflessione è Deaneasy, frutto di un lungo percorso di ricerca volto a trovare un sistema a doppia valvola per poter impiegare basse pressioni evitando stallonature o pizzicature.

Dalla presentazione del progetto durante il mese di febbraio 2011, passando quindi al brevetto ottenuto verso la fine del 2013, DeanEasy ha attraversato varie fasi di perfezionamento per poi sbarcare a festival e fiere, aggiudicarsi premi importanti quali il CosmoBike Tech Award e trovare sempre maggiore diffusione, con aggiornamenti e novità che abbiamo sempre seguito con molta curiosità.

alberto deanesi di deaneasy riceve il cosmobike tech award

Grazie al sistema Deaneasy Alberto ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il CosmoBike Tech Award. (ph. confartigianato.it)

Purtroppo dal 22 maggio 2016 Alberto non può più vivere il mondo della bicicletta come era in grado di fare prima: una brutta caduta in un tratto di pista molto tecnico ha interrotto la sua esperienza con il mondo mtb. Una serie di fratture vertebrali, cervicali e dorsali lo costringono ora a letto.

Abbiamo scritto “interrotto” invece che concluso perché non crediamo che sia stata scritta la parola fine: c’è un percorso di riabilitazione che, tramite mezzi tecnologici moderni e una serie di terapie mirate potrà aiutare Alberto a diventare diversamente mobile e trovare nuovi modi per vedere il mondo che lo circonda e intervenire in esso.

Alberto Deanesi dopo le fratture alla colonna vertebrale

A seguito di una caduta mentre era in sella alla sua mtb che gli ha causato una serie di fratture alla colonna vertebrale, Alberto ora necessità di assistenza e cure specialistiche.

Si tratta di un lavoro lungo e faticoso, ma siamo sicuri che Deanesi, il cui motto è sempre stato “Migliorare il mondo sperimentando nuove invenzioni”, saprà trovare la pazienza, la forza e il coraggio per affrontare questo lavoro.

Ma servono fondi per coprire le spese necessarie a percorrere questa nuova strada: i genitori di Alberto si stanno occupando dell’officina ed è stata avviata una raccolta fondi per contribuire alle spese mediche.

gruppo ciclistico teste di marmo sostiene alberto deanesi

Sono numerosi i biker e le associazioni che si sono mosse per aiutare Alberto e tra queste il gruppo ciclistico Teste di Marmo di Verona. (ph. testedimarmo.com)

Dopo un periodo trascorso in una clinica estera ora Alberto Deanesi è all’ospedale Negrar di Verona e qualsiasi aiuto contribuirà non solo al miglioramento delle sue condizioni fisiche, ma anche a fargli sentire che il mondo del ciclismo non ha dimenticato quello che lui ha fatto e ora cerca di contraccambiare.

Eventuali offerte possono essere fatte visitando la pagina Alberto nel cuore e contribuendo a diffondere la notizia, un altro modo per aiutare può essere quello dell’acquisto degli accessori per ciclismo Deaneasy. Ogni somma sarà ben gradita: facciamo sentire la nostra presenza.

Con Fidlock Bottle Twist arriva la borraccia magnetica

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fidlock porta borraccia bici magnetico

Fidlock Bottle Twist rivoluziona uno degli accessori per bicicletta che più pensiamo immutabili, la borraccia, rendendola magnetica e ancora più semplice da prendere e rimettere a posto.

La borraccia è un elemento indispensabile per ogni tipo di ciclista, sia che si tratti di semplice commuting urbano che di lunghe corse su strada, sia che si stia preparando il bikepacking o una breve gita fuori porta in ebike.
E come accaduto ultimamente per la forma-lucchetto con Link, ecco che anche la borraccia conosce un perfezionamento che la rende più moderna, esteticamente più accattivante e ne migliora la già semplice modalità d’uso.

Fidlock Bottle Twist

La borraccia Fidlock Bottle Twist con, ben visibile, il sistema di aggancio meccanico-magnetico.

Fidlock Bottle Twist si distingue per l‘assenza della gabbia che viene solitamente impiegata per sorreggere la borraccia. Ciò conferisce un aspetto moderno e minimalista all’insieme che prevede l’impiego di un sistema magnetico e meccanico per il fissaggio della borraccia. Basterà infatti avvicinare la bottiglietta alla sede e i due potenti magneti guideranno l’aggancio, portandolo poi a compimento con un meccanismo a incastro.

Oltre al ridotto ingombro si spazio e peso e alla possibilità di combinarsi con telai di ogni tipo, Fidlock Bottle Twist vi permetterà di prendere e rimettere a posto la borraccia senza deviare più di tanto lo sguardo dalla strada, visto che quando è in prossimità dei magneti l’intera operazione diventa guidata e intuitiva fino allo scatto meccanico.

Fissaggio Fidlock

Con questa immagine in sezione è ancora più semplice comprendere il funzionamento del fissaggio di Fidlock Bottle Twist.

La linea sottile e la praticità la rendono soluzione ideale per tutti i telai dalle linee più moderne e flessuose e sarà piuttosto semplice personalizzare graficamente la bottiglia per rispondere alle esigenze delle varie squadre.

Nessun problema anche in caso di esigenza del cambio bottiglia, visto che basterà svitare il supporto montato su una borraccia e spostarlo su quella nuova.

Fidlock Bottle Twist ha un prezzo al pubblico di 36,95 euro ed è commercializzato in Italia da Charlie srl, presso il cui sito web potete rivolgervi per ulteriori informazioni, ordini ed elenco rivenditori.

Sempre di Charlie abbiamo testato anche l’ottimo faretto led Sniper per uscite notturne della BBB e la gamma completa di prodotti pulizia bici di Soudal.

Come dimagrire con l’allenamento

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dimagrire con l'allenamento consigli ed esercizi per stile di vita sano

Il dimagrimento è un argomento affrontato da tutti, sportivi e non, ma chiaro a pochi. È infatti difficile districarsi tra miti, leggende e presunti metodi miracolosi.

Anche in questo caso vi consiglio di fare affidamento alla scienza e lasciare perdere le fonti non affidabili. Vuoi dimagrire davvero e in modo salutare? La via è solo una: trovare il giusto equilibrio tra alimentazione e allenamento contornato, possibilmente, da uno stile di vita sano.

Metabolismo energetico

Tutto parte dalla produzione di energia per mezzo dell’ATP (adenosina trifosfato), la “benzina” cellulare e del muscolo sfruttata dai sistemi energetici del corpo umano.

Le complesse reazioni biochimiche del corpo umano si realizzano grazie all’utilizzo dell’ATP, che a sua volta viene prodotta sfruttando tre tipi di metabolismo energetico: anaerobico alattacido, anaerobico lattacido e aerobico.

Ognuno di questi metabolismi ha caratteristiche e scopi di utilizzo ben precisi, per cui ti consiglio di approfondire l’argomento nell’articolo dedicato ai metabolismi energetici linkato poco sopra.

Il sistema anaerobico alattacido interviene negli sforzi molto intensi e di breve durata, circa 10-12”.

Andrà poi a esaurirsi lasciando spazio al sistema anaerobico lattacido per circa 2′ (due minuti). In questo caso ci sarà un accumulo di lattato (acido lattico) e lo sforzo dovrà ridursi di intensità man mano che il corpo accumulerà lattato, le tipiche “gambe di legno” negli scatti.

Il sistema aerobico caratterizza le prestazioni di lunga durata di intensità sub massimale. L’attività può essere protratta nel tempo per diverse ore e in determinate finestre di tempo vengono bruciati principalmente glucidi, grassi e infine amminoacidi.

un biker affronta uno sforza di lunga durata con sistema aerobico

Il metabolismo energetico si basa su tre sistemi: anaerobico alattacido, anaerobico lattacido e aerobico. Quest’ultimo entra in funzione negli sforzi di lunga durata quando vengono bruciati principalmente glucidi, grassi e, infine, amminoacidi.

La fascia lipolitica e la perdita di grasso

La fascia lipolitica è quel “miracoloso” range di battiti cardiaci, 60/70% della frequenza cardiaca massimale (FC MAX), all’interno di cui i grassi tendono a bruciarsi e “magicamente” si dimagrisce.

Una teoria un po’ semplicistica utilizzata per riassumere un sistema fisiologico complesso come quello di produzione e utilizzo di carboidrati, proteine, grassi e tutti i micronutrienti.

Il range del 60/70% della FC MAX per ottimizzare l’ossidazione dei lipidi si basa su un reale maggior coinvolgimento del metabolismo lipidico durante un’attività aerobica a bassa intensità.

Il concetto di fascia lipolitica non è di base sbagliato ma è estremamente semplificato.

Riporto alcune fra le domande più frequenti riguardanti questa teoria e sul dimagrimento in generale.

In che range di tempo la fascia lipolitica è realmente efficace?

Per rispondere a questa domanda il ragionamento è semplice. Spesso vedo in palestra clienti correre o pedalare a 130 bpm “così brucio più grassi”. Il grosso errore che compiono è di pensare di dimagrire pedalando 15 minuti a ritmo blando, in fascia lipolitica.

Il sistema energetico aerobico attiva il metabolismo dei lipidi dopo 35-40 minuti di attività aerobica continuativa. Quindi in quei 15 minuti di cardio non brucerete altro che carboidrati e una manciata di calorie.

Il range di tempo in cui un’attività aerobica con scopo dimagrante risulta essere efficace è dai 40 minuti in su.

Può funzionare per gli sportivi di ogni livello?

Premettendo che uno sportivo con un minimo di esperienza non consideri una eventuale esistenza di “zona lipolitica”, la risposta è: dipende.

Questa zona di frequenza cardiaca è infatti utilizzata prevalentemente dai principianti e dagli sportivi occasionali, ma c’è un dettaglio rilevante.

È appurato che nel processo di ossidazione dei grassi sia necessario l’ossigeno. Un principiante avrà una capacità di ossidazione scarsa a causa di un insufficiente sviluppo del sistema cardiovascolare associato a una rete capillare non sufficientemente sviluppata: il tutto andrà a limitare lo scambio di ossigeno e quindi l’efficienza ossidativa.

ciclista si allena sui rulli per bruciare grassi

In palestra, in casa o all’aperto per essere efficace e bruciare grassi, l’attività di allenamento aerobico deve superare i 40 minuti.

È così importante puntare al maggiore utilizzo dei grassi durante un allenamento?

No. I motivi sono diversi, primo tra cui la ridotta influenza del consumo lipidico durante un’attività sportiva nel contesto di un reale dimagrimento.

In soldoni, i grassi che bruciate in un allenamento aerobico di 60 minuti circa corrispondo a un bicchiere d’acqua tolto da un lago.

L’attività sportiva incentiva il dimagrimento e l’attivazione di una serie di meccanismi favorenti quest’ultimo, ma a conti fatti la reale differenza la fanno dieta e stile di vita.

Vi riporto un esempio pratico.

Ipotizzando 60 minuti di allenamento in bici a media intensità verranno bruciate circa 500 kcal.
Di queste 500 kcal ipotizziamo che il 60% derivi dai grassi. 1 g di grasso richiede 9 kcal per essere metabolizzato.

Avremo quindi bruciato 300 kcal di grassi che tradotti in grammi diventeranno 34 g.
1 kg di grasso corrisponde a 7000 kcal (teoricamente 9000 ma per una serie di fattori fisiologici si ottiene una cifra inferiore).

Con un consumo orario di 34 g di grassi sarà necessario svolgere attività fisica per 200 ore per riuscire a consumarne 1 kg.

Uno sportivo occasionale pratica 3 ore di attività settimanale e ciò significa che riuscirebbe a perdere 1 kg di grasso in 66 settimane, più di un anno!

Questo è il motivo per cui la fascia lipolitica non fa miracoli e la dieta è fondamentale per il dimagrimento.

Solo regolando gli alimenti introdotti riuscirete a ottenere quel deficit calorico giornaliero che, andando a sommarsi, vi farà perdere 1 kg di peso (perché solo di grasso non è fisiologicamente possibile) in un periodo medio-breve.

Posso quindi dimagrire rimanendo seduto sul divano?

La risposta è sì. Ma un allenamento ottimale migliorerà la qualità del dimagrimento.

Con l’allenamento si andrà a lavorare sia sulla massa magra sia sul metabolismo cellulare e ormonale, migliorandolo in generale. Il miglioramento più importante lo troviamo a livello mitocondriale.

Ottimizzando il metabolismo cellulare non solo il corpo riuscirà a utilizzare nel migliore dei modi gli zuccheri, oltre a proteine e grassi, ma darà “un’accelerata” al metabolismo, permettendovi di mangiare di più senza ingrassare.

Il tutto naturalmente dopo un periodo di adattamento metabolico: non cambierà da un giorno all’altro.

banana split che fa ingrassare e richiede allenamento per essere bruciata

Per bruciare un chilo di grasso ci vogliono circa 200 ore di attività fisica e quindi avere una dieta equilibrata è fondamentale: se per merenda scegliete un frutto, che sia una semplice banana e non una banana split!

L’allenamento per dimagrire

Prima di parlare dell’allenamento migliore per dimagrire è necessario compiere una premessa. Nel caso in cui siate principianti o non pratichiate attività fisica da qualche mese è consigliato, direi anche necessario, un periodo di rincondizionamento di 3-4 settimane, durante cui il corpo inizierà ad adattarsi fisiologicamente al nuovo stimolo.

Abbiamo visto che la fascia lipolitica è una estrema semplificazione di un sistema complesso, difficilmente sfruttabile e che richiede un’attività aerobica molto lunga per poter rendere al massimo.
Una persona praticante ciclismo per hobby non avrà mai il tempo di uscire 3-4 volte a settimana per più di due ore a uscita.

In questo caso ci torna utile l’ormai famoso allenamento HIIT (High Intensity Interval Training). Una metodologia di allenamento derivante dal metodo Tabata, ritornato molto di moda grazie al CrossFit.

Diversi studi hanno confermato l’aumento del metabolismo basale per diverse ore dopo un allenamento ad alta intensità e quindi di bruciare più calorie.

Ma come ho scritto poco sopra, le calorie durante un’attività fisica sono da dimenticare.

È interessante invece la grande quantità di acidi grassi ingaggiati durante un allenamento HIIT. Acidi grassi teoricamente utilizzabili dai sistemi energetici del corpo umano ma neutralizzati, resi quindi inutilizzabili, dalla massiccia quantità di acido lattico accumulato durante l’allenamento.

Quest’ultimo, l’acido lattico, necessita di circa 60 minuti per tornare ai livelli pre-allenamento ma è possibile agevolarne lo smaltimento con un lungo defaticamento a ritmo blando permettendo al corpo di convertirlo in altri tipi di molecole.

donna grassa in bicicletta

Il nostro sistema energetico funziona anche grazie ai grassi ma non per questo dobbiamo immagazzinarne in grandi quantità! Un sano dimagrimento è un processo complesso e smaltire i grassi accumulati richiede tempo e applicazione.

Conclusioni

Leggendo questo articolo potete capire come la base per il dimagrimento sia l’alimentazione. Tuttavia, l’attività fisica rimane un importante valore aggiunto per un dimagrimento di qualità e per l’ottimizzazione del metabolismo e dei sistemi energetici del corpo umano.

In un successivo articolo parlerò di un metodo ideato nell’ultimo decennio che permette di impiegare tutti i sistemi energetici e sfruttare al massimo la potenza ossidativa del corpo umano.

Per ora posso consigliarvi di puntare su allenamenti ad alta intensità stile HIIT o Tabata seguiti da un’attività aerobica a bassa intensità.

Nel nostro articolo Perdere massa grassa con l’allenamento HIIT potete trovare una progressione di 10 settimane per un graduale aumento di intensità. Vi consiglio di utilizzare la tabella che trovate nell’articolo come modello, a cui faranno seguito 15-30′ di attività cardio a bassa intensità.

In alternativa al ciclismo, il metodo HIIT è utilizzabile anche in palestra con diversi protocolli. Ad esempio inserendo qualche esercizio a corpo libero ad alta intensità eseguito con 3 ripetute da 5′, sempre ad alta intensità, su cyclette o tapis roulant o qualsiasi macchina cardio.

Per concludere, se volete davvero dimagrire non esistono scorciatoie (non salutari, almeno). Come ogni obiettivo, costanza e impegno faranno la differenza.

Scott abbigliamento mtb linea donna 2017 Contessa

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linea di abbigliamento mtb da donna scott contessa 2017

Per l’anno 2017 la nota casa ciclistica SCOTT ha aggiornato i suoi prodotti, compresi quelli della linea interamente dedicata alle donne: Contessa.

Questa linea nata nel 2004 dall’idea di Karen Eller, protagonista per anni di molte gare a livello internazionale, di spot pubblicitari come quello della Nutella oltre che famosa sport model; la sua collaborazione con Scott sta avendo molto successo e la linea è in continuo aggiornamento e sviluppo.

Contessa è il nome della linea di abbigliamento da mtb dedicata alla donne prodotta da Scott e comprende giacche, magliette, pantaloncini, caschi e accessori vari.

Contessa è il nome della linea di abbigliamento da mtb dedicata alla donne prodotta da Scott e comprende giacche, magliette, pantaloncini, caschi e accessori vari.

Nella collezione 2017 Contessa troviamo una linea di prodotti proposti in due modelli diversi come pantaloncini, magliette, giacche, caschi, ma anche alcuni pezzi unici come lo zaino e i guanti.

Tra i vari articoli sono presenti:

Giacca mtb da donna SCOTT Trail MTN Dryo 20

La giacca mtb SCOTT Trail MTN Dryo 20 ha tre strati di DRYOsphere per proteggere dalle intemperie e anche dal sole troppo forte (protezione UV UPF 30+).

Presenta parti riflettenti per una maggiore visibilità, tante tasche di diverse dimensioni per riporre il necessario, un’utile visiera all’interno del cappuccio e zip di ventilazione tagliate al laser per far passare l’aria quando fa più caldo.

Prezzo: 239 euro.

giacca da mtb da donna Scott Trail MTN Dryo 20

La giacca mtb da donna Scott Trail MTN Dryo 20 è realizzata con il tessuto DRYOsphere, in grado di proteggere sia dalla pioggia sia dai raggi UV. Prezzo: 239 euro.

Maglia mtb da donna SCOTT Trail 20 M/C

Anche la maglia mtb a maniche corte da donna SCOTT Trail 20 M/C è presente nelle tre combinazioni di colori caratteristiche di questa linea: viola prugna/arancione carota, blu scuro/viola orchidea e verde scuro/verde chiaro.

Questa maglia ha le maniche un paio di centimetri più lunghe delle solite magliette per riparare di più, è fatta di un tessuto resistente e comodo che è stato sottoposto a un trattamento antibatterico e ha la particolarità di avere una tasca laterale chiusa da zip con tessuto interno in micropile che permette, all’occorrenza, di pulire gli occhiali senza rovinarli.

Prezzo: 64 euro.

shirt da mountain bike scott trail 20

Disponibile in diversi colori, la maglia mtb da donna Scott Trail 20 a maniche corte è dotata di una tasca laterale in micropile specificatamente concepita per pulire e riporre gli occhiali. Prezzo: 64 euro.

Pantaloncini mtb da donna SCOTT Trail 20 taglio ampio

I pantaloncini mtb Scott Trail 20 sono disponibili in tre diverse combinazioni di colori (viola prugna/arancione carota, blu scuro/viola orchidea e verde scuro/verde chiaro) nelle taglie da XS a XL.

Hanno ampie tasche con chiusure sicure per avere sempre tutto a portata di mano senza perdere nulla, sono elasticizzati nelle quattro direzioni, impermeabili grazie al trattamento DWR, hanno l’imbottitura rimovibile con fondello SCOTT underwear per donna e arrivano al ginocchio.

In vita hanno tre comodità: la regolazione, i passanti per un’eventuale cintura e la parte posteriore più alta per riparare meglio in caso di fango.

Prezzo: 109 euro.

pantaloni da mtb da donna Scott Contessa Trail 20

I pantoloni da donna Scott Trail 20 hanno una serie di caratteristiche specifiche per l’utilizzo in mtb: tessuto impermeabile, inserti elasticizzati, imbottitura amovibile, lunghezza oltre il ginocchio e retro più alto per riparare dal fango. Prezzo: 109 euro.

Casco SCOTT Fuga Plus (CE)

Il casco mtb SCOTT Fuga Plus è disponibile in molti colori ed è uno dei prodotti che sono presenti nella linea donna ma non sono una sua esclusiva, essendo un prodotto unisex.

Fa parte dei caschi lanciati da SCOTT per il 2017 con la tecnologia MIPS Brain Protection System, è dotato del sistema di regolazione Halo 3D e ha un ottimo sistema di ventilazione.

Ha un peso approssimativo di 330 grammi e la visiera si può agevolmente togliere.

Prezzo: 159 euro.

casco da mtb scott fuga plus con tecnologia MIPS

Il casco da mtb Scott Fuga Plus è unisex e disponibile in vari colori. Pesa 330 g e l’interno della calotta è dotato del sistema di protezione MIPS. Prezzo: 159 euro.

Per maggiori info e per vedere la linea completa visita il sito Scott.

Mirko Celestino, il nuovo CT della Nazionale italiana MTB

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foto di mirko celestino, nuovo ct della nazionale azzurra mtb

Il Consiglio Federale della Federazione Italiana Ciclismo ha deciso, a fronte del nuovo quadriennio olimpico, di affidare l’incarico di Commissario Tecnico della mountain bike a Mirko Celestino, che sostituisce Hubert Pallhuber.

L’ufficializzazione dell’ incarico è avvenuta pochi giorni fa nella sala consiliare del Coni a Roma, in presenza del rieletto presidente della FCI Renato Di Rocco e del presidente del Coni Giovanni Malagò.

Mirko Celestino sarà CT della Nazionale MTB maschile e femminile marathon e cross country.

Chi è Mirko Celestino

Già incontrato sulle pagine di mountainbike.bicilive.it per il suo seguitissimo tutorial “Migliorarsi nell’xc: i consigli di Mirko Celestino per la mountain bike“, Mirko è ligure, di Albenga (SV) ed è nato il 19 marzo 1974.

Più biker o più stradista? Ex ciclista in bici da corsa, è stato professionista su strada dal 1996 al 2007, per poi ritirarsi per un breve periodo in cerca di stimoli e tornare alle due ruote ma in sella a una mountain bike. Da due anni non gareggia più ed è stato per tre anni Brand Ambassador per il marchio Scott.

Numerose le vittorie nella sua carriera: il Giro di Lombardia, il Giro dell’Emilia, il Regio Tour, la Coppa Placci, HEW Cyclassics di Amburgo, due volte la Milano-Torino, le Tre Valli Varesine, il Trofeo Laigueglia, il Sella Ronda Hero, due volte il Campionato Italiano MTB Marathon, la Settimana Internazionale di Coppi e Bartali, un Campionato Europeo Under 23. Nel 2010 è giunto secondo nella prova del Campionato Mondiale Marathon.

foto di mirko celestino, nuovo ct della nazionale azzurra mtb

Pratico di gare marathon di lunga distanza, Mirko si avvarrà anche delle conoscenze degli atleti più esperti in della Nazionale per consigliare al meglio i ragazzi sulle brevi distanze delle gare di xc.

Gli obbiettivi del nuovo CT azzurro

Alla presentazione milanese del Team Bianchi Countervail l’ex professionista ligure, che da pochi minuti aveva appreso l’ufficialità della sua nomina a CT azzurro, ha parlato in modo chiaro dei suoi obbiettivi: trovare i risultati con i corridori più esperti e far crescere quelli giovani al massimo delle loro potenzialità.

Non a caso il Team Bianchi Countervail che ha ospitato la serata unisce queste due tipologie di corridori: atleti esperti, come il neo arrivato Marco Aurelio Fontana (di cui abbiamo una video intervista e una ripresa in ebike dietro di lui) e altri giovani talenti.

L’idea di diventare CT e la filosofia di Mirko Celestino

Per Mirko Celestino l’idea di diventare commissario tecnico è nata durante il periodo invernale, in cui giravano voci di un possibile ritiro di Hubert Pallhuber. È chiaro che la scelta che ha portato l’invio del curriculum e la disponibilità alla FCI sia stata una decisione personale, ponderata, discussa a fondo con gli amici e le persone vicine.

Mirko è sempre stato abituato a ricoprire ruoli di “capitano” e di persona responsabile, senza mai tirarsi indietro e impegnandosi a fondo: è questo quello che cercherà di insegnare ai ragazzi, a divertirsi senza paura di sbagliare, facendo tutto con grande impegno e responsabilità.

È nel settore giovanile che si formano i fuoriclasse, è qui che si forma il carattere ed è qui che bisogna stare vicino ai ragazzi per costruire dei futuri campioni, non solo nello sport ma anche nella vita.

Un buon CT, secondo Celestino, deve saper ascoltare ma senza farsi condizionare, saper parlare con gli atleti e i loro team manager per evitare i conflitti ed essere in grado di confortare un atleta quando le cose non vanno per il verso giusto.

Un grande in bocca al lupo per la nuova avventura al nuovo CT Mirko Celestino.

Il team Mondraker DH impiegherà Shimano Saint nel 2017 e 2018

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le bici mondraker dh dal 2017 con montato il gruppo shimano saint

Si avvicina la data d’inizio della Downhill World Cup, che esordirà a Lourdes il 29-30 aprile 2017 e Mondraker, il team del campione in carica Danny Hart, ha lanciato un chiaro messaggio alle altre squadre annunciando l’impiego del gruppo Shimano Saint per le due prossime stagioni.

Come per qualsiasi altra disciplina sportiva, anche nel downhill, con il campionato mondiale alle porte, cominciano a spuntare discussioni e previsioni sui possibili vincitori e sia Mondraker che Danny Hart erano già fra i principali favoriti, ma la notizia della partnership con Shimano non fa che aumentare ancora di più le loro possibilità di vittoria.

danny hart del mondraker dh con un tecnico shimano

Il team Mondraker DH annovera tra le sua fila diversi campioni del mondo tra cui Danny Hart, vincitore del titolo nel 2011 e nel 2016 in Val di Sole.

Perché? Perché, per dirla con il nostro Claudio Riotti, Shimano Saint è il top di gamma per downhill racing, freeride ed enduro spinto, è impiegato da una buona parte dei piloti della Coppa del mondo DH e ha ottime caratteristiche di precisione, resistenza e affidabilità.

Trattandosi di partnership, non sarà solo la squadra Mondraker a “guadagnarci”: i tecnici Shimano potranno contare su alcuni fra i migliori mountain biker al mondo per accumulare dati e riscontri tecnici di grande importanza al fine di migliorare i prodotti e svilupparne di nuovi.

gruppo shimano saint con deragliatore saint shadow a 10 velocità su mondraker summum 27.5 stealth

Shimano e Mondraker hanno stipulato un accordo per il 2017-2018 e nella prima stagione le mtb da DH Mondraker Summum 27.5 Stealth monteranno il gruppo Shimano Saint, il top di gamma per le discipline gravity. Nella foto si vede il deragliatore posteriore Saint Shadow+ a 10 velocità con chain stabilizer.

Il roster di Mondraker DH è infatti impressionante e allinea, fra gli altri: Danny Hart (vincitore di due campionati del mondo, 2011 e 2016), Laurie Greenland (vincitore del mondiale junior 2015), Emmeline Ragot (campionessa mondiale che pare torni alle gare di World Cup, pur non essendo presente nella lista ufficiale dell’UCI) e Markus Pekoll (campione europeo).

Di fronte a queste credenziali e all’aggiunta della partnership con Shimano, non ci sembra azzardato prevedere un buon numero di vittorie per Mondraker.

I quattro mountain bikers utilizzeranno il gruppo Shimano Saint su telai da downhill Mondraker Summum 27.5 Stealth e fra gli elementi di pregio del gruppo troviamo: deragliatore posteriore Saint Shadow+ a 10 velocità con chain stabilizer per migliorare la tensione della catena in occasione delle discese; guarnitura con corona singola in duralluminio da 38, 36 o 34 denti e impianto frenante di altissima qualità con pinze BR-M820 in materiale ceramico a quattro pistoni, dal diametro differenziato, dotate di pastiglie in resina e tecnologia Shimano Ice Technology, utilizzata per la dispersione del calore sui dischi e sulle pinze.

impianto frenante shimano saint BR-m820 montato su mondraker Summum 27.5 stealth

Tra i vari componenti del gruppo Shimano Saint, sulle Mondraker Summum 27.5 Stealth sarà montato l’impianto frenante BR-M820 dotato di tecnologia Shimano Ice Technology per la dispersione del calore, pinze in materiale ceramico a quattro pistoni e pastiglie in resina.

C’è grande entusiasmo da parte di Shimano e Mondraker per un percorso di “avvicinamento” alla World Cup che prevede da qui ad aprile la partecipazione del team a varie gare di livello nazionale al fine di perfezionare la preparazione e arrivare alla Coppa del mondo e ai campionati mondiali con l’obiettivo di confermare o sorpassare i risultati del 2016.

A tal proposito consigliamo la lettura del nostro tutorial “Pedali flat e pedali a sgancio rapido, una guida per scegliere” se ancora fate parte della schiera di rider che si devono decidere a passare “al lato oscuro”, visto che il 99% dei piloti in Coppa del mondo gira con i pedali agganciati, come Danny Hart nel video della sua vittoria in Val di Sole nel 2016:

Ricordiamo che assieme a questi “Big” per la stagione 2017 ci sarà anche Beatrice Migliorini, “figlia d’arte” del padre Stefano Migliorini, quindi un motivo in più per augurare in bocca al lupo al Team Mondraker!


Catalogo e listino prezzi mtb Wilier 2017

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Wilier Triestina, marchio storico del ciclismo italiano, ha pubblicato il catalogo e listino prezzi delle proprie mountain bike per il 2017, inserendo in totale 12 modelli. 

Le nuove serie per la stagione 2017 sono sei, cioè 101FX,  501XN, 503PLUS, 503X, 903TRN e 903TRB, mentre le mtb messe in commercio con i vari montaggi sono 70.

Vi ricordiamo inoltre come i prezzi (IVA inclusa) non diano origine a vincoli contrattuali e potrebbero cambiare nel corso della stagione e agli appassionati di bici da corsa consigliamo la lettura del catalogo e listino Wilier bici strada 2017.

Mtb Wilier 101FX 2017

La 101FX è una mtb full suspended leggera e veloce, con telaio in fibra di carbonio hardtail o full suspended. Il frame 101FX è stato sviluppato partendo dal telaio hardtail 101X presentato lo scorso anno.

Ci sono 22 montaggi, con prezzi che variano da € 3.650 a € 7.550.

Top di gamma è la W723XFC che monta il gruppo Shimano XTR Di2 2×11, le ruote Mavic Crossmax Pro e la forcella Fox Float SC 100 mm.

mtb full wilier 101fx

Wilier 101FX full con telaio in carbonio: da 3.650 a 7.550 euro.

Mtb Wilier 101X 2017

La 101X è una mtb da cross country superleggera ed è stata progettata sfruttando le tecnologie che hanno reso oggetto di culto le bici da strada con l’alabarda (manubrio integrato in carbonio monoscocca).

Nella 101X si trovano alcuni plus che derivano dalla bici da corsa Zero.7 e dalla famiglia Cento1. Ci sono ben 34 diversi montaggi.

Il prezzo parte da € 3.400 a € 7.400.

La bici top di gamma è la W721XFH che monta il gruppo Shimano XTR Di2 2×11, ruote Shimano XTR WH-M9000 Thru-Axle e forcella Fox Float SC 100 mm.

Wilier 101X mtb XC 2017

Wilier 101X da XC: da 3.400 a 7.400 euro.

Mtb Wilier 501XN 2017

Telaio in fibra di carbonio, ottimo rapporto qualità prezzo e un restyling stilistico rendono questo uno dei prodotti più apprezzati dai nuovi rider.

Ci sono 3 montaggi e il prezzo parte da € 1.898 fino a € 2.398.

La bici top di gamma è la W722DS che monta il gruppo Shimano XT 2×11, ruote Miche MT-X Thru-Axlee forcella Rock Shox SID RL con perno passante da 15 mm.

mtb front Wilier 501XN dal catalogo 2017

Wilier 501XN front con telaio in carbonio: da 1.898 fino a 2.398 euro.

Mtb Wilier 503PLUS 2017

È la nuova Mtb con ruote 29” plus. È stata pensata e disegnata per offrire il maggior comfort e una guida più sicura, dal rider meno esperto al più spericolato.

Il telaio è in alluminio 6061 doppio spessore, mentre la forcella ha un travel (escursione) da 100 mm.

Si trova solo un modello, la W724L. Il prezzo è di € 1.899.

Monta il gruppo Sram GX1, 1×11, ruote Sun Ringle Mülefut, forcella Manitou Magnum Comp 29” 100 mm di escursione e tubo sterzo conico, mozzo boost e asse passante da 15×100 mm.

Wilier 503PLUS mtb ruote 29" 2017

Wilier 503PLUS con ruote da 29″ plus: 1.899 euro.

Mtb Wilier 503X 2017

La 503X è la mtb hardtrail con il miglior rapporto qualità prezzo. Le versioni che si possono trovare sul mercato sono Race, Pro e Comp. Tutte hanno ruote da 29”, forcella con travel da 100 mm e telaio in alluminio 6061 doppio spessore.

Ci sono tre montaggi, il cui prezzo parte da € 999 fino a € 1.599.

La bici top di gamma è la W724R che monta il gruppo Shimano Full XT 11S, ruote DT-Swiss XC 44 29” e forcella Rock Shox Reba RL 29” da 100 mm, con comando al manubrio e tubo sterzo conico.

mtb hardtrail Wilier 503X 2017

Wilier 503X hardtrail: da 999 a 1.599 euro.

Mtb Wilier 407XB 2017

Telaio in alluminio doppio spessore ruote da 650B (o se preferite da 27,5”) sono le principali caratteristiche di questo modello.

Si trova solo un modello, la W726D e il costo è di € 749.00.

 La bici monta il gruppo Shimano 3×9, ruote Maddux XB500 e forcella SR Suntour – XCR32.

mtb in alluminio Wilier 407XB 2017

Wilier 407XB con telaio in alluminio: 749 euro.

Mtb Wilier 409XB 2017

La 409XB è una mountain bike entry level con telaio in alluminio doppio spessore e ruote da 650B o se preferite da 27,5”.

C’è solo un modello di mountain bike, il W7279 ad un costo di € 649.

Monta un gruppo Shimano 3×9, ruote Maddux XB500 e forcella SR Suntour XCM da100 mm.

Wilier 409XB mountain bike entry level 2017

Wilier 409XB entry level: 649 euro.

Mtb Wilier 901TRN 2017

L’obiettivo principale è stato di creare un prodotto off road adatto a un uso trail, divertente ma allo stesso modo corsaiolo.

La 901TRN è una bici full suspended con telaio in carbonio monoscocca per ruote da 29” e forcella Rock Shox Revelation da 120 mm.

Il costo è di € 2.898.

La Wilier propone per questo prodotto anche solo il telaio, con ammortizzatori Rock Shox RT3 e Rock Shox Monarch RT3.

Mtb Wilier 901TRB 2017

Telaio in carbonio monocoque, ruote da 29”, ammortizzatore posteriore di derivazione VPP e escursione anteriore da 120 a 150 mm permettono di scendere dai pendii più scoscesi e sconnessi.

Vi è solo un modello, la W732SP dal costo di € 5.000. 

Monta un gruppo Shimano XT M8000 1×11, ruote Mavic EX729 e forcella anteriore Rock Shox Pike 150 mm , mentre l’ammortizzatore posteriore è il Rock Shox Monarch RLR-A1.

Wilier 901TRB full suspended con telaio in carbonio

Wilier 901TRB full suspended con telaio in carbonio: 5.000 euro.

Mtb Wilier 903TRN 2017

La 903TRN è un prodotto offroad nato per un uso trail. Ha un telaio in alluminio per ruote da 29” con forcella Rock Shox Revelation con escursione da 120 mm.

L’unico modello è il W733SV dal costo di € 3.300.

Monta un gruppo Shimano XT 1×11, ruote Wilier Triestina XM405 Boost, forcella Rock Shox FS Revelation Boost, 120 mm di travel e ammortizzatore posteriore Rock Shox Monarch RT3.

Wilier 903TRN da trail dal listino 2017

Wilier 903TRN da trail: 3.300 euro.

Mtb Wilier 903TRB 2017

La 903TRB è un bici che è molto efficace in discesa ma allo stesso tempo ottima resa in salita sia in sella che fuorisella.

Ha un telaio in alluminio per ruote da 650B o per o se preferite da 27,5” ed ha una forcella Rock Shox Revelation con escursione da 140 mm.

C’è solo un modello, la W734SV dal costo di € 3.300.

Monta un gruppo Shimano XT 1×11, ruote Wilier Triestina XM405 Boost Thru-Axle, forcella Rock Shox Revelation con 140 mm di travel e ammortizzatore posteriore Rock Shox Monarch RT3.

mtb Wilier 903TRB con ruote da 27,5

Wilier 903TRB con ruote da 27,5″: 3.300 euro.

Mtb Wilier 905TRB 2017

Telaio 605B, ammortizzatore posteriore di derivazione VPP (Virtual Pivot Point, se siete interessati leggete il nostro articolo sugli schemi ammortizzanti) ed escursione anteriore da 140 mm rendono la bici ideale per scendere pendii scoscesi e sconnessi e allo stesso tempo di avere un’ottima resa in salita.

Unico modello W735MS dal costo di € 2.398. 

La bici è così montata: gruppo Shimano XT 2×10, forcella Rock Shox Sektor Silver Solo Air da 140 mm.

mtb Wilier 905TRB full dal listino 2017

Wilier 905TRB full: 2.398 euro.

Per maggiori informazioni visita il sito Wilier Triestina.

Box One: arriva dalla California la sfida a Shimano e SRAM

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leva push push e cambio del gruppo box one

Il dominio di Shimano e SRAM per quanto riguarda le trasmissioni per mtb è indiscutibile e, sebbene ci sia molta curiosità per Box One, la nuova proposta da parte di Box Components, è facile prevedere che le due case nominate continueranno a imperare sul mercato ancora a lungo.

Qualcosa però comincia a muoversi, in realtà è da qualche anno che Box Components è al lavoro su questo prodotto, presentato parzialmente e in vari stadi d’evoluzione presso varie fiere del settore, e finalmente possiamo valutare un po’ meglio la qualità della loro proposta.

leva push push e cambio del gruppo Box One di boxcomponents

Box Components sfida Shimano e SRAM con Box One, il sistema di trasmissione 1×11 con leva cambio singola push-push.

Box One è un sistema di trasmissione 1×11 nel quale molti aspetti positivi rischiano di passare in secondo piano visto che l’attenzione è calamitata principalmente verso la leva singola push-push che dividerà il campo fra chi la amerà e chi non riuscirà ad adattarsi facilmente alla novità.

E guardiamolo subito da vicino, questo particolare manettino del cambio: mentre per cambiare un rapporto salendo sulla cassetta vi sarà richiesto il gesto classico della pressione in avanti con il pollice, per scendere di una marcia dovrete invece spingere sempre la stessa leva, agendo sul suo asse e muovendola verso il comando, come si può vedere nella foto e nel filmato presenti nel post.

Il tutto vi permetterà di salire fino a un massimo di quattro pignoni più grandi e scendere di un pignone, sempre con singolo movimento.

La leva stessa ospita lo spazio per permettere alla punta del pollice il movimento, lasciando libere le altre dita.

La sezione finale di questo cambio posteriore risulta “pivotante” così da sostenere i movimenti dei carri delle full; uno degli aspetti positivi è il supporto del cavo, in grado di ruotare attorno a un perno e mantenuto in posizione grazie a una molla: ciò comporta che nel caso di contatti e impatti esso si potrà spostare, abbassando sensibilmente la possibilità di guasti e rotture.

I primi test e comparative parlano di un gruppo molto affidabile che trova i suoi punti di forza nella precisione, di pari qualità rispetto ad altri gruppi, e nella robustezza, mentre sembra esserci qualche problema nella tensione della catena, con alcune uscite fuori sede di troppo, al punto che la stessa Box Components nel manuale suggerisce come “opzionale” l’impiego di una guida.

sistema di cambiata della leva push-push di box components

Una delle particolarità del gruppo Box One è la leva push-push: la cambiata, sia salendo di rapporto sia scendendo, viene effettuata azionando l’unica leva presente.

Per quanto riguarda l’azione del pollice sulla leva singola serve un breve periodo di adattamento: a chiunque sia abituato da anni allo stesso movimento nei primi tempi verrà difficile cambiare un gesto ormai naturale, ma qui si entra nel campo delle preferenze personali e molto soggettive.

Al tal proposito consigliamo la lettura del nostro tutorial “Come settare la mtb” per scoprire alcuni piccoli trucchi e regole sull’impostazione di leve cambio, freni e sospensioni e gomme.

Cambio Box One, prezzi e pesi

Con un peso complessivo di 385 grammi Box One è poco più pesante della media dei gruppi SRAM e Shimano, di circa una quarantina di grammi, ovvero meno del 10%.

Box One ha un prezzo al pubblico suggerito pari a 99,99 euro per il comando cambio e 199,99 euro per il cambio.

La cassetta Box Two 11 velocità 11-46T costa 119,99 euro, pesa 480 grammi e ha una scalatura 11-13-15-18-21-24-28-32-36-40-46. .

Il prezzo è naturalmente più alto rispetto ad analoghi componenti Shimano o SRAM ma questo è dovuto al fatto che Box Components si affacci solo ora sul mercato specifico e servono anni, se non decenni, per sviluppare un adeguato volume di produzione e affari per riuscire a competere adeguatamente con la concorrenza.

Box One non è quindi rivolto a chi cerchi un gruppo efficace ed economico bensì a chi voglia sperimentare proposte differenti, comunque di alta qualità e ugualmente valide, e dare un contributo alla differenziazione delle offerte, elemento sempre auspicabile in qualsiasi settore in quanto aiuta l’innovazione e mantiene alto il livello della competizione.

foto della La cassetta 11 velocità con scalatura 11-46T del la Box Components

La cassetta 11 velocità con scalatura 11-46T di Box Components è in vendita a 119,99 euro.

Box One, compatibile Shimano, è composto da cambio, comando al manubrio ed eventuale cassetta 11-46, ed è distribuito in Italia da Ciclo Promo Components: per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare il sito ufficiale Box Components.

Alpe Cimbra: abbiamo provato i due itinerari preparati per fat bike

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fat bike sulla neve in alpe cimbra in trentino

Siamo stati in Alpe Cimbra, luogo ormai conosciuto per i redattori di Bicilive.it, a provare i due tracciati sulla neve appositamente preparati per le fat bike.

Alpe cimbra e mtb: dove si trova e come si raggiunge

L’Alpe Cimbra è un territorio trentino di oltre cento chilometri quadrati compreso tra i comuni di Folgaria, Lavarone e Luserna. L’altopiano si può raggiungere in macchina o in pullman dall’autostrada A22 Brennero-Modena uscita a Rovereto Nord o dall’uscita di Trento centro mentre percorrendo l’autostrada A31 l’uscita è quella del casello di Piovene Rocchette.

Oltre a percorsi per fatbike nel territorio dell’Alpe Cimbra potete trovare decine di itinerari in mtb, ebike e per bici da corsa. Noi ad esempio abbiamo speso un weekend in sella a delle mtb a pedalata assistita alla scoperta dei vari trail.

I percorsi sono adatti per le famiglie così come ci sono itinerari per chi voglia ampliare le proprie conoscenze in mountain bike, sia per principianti che rider esperti, come il bike park Lavarone.

foto di Due scorci dei paesaggi che si incontrano percorrendo gli anelli per fat bike dell'Alpe Cimbra.

Due scorci dei paesaggi che si incontrano percorrendo gli anelli per fat bike dell’Alpe Cimbra.

Gli anelli per fat bike in Alpe Cimbra

Ho percorso due itinerari in Alpe Cimbra con la mia fat bike Specialized Fat Boy.

Primo itinerario fat bike

Il primo itinerario parte dal centro di sci da fondo della località Millegrobbe, dove si trova il ristorante e il noleggio delle fat bike. Il secondo parte invece da Passo Coe.

Millegrobbe si raggiunge da due versanti, dal versante Trentino da Folgaria si seguono le indicazioni per il passo Vezzena quindi si seguono i cartelli per Millegrobbe, mentre si si arriva da Asiago si raggiunge passo Vezzena quindi si seguono i cartelli per il centro del fondo di Millegrobbe.

foto di un rider in alpe cimbra su una fat bike

Nel primo itinerario ci si ritrova immersi nel bosco.

L’itinerario parte da Malga Millegrobbe. Su questo percorso si pedala in diversi ambienti, a tratti mi sono ritrovato immerso nel bosco, su una traccia ben battuta che si snoda tra abeti e rocce che emergono dalla neve.

In altri punti ho cambiato scenario e mi sono trovato nei prati con una vista favolosa sulle montagne circostanti. Ho trovato tanti rimandi alla cultura e alla storia del luogo, difatti mi sono imbattuto in alcune statue di ferro lungo il tracciato, statue che fanno parte del “sentiero cimbro dell’immaginario”, un viaggio tematico alla scoperta dei racconti e delle leggende cimbre.

Sono giunto, dopo un tratto in salita, all’ingresso di una galleria che si può solo percorrere a piedi, quindi sono salito lungo un single track a lato della galleria e mi sono trovato proprio sopra l’ex forte “Campo Luserna”, punto panoramico da dove si gode una visuale davvero suggestiva sull’abitato di Luserna, in cui è ancora usata la lingua cimbra che si parla solo in questa zona, un misto tra il tedesco e il dialetto locale.

foto dei paesaggi del primo anello fat bike dell'alpe cimbra

Il primo anello porta a vedute panoramiche dopo tratti nel bosco. A destra il monumento ai caduti.

Pedalando in questi luoghi sono evidenti i segni di un passato di guerre e fortificazioni, difatti dopo un tratto veloce in leggera salita mi sono ritrovato davanti al forte campo Lusern. Ho costeggiato l’intero manufatto, ammirando la costruzione e quindi mi sono fermato davanti ad un monumento ai caduti della guerra dove il pensiero inevitabilmente va verso tutti coloro che hanno dato la vita in questi boschi e su questi altipiani.

Una breve discesa mi ha portato nella zona delle trincee che in questo momento sono ricoperte di neve e danno una particolare morfologia al sottostante terreno. Ho attraversato la pista di sci di fondo con particolare attenzione quindi ho iniziato a pedalare lungo il tracciato usato per lo sleddog (le slitte trainate dai cani) e rapidamente sono giunto al punto di partenza.

Il percorso è molto vario e ricco di storia e di particolari spunti di vita quotidiana di un tempo. È adatto a tutti, anche chi sia alle prime armi. Il sentiero è tracciato molto bene, con fondo ben battuto che permette di pedalare senza sprofondare nella neve. I panorami lasciano a bocca aperta.

Secondo itinerario fat bike

Per il secondo itinerario in fatbike sono partito da Passo Coe.

Passo Coe si raggiunge arrivati a Folgaria seguendo le indicazioni per Francolini, Fondo Grande e Fondo Piccolo, mentre dal Veneto, da Tonezza, si sale fino al passo della Vena quindi si seguono i cartelli per Passo Coe-Folgaria.

Seguendo la segnaletica per l’itinerario “fat” il percorso inizia subito in leggera discesa, su un’ampia traccia realizzata dal gatto delle nevi.

Ho pedalato immerso nella neve, scesa copiosa negli ultimi periodi, che ha reso il panorama circostante quasi “da favola”. Ho affrontato alcuni brevi strappi pedalabili, quindi ho scorto a destra la “Base Tuono”, ex base Nato attiva dal 1966 al 1977 usata come presidio difensivo del periodo storico che ha preso il nome di Guerra Fredda.

foto della Base Tuono, ora museo testimone della guerra fredda.

Nel secondo itinerario si passa nei pressi della Base Tuono, ora museo testimone della Guerra Fredda.

Ora è un museo visitabile dalla primavera all’autunno. Ho raggiunto con la mia fat una zona pianeggiante dove a sinistra ho notato il lago di Coe, bacino artificiale usato per l’innevamento durante il periodo invernale.

Mi sono fermato a circa metà lago al bar Hangar dove ho mangiato un panino dalle dimensioni “mastodontiche” e mi sono bevuto una bella birra fresca. Sono risalito in bici e ho iniziato la salita che mi ha condotto verso il punto di partenza. Ho costeggiato il bosco e mi sono soffermato a guardare le tracce degli animali che restano in evidenza sulla coltre nevosa.

Questo itinerario è molto semplice, è anch’esso adatto a qualsiasi livello, soprattutto a chi è alle prime armi perché è tracciato bene e presenta un fondo ben compatto. 

foto di un biker con abbigliamento personalizzato bicilive

Questa uscita è stata utile anche per testare l’abbigliamento personalizzato Bicilive prodotto dalla collaborazione con Santini SMS. In questo articolo trovate tutti i dettagli.

Pro tips: come vestirsi in un’uscita in fat bike sulla neve?

Pedalare durante l’inverno in bici può spaventare i meno esperti ma se si seguono alcune semplici regole anche l’uscita sulla neve diventa piacevole. Abbiamo già trattato alcuni articoli sull’abbigliamento invernale in bicicletta come “10 consigli per pedalare in inverno” e anche l’allenamento che si può praticare sfruttando la stagione fredda.

Per quanto mi riguarda uso una “vestizione a strati” così durante la salita parto leggero e i capi che ripongo nelle borse o nello zaino vengono utilizzati per cambiarmi e rivestirmi quando mi preparo per la discesa.

La fat bike, consigli sul setup e sulla dotazione per le uscite

Da un paio di anni ho una fatbike della Specialized, una Fatboy. Pedalo con questa bici tutto l’anno e si può dire che me ne sia davvero innamorato.

Dall’acquisto della bici ho voluto fare alcuni upgrade per rendermi il più autonomo possibile durante le uscite di un giorno ma soprattutto nelle uscite di più giorni. Ho lasciato invariato il gruppo Sram X7 a 10 velocità e anche i pneumatici Specialized Ground Control da 26×4.6”.

La sezione del pneumatico permette un’aderenza assoluta su qualsiasi tipi di superficie e la bassa pressione (da 0,5 a 1 bar) permette di galleggiare su diversi fondi quali neve, fango o sabbia.

Sapendo regolare bene la pressione delle gomme fino ad ora non ho sentito la necessità di cambiare forcella, difatti monto una forcella rigida in carbonio. La bici monta di serie dei freni a disco idraulici e ad oggi non ho avuto alcun problema durante il periodo invernale arrivando anche a temperature molto basse.

L’upgrade che ho fatto è stato quello di cambiare il mozzo anteriore sostituendolo con un mozzo dinamo Son. Con questa soluzione mentre pedalo produco energia che utilizzo per alimentare il fanale Son Edelux2 e per alimentare il GPS e il cellulare.

Inoltre ho dotato la fatbike di alcune borse così da viaggiare senza il peso dello zaino sulle spalle; nella sacca sotto la sella, non stagna, ripongo gli attrezzi che mi servono come la pompa, leva gomme, multi tool, scotch americano e altri attrezzi che mi possono servire durante l’uscita di uno o più giorni mentre nella sacca anteriore, stagna, inserisco il vestiario che mi serve.

foto di un biker con fat bike in ALpe cimbra

In queste due foto si possono vedere le moffole applicate al manubrio “pogies” nel dettaglio. Per me sono un “mai più senza” vista la comodità e l’efficacia nel tenere caldo alle mani.

Di solito mi porto un piumino comprimibile, una giacca in goretex, un cambio d’intimo, maglia tecnica e un pantalone. Solo durante il periodo invernale doto la mia fatbike di “pogies”, che sono delle grosse moffole attaccate al manubrio in cui infilare le mani.

Grazie a queste “appendici” non uso i guanti e pedalo con le mani sempre al caldo anche con temperature sottozero. All’interno di ogni singola moffola si trova, nella parte inferiore, una tasca per ogni mano dove inserisco del cibo e il cellulare, così il cibo non si congela e il cellulare non risente dell’influenza delle basse temperature.

Ho sempre usato i guanti e ne ho provati diversi modelli ma dopo un po’ ho sempre avuto freddo alle mani. Con i pogies invece ho le mani sempre calde e si riesce a frenare e usare il cambio come in estate.

Per quanto riguarda i pedali monto dei pedali flat, cioè piatti (leggete il nostro tutorial sui pedali flat Vs pedali a sgancio rapido).

Ai piedi uso sempre degli scarponcini da montagna in goretex (tranne in questo servizio fotografico per esigenze “di test”); uso degli scarponi e pedali flat perché mi sono accorto che con i pedali a sgancio si forma sempre del ghiaccio intorno alla tacchetta rendendone difficoltoso l’uso; inoltre se le calzature non sono specifiche per l’inverno e stagne sulla suola, il freddo (e a volte anche l’acqua) si spande dalla zona della tacchetta e ci si ritrova con il piede infreddolito o peggio, bagnato.

Nel mio corredo porto anche dei ramponcini elastici da applicare agli scarponi, nel caso dovessi attraversare a piedi delle lastre di ghiaccio: in pochi secondi sono montati e cammino sicuro. Meglio perdere un attimo di tempo che ritrovarsi a gambe all’aria, e col ghiaccio non c’è da scherzare. 

I percorsi per fat bike in Alpe Cimbra: il mio parere

I due percorsi dell’Alpe Cimbra sono pensati per potersi divertire pedalando sulla neve. Sono entrambi concepiti per il turista che decida di provare la fat bike sulla neve.

In entrambe le località di partenza c’è un noleggio dove si può decidere se usare una fatbike normale o, per i meno allenati, una fat a pedalata assistita, quindi elettrica.

Anche per chi abbia già la propria bici i percorsi sono ben battuti e curati e permettono di divertirsi e di pedalare in sicurezza.

Ecco le tracce GPS consultabili e scaricabili:

Cosa vedere e dove fermarsi a mangiare in Alpe Cimbra

L’Alpe Cimbra, oltre alla possibilità di effettuare escursioni in fat bike, offre al turista diversi servizi. Essendo una zona rinomata anche per lo sci si può scegliere tra lo sci alpino, lo snowboard e lo sci di fondo, così come si possono percorrere diversi itinerari per ciaspole o provare l’emozione di una gita seduti sulla slitta trainata dai cani, il famoso sleddog.

foto di un biker con fat bike e un panino con una birra

Niente è meglio di una buona birra e un panino con ingredienti sani e genuini per riprendere le forze dopo una pedalata all’Hangar Bar Lago di Coe.

A Folgaria inoltre si può solcare il ghiaccio con le lame affilate dei pattini presso la struttura coperta del Palaghiaccio, mentre se siete amanti dei paesaggi invernali e desiderate stare all’aria aperta, al lago di Lavarone potete pattinare sulla pista allestita appositamente.

E dopo una giornata sulla neve o sul ghiaccio cosa c’è di meglio di un po’ di relax? A Lavarone trovate il Lavarone Wellness mentre presso Malga Millegrobbe si trova il centro Millegocce.

Se volete approfondire, leggete il nostro speciale sulle fat bike.

Per maggiori informazioni: Malga MillegrobbeHangar Bar – lago di Coe, Noleggio Rent4All.

Caschi mtb: quale scegliere per acquistare un prodotto sicuro?

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guida scelta caschi mountain bike

In ambito mountain bike è ormai esperienza rarissima incontrare un biker senza il casco ben allacciato in testa.

Nell’off-road il rischio di una caduta è sempre in agguato, ma anche semplicemente uno scontro con rami o altri oggetti volanti non identificati può avere conseguenze negative se non si indossa il caschetto.

Un segnale positivo: la sensibilità sul tema della sicurezza, che proprio nel casco ha la massima sintesi, è ormai un fatto condiviso da quasi tutti gli appassionati di due ruote.

Ora sono gli stradisti a dover afferrare fino in fondo l’estrema necessità del casco: in città, in montagna e sulle colline capita ancora di vedere ciclisti a capo scoperto, soprattutto d’estate, certi che l’abbronzatura sia più importante della sicurezza e che cadere a 40 o 50 km/h sull’asfalto sia un evento per loro improbabile.

Il casco protegge. Sempre e comunque. Non esiste sentiero o strada anche priva di traffico in cui la protezione per la testa sia superflua. Dalle più piccole ferite, abrasioni e tagli, fino ai traumi cranici indotti da cadute violente (che causano uno scuotimento del cervello all’interno del cranio): il casco è da considerarsi un salvavita.

Il rischio di farsi male è sempre in agguato, sia che si affronti una discesa di downhill tra alberi, fango e rocce, sia che si pedali su una ciclovia pianeggiante.

Omologazione del casco da mtb

Quando si acquista un casco, la prima domanda da porsi è se sia omologato. Occhi puntati sull’etichetta che riporta la dicitura CE EN 1078. Questa è garanzia di qualità del prodotto, un aspetto che fa rima con sicurezza e tutela del biker in caso di caduta o urto.

Ormai quasi tutti i caschi in commercio rispettano le regole dell’omologazione, ma è pur vero che qualche prodotto d’importazione extra-europea potrebbe rappresentare l’eccezione alla regola.

Mountain bike: qual è la nostra disciplina?

A questo punto è necessario scegliere il casco in funzione alla disciplina mtb praticata: cross country e all mountain, oppure enduro e downhill? A ognuna corrisponde una tipologia di casco diversa per design, caratteristiche di aerazione e aerodinamica, tutte componenti volte a garantire la sicurezza.

Esiste una bipartizione di massima che racchiude le tipologie di elmetto. Il casco da xc e all mountain, di norma un casco aperto (che quindi non protegge il mento). E il caschetto chiuso o integrale, da enduro e downhill (con mentoniera fissa oppure removibile), un casco all’apparenza simile a quello da motocross, ma più leggero e specifico per le due ruote senza motore.

Caschi da XC, All Mountain, enduro e downhill a confronto

I caschi da mountain bike si dividono in due macro categorie: aperti, usati prevalentemente da chi pratica XC e all mountain, o integrali, indicati per l’enduro e il downhill.

Caschi mtb aperti

Il casco aperto assicura protezione per la testa e la nuca. L’obiettivo del prodotto è riparare il biker dalle cadute rovinose e dall’impatto con ostacoli, quali i rami degli alberi quando affrontiamo una bella escursione nei boschi.

Per il cross country, di norma, il design è meno marcato in corrispondenza della nuca; per l’enduro, al contrario, il casco è più coprente anche sulla parte retrostante della testa per assicurare la massima protezione in una disciplina dove le cadute sono più frequenti e talvolta più rovinose.

Ogni casco aperto è dotato di feritoie per la ventilazione canalizzata che garantiscono una buona aerazione alla testa. Evitare che il casco ci faccia sudare in modo eccessivo è un imperativo categorico. Basti pensare a una lunga pedalata d’estate sotto il sole pomeridiano per comprendere quanto l’aspetto della ventilazione sia essenziale. Infine, il casco aperto pensato per il cross country è inoltre più affusolato al fine di garantire la minor resistenza possibile all’aria.

La visiera nei caschetti mtb

La gran parte dei caschi aperti per mtb ha una piccola visiera anteriore regolabile. Questo particolare serve a proteggere dai raggi del sole e a riparare gli occhi, non solo dalla pioggia in caso di maltempo, ma anche da diversi pericoli in agguato: rami, fronde, rovi, a volte anche ragnatele.

casco da xc con visiera e buona aerazione

Tra quelli da mountainbike, I caschi da XC sono quelli più leggeri, con la visiera più piccola e con una forma affusolata o alcuni dettagli per migliorare l’aerodinamica.

Caschi integrali da mtb

Gli sportivi amanti dell’adrenalina e dei bike park in cui praticare il downhill, così come quelli che amano alternare salite e discese toste tipiche dell’enduro, devono indossare un casco integrale.

Questo si distingue dal caschetto aperto per la mentoniera a protezione di mento, mandibole e denti. Un plus essenziale in caso di cadute violente. La struttura rigida del casco così come l’imbottitura interna (nei prodotti premium staccabile e lavabile al termine dell’uscita) generalmente maggiore garantiscono la massima protezione.

Questa tipologia di casco è generalmente più pesante (i migliori si aggirano sui 750/950 grammi) e meno aerata. Immancabile la visiera anteriore più grande e coprente. Alcuni caschi integrali sulla visiera presentano un aggancio per l’action camera: il modo migliore per filmare le imprese in tempo reale, senza utilizzare supporti sul manubrio o di altra natura.

I caschi integrali da mtb più completi in circolazione sono compatibili con i sistemi Neck Brace, gli accessori simili a collari messi a punto dalle aziende a protezione dei danni alla colonna vertebrale.

Danni che si possono generare in caso di cadute violente, che provocano forti scuotimenti del collo portando con sé conseguenze gravi.

casco integrale da downhill con mentoniera

I caschi chiusi (o integrali) hanno una visiera più grande, spesso sono dotati del supporto per l’action cam, sono più pesanti ma garantiscono un livello di protezione molto più alto.

Caschi mtb con mentoniera removibile

Un’ottima soluzione intermedia tra casco aperto e casco chiuso ha ormai messo radici sul mercato: il casco con mentoniera removibile. La mentoniera, con un po’ di pratica, si riesce a togliere (e rimettere) in un meno di un minuto come abbiamo visto in questo test, senza bisogno di alcun attrezzo e senza dover togliere il casco stesso.

Un casco double-face: perfetto per le discese, e ideale anche per i tratti pedalati (riponendo la mentoniera nello zainetto).

I caschi integrali e con mentoniera removibile consentono di indossare sia gli occhiali da mtb sia la maschera (simile a quelle da sci) a protezione degli occhi.

casco da bici con mentoniera removibile

Con l’affermarsi della disciplina enduro, alcuni marchi hanno lanciato dei caschi “ibridi”: la mentoniera, staccabile, può essere riposta nello zaino durante le salite e montata in pochi secondi prima delle discese.

Le parti che compongono un casco da mtb

Ogni caschetto è composto da diversi componenti quali la calotta esterna, quella interna (a sua volta dotata di sistemi di sicurezza aggiuntivi), il sistema di ritenzione sulla nuca e i cinghietti sottogola. Vediamoli nel dettaglio.

Calotta esterna

Realizzata in genere in policarbonato, verniciata e a volte rivestita da uno strato di lucido per la protezione dagli agenti atmosferici, è la parte immediatamente visibile dell’elmetto.

Calotta interna

Comfort e protezione assicurato dall’EPS (Polistirene Espanso Sintetizzato), materiale morbido che viene saldato alla calotta esterna, con cui è realizzata la maggior parte dei caschi in commercio.

La ricerca in corso negli ultimi anni ha portato le aziende a sperimentare anche altri materiali, quali composti schiumati con differente densità o materiali con cellule disposte in modo particolare, per esempio a nido d’ape.

La calotta ha quindi la funzione di assorbire gli urti in caso di caduta. In tali circostanze la calotta si deforma ed evita che il cervello subisca scuotimenti dentro il cranio che potrebbero portare a danni irreparabili.

Sistemi di sicurezza aggiuntivi: MIPS

L’esperienza del motociclismo è stata importata con grande beneficio nel mondo del ciclo con la tecnologia MIPS (Multi-directional Impact Protection System) che sempre più aziende adottano sui loro prodotti.

Cosè il MIPS? Uno strato flottante, una piccola “sotto calotta” interna al casco che riesce ad assorbire la maggioranza dell’energia rotazionale in caso di urto, dissipandola in modo che non venga trasferita alla testa del biker.

In questo test il nostro Claudio Riotti ha davvero messo alla prova l’efficacia del sistema MIPS, uscendo fortunatamente indenne da una forte collisione contro un albero.

Il MIPS è una tecnologia presente sul mercato da alcuni anni che viene impiegata sui modelli top di gamma dei vari caschi in commercio.

Fissaggio posteriore dei caschetti mtb

Alla base della nuca due segmenti graduati, avvicinandosi o allontanandosi, permettono di regolare alla perfezione il diametro del casco. Ruotando una rotella, il sistema oggi più in voga, si ottiene la misura ideale.

Esistono anche sistemi di regolazione diversi ma generalmente sono più scomodi in quanto bisogna utilizzare due mani per allargare o stringere il casco, invece di una mano sola nel caso della classica rotella.

Cinturini del casco mtb

Realizzati in generalmente in nylon e materiali plastici, permettono di fissare il casco sotto al mento.

I caschetti aperti presentano quasi tutti una fibbia in plastica come chiusura, alcuni invece un sistema ad allacciatura magnetica molto comodo e sicuro chiamato “Fidlock“.

I caschi integrali possono avere, in ordine di sicurezza: la chiusura doppio anello come quella usata in ambito motociclistico, il Fidlock o la semplice fibbia in plastica (sconsigliata su questi tipo di casco).

parte posteriore e sistemi di fissaggio di un casco da mtb

I caschi da mtb hanno un sistema posteriore, generalmente a rotella, per regolare la calzata. Il casco va poi fissato grazie a delle fibbie da chiudere sotto il mento.

Quali elementi valutare in fase d’acquisto? E come si prova il casco?

Tutti le aziende realizzano caschi in diverse misure che corrispondono a una circonferenza della testa maggiore o minore (la si può misurare con un metro flessibile da sarto all’altezza della fronte). Il casco non deve essere né troppo grande né troppo piccolo.

Come scegliere la taglia?

Basta indossarlo, regolare al meglio i cinturini (che devono aderire al volto senza lasciare spazi e senza arrecare fastidio) e il fissaggio posteriore. A questo punto basta una semplice prova: scuotere la testa, agitandola in modo energico, e verificare che il casco non si muova.

La cinghia a Y

Non è mai superfluo ricordare, inoltre, che la fibbietta della cinghia a “Y” va posizionata esattamente sotto l’orecchio: in questo modo il casco non si muove, anche in caso di caduta.

Se dovete usare degli occhiali da mtb indossateli quando provate il casco e verificate che non ci siano interferenze con le astine e il modello di caschetto che state valutando.

Controllo del caschetto mtb

Prima di acquistare un casco valutate se la calotta esterna presenti segni di abrasione, graffi o qualsiasi indicazione che possa far supporre un precedente utilizzo o un difetto di fabbricazione.

La calotta interna deve apparire priva di tagli e segni d’usura, così come i cinturini e il fissaggio posteriore.

Caschetti mtb: prezzi e pesi

A ogni biker il proprio budget. Chi non teme spese folli può stare certo: un casco costoso, magari oltre i 150 euro per un modello aperto, è di norma un ottimo prodotto che garantisce leggerezza, qualità dei materiali (ciò si traduce anche in una maggiore durata di cinturini e componenti), capacità di aerazione e comodità.

Non è detto, però, che un casco abbastanza economico (un elmetto aperto da 40 euro, uno chiuso sotto i 100) sia necessariamente da scartare. Il gap di prezzo si tradurrà in peso maggiore e magari qualità delle materie impiegate minore, ma il punto principale, la garanzia di sicurezza, è certificato dall’omologazione.

Al netto del blasone del brand (che può influire molto sulla spesa), in genere un casco molto costoso ha come prima caratteristica il peso da piuma, e viceversa.

casco da mountain bike della giusta taglia

Nello scegliere il casco valutate bene il principale utilizzo che ne farete e, ovviamente, sceglietelo esattamente della vostra taglia!

Considerazioni extra

Luci e catarifrangenti - Alcuni caschi sono compatibili con sistemi d’illuminazione che possono esservi montati per garantire di essere sempre ben individuabili anche di notte o in assenza di luce. In commercio anche prodotti con adesivi catarifrangenti.

Retina per insetti - Altri prodotti sono forniti di una retina posta all’altezza dei canali di ventilazione che impedisce agli insetti di finire all’interno del casco. Un elemento per i biker che prediligano le uscite off-road tra boschi e località di extra-urbane. Avete mai provato l’esperienza di trovare un’ape impazzita nel vostro casco?

Compatibilità con attacchi action camera - La maggior parte dei caschi aperti oggi in commercio sono compatibili con i sistemi di ancoraggio delle action camera più diffuse, di norma costituiti da una cinghia di plastica da ancorare alla calotta esterna. Altri caschi, in particolare quelli integrali, hanno appositi attacchi pensati per le stesse videocamere.

Colori moda - L’influenza della moda si fa sentire anche sui colori più diffusi dei caschi. Se il nero, il bianco e il rosso continuano a esercitare un certo fascino, oggi in commercio una ricca gamma di colori, in particolare fluorescenti, per essere sempre alla moda.
Dal giallo all’arancione, dal verde al rosa shocking. Oltre all’estetica un casco di colore sgargiante è un saggio accorgimento in fatto di sicurezza, aumentando la visibilità del biker in ogni contesto e condizione meteo.

biker con il casco a terra dopo una caduta

Il casco va indossato sempre, la caduta può capitare a chi pratichi downhill o enduro ma anche a chi stia pedalando tranquillamente in un sentiero o in una stradina. Dopo una caduta significativa o comunque dopo 5-6 anni, il casco va cambiato.

Pulizia e cura del casco

Il casco è a diretto contatto con la pelle del nostro volto e i capelli, e a pochi centimetri di distanza da un organo iper sensibile come gli occhi. Senza contare pioggia, polvere, fango, smog che il casco “respira” a ogni uscita. Una buona norma è quindi lavare l’elmetto con una certa regolarità.

Come? È davvero facile. Per i lacci e la calotta interna (se non staccabile e quindi lavabile a parte) bastano acqua e un sapone liquido neutro e poco aggressivo.

Per la calotta esterna si trovano in commercio alcuni pulitori spray appositi sotto forma di schiuma. Usati con uno straccetto, gli spray permettono di rimuovere la sporcizia senza intaccare la vernice protettiva.

Nei negozi specializzati nel mondo bike o negli store on-line si trovano anche schiume pensate per la pulizia della calotta interna se questa non fosse amovibile, così come di altri accessori o indumenti che vengono a contatto con la pelle, per esempio i guanti.

Si tratta di soluzioni ideali per detergere e rinfrescare (le schiume possono essere aromatizzate in vari gusti) la calotta interna dopo ogni uscita.

Il casco va quindi fatto asciugare all’aria, senza sottoporlo a fonti di calore in modo diretto: armarsi di pazienza, specie nei mesi invernali.

Conservare il casco in un luogo asciutto che non superi la temperatura di 60° C e al riparo dai raggi UV.

La regola aurea dei caschetti mtb

Un casco da mtb nel momento in cui subisca un colpo, oppure cada da una certa altezza dal suolo (anche da una sedia o un tavolo), termina la sua vita utile.

Anche se non presenta alcun apparente segno di rottura, in queste circostanze il casco va sostituito senza indugi.

Affinché i materiali che compongono l’elmetto possano conservare le loro peculiarità in fatto di protezione e le caratteristiche di assorbimento dell’urto sopra descritte, il casco non deve aver subito alcun urto di forte entità.

È buona norma, inoltre, che il casco venga sostituito entro 5/6 anni dall’acquisto anche in caso di cura maniacale.

Conclusioni

La scelta del casco può impegnare per molte ore: dal design, il colore, il marchio, generalmente i primi elementi che condizionano la nostra scelta, l’approfondimento si sposta su molti altri elementi, in primis la sicurezza.

Di conseguenza, qualunque modello scegliate, l’importante è assicurarsi che il casco rispetti l’omologazione, sia della vostra taglia e venga sempre indossato in modo corretto e ben allacciato.

Se interessati, leggete anche gli altri nostri tutorial “Come regolare la mtb” e “Come guidare un’ebike“.

24h Finale Ligure 2017: gara mtb, raduno, festa e campionato mondiale Wembo Solo.

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biker impegnato durante la 24 h di finale ligure 2017

La 24 ore di Finale Ligure è una delle gare a cui ogni biker che rispetti dovrebbe partecipare.

Il 2 e 3 giugno migliaia di biker si sfideranno sul mitico percorso creato appositamente sull’altopiano delle Manie in un contesto unico, un mix tra evento, festa, gara e spettacoli che da sempre attira appassionati da tutto il mondo.

Quest’anno, per la seconda volta nella storia, la 24H sarà tappa del World Solo 24 hours mtb championship, la gara più importante per gli atleti esperti di competizioni 24 ore in solitaria.

Inoltre la 24H rappresenterà anche la 19esima edizione da quel lontano 1999 in cui tutto iniziò, quasi per gioco, tra un piccolo gruppo di appassionati e “visionari” biker che decisero di voler lanciare il territorio finalese in ambito mtb: l’A.S.D. Blu Bike, capitanata oggi da Riccardo Negro.

foto di un rider della 24h di finale ligure

Il percorso della 24H di Finale Ligure è reputato come uno dei più spettacolari al mondo.

Che cosa è la 24H di Finale Ligure

Difficile descriverlo in poche parole, ognuno dei partecipanti può fornire un’interpretazione diversa. Di certo è una gara di mountain bike che dura per ventiquattro ore e si svolge su un percorso ad anello… ma non è solo questo.

Definizione di gara 24 ore

Una “24 ore” prevede che i partecipanti percorrano una traccia ad anello, sfidandosi nel compiere il maggiore numero di giri nell’arco delle 24 ore. A parità di giri, vale il tempo migliore.

Solo e Team

Ci sono due modi di partecipare, nella categoria Solo o in quella Team. Come il nome suggerisce, la Solo è totalmente in solitaria, con la possibilità di effettuare o meno delle pause a seconda della resistenza del biker durante le 24 ore.

La categoria Team invece prevede una competizione in staffetta, quindi dandosi il cambio tra i vari componenti della squadra, che può essere composta da 2, 4, 8 o 12 persone.

foto di un biker sul toboga della 24h

L’aspetto “divertimento” è un ingrediente essenziale della 24H. I tifosi sul famoso “Toboga” sono capaci di questo e altro.

“La bici nel Paese delle Meraviglie”: la 24H non è solo gara

Naturalmente la 24H di Finale è stata concepita anche come evento, sia per chi pedali seriamente, sia per chi voglia viverla come un’esperienza senza l’affanno della competizione e sia per chi assista i piloti o faccia il tifo.

Negli anni infatti ha sviluppato tutta una serie di caratteristiche particolari fino a diventare ciò che è ora, dove per ogni edizione della 24H è previsto un tema, con spettacoli, costumi ed eventi che seguono e arricchiscono la tematica stabilita.

Quest’anno sarà la volta de “la Bici nel Paese delle Meraviglie”, con ovvi riferimenti al mondo fantastico della famosa fiaba di Alice. Ne vedremo delle belle per quanto riguarda costumi e travestimenti…

Quindi non importa se siate agonisti, amatori, allenatissimi o pedalatori della domenica; alla 24 ore potete fare come volete, girando tutto il giorno oppure fermandosi a riposare, a fare un po’ festa bevendo qualcosa con gli amici per poi ripartire con calma… dipende tutto dallo spirito con cui la si affronta. Noi ci saremo… e ve la racconteremo!

foto di un biker alla 24h di finale ligure nella ctagoria solo

La 24H sarà anche “WEMBO World Solo 24 Hour Mountain Bike Championships”, il campionato mondiale nella categoria Solo.

WEMBO e il campionato mondiale 24h Solo

La WEMBO (World Endurance Mountain Bike Organization) è l’organizzazione internazionale che stabilisce gli standard qualitativi delle competizioni internazionali di 24 h in mtb.

Ogni anno la Wembo assegna un campionato mondiale per la categoria Solo (quei rider che competono completamente in solitaria, per 24 ore consecutive) a una destinazione riconosciuta all’altezza del tipo di evento, a livello di qualità di percorso e organizzazione.

Finale Ligure si è rivelata nuovamente la meta adatta a una gara che assegnerà il titolo di campione mondiale 24H Solo.

Ecco un bel video che descrive le emozioni della gara a Finale Ligure in solitaria.

Nel 2012 il primo campionato mondiale Wembo si svolse proprio nel Finalese, portando in Liguria centinaia di atleti provenienti da 21 nazioni differenti. Da quell’inizio si è poi spostato in tutto il mondo, raccogliendo sempre più consensi e atleti internazionali.

Lo staff organizzativo della 24H è già rodato con eventi di alta caratura come l’EWS (Enduro World Series, che a fine settembre passerà ancora per Finale) e l’Alta Via Stage Race (a cui un nostro collaboratore partecipò nel 2014).

Questo, assieme alla qualità dei servizi turistici che il Finalese offre, rappresenta per tutti i partecipanti e i loro accompagnatori un’occasione di uscire dalla routine per un weekend indimenticabile, conoscere nuovi amici e assistere a una gara di livello mondiale. Cosa volere di più?

foto del palco della 24h di finale ligure

Il palco davanti a cui ogni giro passano i biker, sia di giorno che di notte.

24H Finale Ligure: un po’ di numeri

- Quattro giorni di evento, da giovedì sera con l’apertura del check in e gli stand gastronomici fino a domenica 4 giugno.

- Quest’anno il percorso è di circa 9 km e 350 metri di dislivello.

- Con una stima di 45 giri, numero con cui ha vinto lo scorso anno il tedesco Andy Deutschendorf, si parla di 15.750 metri di dislivello e 405 km percorsi per chi non si ferma mai sulle 24 ore di gara… chiamiamoli “superumani”.

- Lo scorso anno hanno gareggiato 3000 partecipanti tra le varie categorie e 1500 pedalatori nella formula Ciclo Touristic, nata appositamente per chi non voglia entrare a far parte della classifica.

- 39 curve: sul percorso ci sono passaggi straordinari come il punto panoramico a picco sul golfo di Varigotti e la discesa del Toboga, composta appunto da 39 curve, che da Bric dei Crovi porta fino al paddock e al palco su cui tutti i partecipanti transitano a ogni giro, tra musica, incitazioni e gesti di incoraggiamento, tutto all’insegna del Fair Play, il “giocare pulito”, cioè gareggiare con rispetto e altruismo.

- Il pubblico? Qualcosa come 7000 appassionati a fare un tifo sfegatato per tutti i giorni di manifestazione, in particolare nel Toboga Stadium, l’area creata appositamente per il pubblico sulla discesa del Toboga.

- 22 nazioni presenti (al momento, ma se ne aspettano altre): Europa, USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Argentina e Brasile.

- Quasi il 15% degli iscritti sono donne, molte di più delle scorse edizioni, segnale incoraggiante perché significa che ci sono sempre più appassionate a un lato se vogliamo “più duro ma più puro” della disciplina della mtb.

foto notturna del paddock della 24h di finale ligure

Il paddock, il centro della manifestazione. Foto: www.24hfinale.com

Area espositiva Event Village

L’altopiano delle Manie di Finale Ligure si trasforma per l’occasione della 24H in un villaggio-paddock gigantesco e rappresenta il cuore pulsante di tutta la manifestazione.

Qui si può chiacchierare, bere, mangiare, ascoltare musica e curiosare tra le tende dei partner e degli espositori. Ci saranno anche spettacoli di intrattenimento per bambini e tutti i servizi di ristorazione e altro sono a disposizione per 24 ore al giorno sia per i partecipanti che per il pubblico.

foto di tifosi sul toboga della 24h

Un’altra immagine che fa capire cosa sia il tifo sul Toboga Stadium della 24H di Finale Ligure.

Finale Ligure, mecca europea della mtb

Questa edizione della 24H, con la presenza del campionato mondiale Wembo, pone Finale Ligure in una vetrina internazionale di grande risalto.

È incoraggiante vedere che gli sforzi e gli investimenti fatti negli ultimi vent’anni nel Finalese, rivolti al turismo outdoor e in particolare al settore della mountain bike, portino finalmente riscontri positivi per proporre turisticamente questo territorio, fatto non solo di mare ma anche di entroterra, con lunghi, sinuosi e spettacolari sentieri e location per arrampicare e fare trekking, oltre che di eventi, strutture e personale che sappiano accogliere gli sportivi e i biker.

Quindi se avete in mente di partecipare alla 24H o semplicemente trascorrere un weekend sui trail del Finalese, ecco come preparare la vostra bici e qualche consiglio di guida per affrontare sicuri le discese.

BiciLive.it alla 24H

Per quanto mi riguarda parteciperò al Wembo in solitaria per BiciLive.it, a quella che sarà una indimenticabile avventura, seguite i nostri social network per gli aggiornamenti in tempo reale.

Vi posso confessare di provare già una certa emozione nel pensare alla gara, sono anni che vorrei partecipare a questo evento a Finale Ligure e finalmente il momento della mia prima 24H sta per arrivare!

foto di un panorama finalese con un biker

Programma e iscrizioni

Per tutte le informazioni, il programma dettagliato e le iscrizioni consultate il sito www.24hfinale.com. Troverete tutte le risposte alle vostre domande in un’utilissima sezione FAQ.

Affrettatevi perché i posti migliori stanno finendo!

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